Sarebbero 11 i mercenari italiani deceduti durante un’operazione militare in Ucraina. La nota russa giunta a Roma minaccia i prigionieri. Ecco cosa sappiamo.
Una nota russa ha informato l’Italia di 11 italiani, combattenti al fianco della resistenza ucraina, deceduti durante le operazioni militari. Il rapporto giunto a Roma non è l’unico, secondo l’intelligence notizie simile sono arrivate ad altri Paesi europei che stanno collaborando e supportando l’Ucraina. Nella nota si legge che le “perdite irrecuperabili potranno solo aumentare” nei prossimi giorni di conflitto.
In questi giorni si attende un più grande e organizzato attacco russo nel Donbass, obiettivo strategico della cosiddetta “operazione militare speciale” portata avanti dalla Russia in territorio ucraino. Secondo i report l’attacco - quelle degli ultimi giorni sono considerate azioni propedeutiche alla manovra risolutiva - potrebbe avvenire entro la metà della prossima settimana. L’apertura di una nuova zona di conflitto nel Donbass ha il potenziale di allontanare sempre di più la fine della guerra.
Tra le forze in campo ci sono anche mercenari, combattenti di professione, italiani. Il Corriere della Sera ha ricordato i dati dell’Antiterrorismo sul numero di italiani combattenti in Ucraina: 17 uomini, nove schierati con Kyiv e otto con Mosca. Per questo la nota non è verificabile e potrebbe non corrispondere al vero. Un controllo dell’informazione, al momento, è complicato.
Le fonti della Farnesina fanno sapere che la nota russa, vera o meno, ha un forte valore politico, perché i toni, sempre meno amichevoli, usati descrivono chiaramente la frattura dei rapporti tra Russia e Italia. L’Italia si è chiaramente schierata con la pace e al fianco dell’Ucraina, sia con l’appoggio alle sanzioni, sia attraverso le parole delle cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica al premier.
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Chi sono i morti 11 italiani in Ucraina: la nota del Cremlino per l’Italia
Nel teso scenario internazionale, è giunta in Italia la nota russa sul numero di combattenti morti in Ucraina. Sarebbero 11 gli italiani, combattenti di professione, che avrebbero perso la vita durante un’operazione militare in Ucraina. Nella nota russa si legge che “undici combattenti di professione che partecipavano a operazioni militare contro le Forze armate della Federazione russa sono deceduti”. I mercenari, sempre secondo la nota, facevano parte di un gruppo tutto italiano composto da 60 membri.
La nota russa spiega che le morti straniere in Ucraina non potranno che aumentare e, allo stesso tempo, mette in guardia sul destino di chi si schiera contro la Federazione russa. In conclusione della nota infatti si trova un avvertimento: ai prigionieri mercenari non si applica il diritto umanitario internazionale. I giornali italiani raccontano le ultime righe della nota russa come una minaccia, ma non stupisce leggere che la vita dei soldati, non meno di quella dei civili, è considerata un costo accettabile per la conquista delle zone di interesse in Ucraina.
La nota giunta a Roma segna la rottura dei rapporti con Mosca: cosa dicono le fonti
La nota russa potrebbe essere un tentativo di intimidazione. A dirlo è un rappresentante della Farnesina, secondo il quale la Russia sta cercando di condizionare i Paesi europei anticipando le nuove sanzioni. Per questo la stessa lettera arrivata a Roma potrebbe non corrispondere al vero. Al momento è complicato capire fatti e nomi di chi avrebbe perso la vita secondo Mosca.
Anche perché l’Italia non è a conoscenza di tutti i combattenti mercenari volati in Ucraina per combattere al fianco della resistenza. Secondo Francesco Marone dell’ISPI, all’inizio del conflitto, in Ucraina c’erano fra i cinquanta e i sessanta italiani impegnati nei combattimenti, ma a oggi è difficile confermare tali numeri. Sappiamo però che all’Antiterrorismo risultava la presenza di 17 italiani, suddivisi tra forze russe e ucraina, dopo che un gruppo di 10 è rientrano nelle scorse settimane.
C’è quindi chi fa notare come la nota e il tono minaccioso utilizzato, soprattutto nell’ultima parte, siano il segno tangibile della rottura dei rapporti tra Russia e Italia, ormai sempre più vicina.
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