Zuckerberg come Musk. Il vero motivo per cui Meta dice addio al fact checking

Donato De Angelis

8 Gennaio 2025 - 11:02

Meta dice addio al fact checking, sostituendolo con un sistema guidato dalla community simile ad X di Elon Musk

Politica e tecnologia si incontrano ancora. Fa discutere la dichiarazione del CEO di Meta Mark Zuckerberg, secondo cui la società di social media porrà fine al suo programma di fact checking.

Il motivo dichiarato? La volontà di sostituirlo con un sistema basato sulla community, simile a quello di X di Elon Musk. Ma lo stesso Zuckerberg cita le recenti Elezioni USA come spinta a quello che è già stato definito da molti un ritorno al dilagare delle fake news.

Nel video di annuncio Zuckerberg ha dichiarato:

«Ci libereremo dei fact-checker e li sostituiremo con delle note della community simili a X, a partire dagli Stati Uniti».

La novità avrà impatto non solo su Facebook, ma anche su Instagram e Threads.

Il vero motivo per cui Meta dice addio al fact checking

I sistemi di fact checking attivi ad oggi con il fine di moderare le fake news sulle piattaforme di Meta commettono troppi errori, ha affermato Zuckerberg.

Meta ha introdotto il suo programma di fact checking nel 2016 nel tentativo di mettere un freno alla disinformazione. L’iniziativa è stata lanciata in risposta alle critiche sul ruolo di Facebook nella diffusione di affermazioni false durante le elezioni presidenziali statunitensi di quell’anno.

Nel 2023 Meta ha dichiarato che il programma di fact checking era stato «ampliato fino a includere quasi 100 organizzazioni che lavorano in più di 60 lingue a livello globale».

Meta continuerà a moderare i contenuti relativi a droga, terrorismo, sfruttamento minorile, frodi e truffe, ha scritto Joel Kaplan, il nuovo Chief Global Affairs Officer di Meta, nella dichiarazione sul sito Meta. Dalla stessa nota si apprende che il team dedicato alla moderazione dei contenuti di Facebook si sposterà dalla California al Texas e ad altre località degli Stati Uniti.

Secondo Kaplan affidare agli utenti il ​​compito di moderare efficacemente le piattaforme social di Meta dovrebbe apportare dei benefici ai contenuti stessi.

«Abbiamo visto questo approccio funzionare su X, dove danno la possibilità alla loro community di decidere quando i post sono potenzialmente fuorvianti e hanno bisogno di più contesto, e le persone con una vasta gamma di prospettive decidono che tipo di contesto è utile che altri utenti vedano», ha scritto.

«Pensiamo che questo potrebbe essere un modo migliore per raggiungere il nostro intento originale di fornire alle persone informazioni su ciò che stanno vedendo, è meno incline a pregiudizi».

Il nuovo sistema di Meta, soprannominato Community Notes, verrà lanciato nei prossimi due mesi e continuerà ad essere perfezionato durante l’anno, includendo il non declassamento dei contenuti che gli utenti hanno verificato e l’inclusione di quella che Kaplan ha definito «un’etichetta molto meno invadente» che indirizza le persone verso informazioni aggiuntive.

Meta si prepara alla presidenza di Trump

L’annuncio è arrivato un giorno dopo la dichiarazione di Meta per cui l’ex amministratore delegato dell’Ultimate Fighting Championship, Dana White, contatto stretto del presidente eletto Donald Trump, sarebbe entrato a far parte del consiglio di amministrazione, e poco dopo che l’ex vice primo ministro del Regno Unito Nick Clegg ha annunciato le sue dimissioni dall’incarico di Chief Global Affairs Officer in Meta.

Dopo la vittoria di Trump alle elezioni di novembre contro Kamala Harris, Meta e altre grandi aziende tecnologiche si sono affrettate a fare il possibile per dimostrare la propria buona volontà verso la nuova amministrazione. A dicembre, Meta ha donato 1 milione di dollari al fondo inaugurale di Trump, e Zuckerberg ha cenato con lui nella sua tenuta di Mar-a-Lago, in Florida.

Tutti gesti che sembrano mirati a ricucire i rapporti tra Meta e Trump, inaspriti dopo il ban da Facebook imposto al magnate in seguito all’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti a inizio 2021, quando la big tech sentenziò che i suoi post sulla piattaforma avevano contribuito ad alimentare la violenza di quel giorno.

È chiaro che Meta stia riposizionando l’azienda in vista della la nuova amministrazione Trump.

Festeggiano i conservatori, che spesso hanno criticato Meta per averli censurati, si spaventano i liberali e le aziende inserzioniste, inorridendo nel vedere fino a che punto Zuckerberg sia disposto ad arrivare per ottenere l’approvazione di Trump.

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