3 strumenti che (forse) non conosci per coprire il tuo portafoglio durante una crisi

Tommaso Scarpellini

7 Aprile 2025 - 18:00

Crolli improvvisi, mercati nel panico e portafogli scoperti. Ecco tre strumenti poco conosciuti per proteggersi durante una crisi.

3 strumenti che (forse) non conosci per coprire il tuo portafoglio durante una crisi

Nei momenti di forte volatilità, la vera sofferenza non deriva tanto dall’ampiezza di un ribasso, quanto dalla sua velocità.
Spesso, infatti, i crolli più pericolosi sono quelli che si consumano in poche sedute, lasciando l’investitore spaesato, incapace di reagire con lucidità. È proprio in questi momenti che le crepe di un portafoglio costruito in pieno bull market emergono con forza.

Il problema non è solo la perdita in sé, ma la sensazione di impotenza, quella paralisi che sopraggiunge quando non si sa come coprirsi. Esistono tuttavia strumenti specifici per “hedgiare” le perdite, pensati per guadagnare (o perdere meno) durante le fasi più turbolente.

Attenzione però: alcuni di questi sono estremamente rischiosi e, usati male, possono portare a perdite devastanti. Ma vale la pena conoscerli. Sono 3. E il primo è quello usato dal famoso investitore Warren Buffett.

Ma prima, perché sono rischiosi?

Il punto chiave è questo: gli strumenti di copertura agiscono contro il mercato. E il mercato, per sua natura, è spesso contrarian. Dopo una discesa violenta, bastano due buone notizie perché recuperi in modo altrettanto rapido, lasciando chi si è coperto troppo tardi con perdite sia in discesa che in risalita.

Chi utilizza questi strumenti senza una strategia chiara rischia di entrare in ritardo nella fase di discesa e uscire nel panico quando il mercato risale. Ecco perché non sono per tutti. Tranne il primo, che è tanto semplice quanto potente.

3) ETF a leva short

Numero 3: gli ETF a leva short sono strumenti finanziari progettati per ottenere una performance inversa rispetto a un indice di riferimento. Ad esempio, un ETF short sul Nasdaq 100 guadagna se il Nasdaq scende. La leva (tipicamente 2x o 3x) amplifica il movimento: se l’indice perde il 2%, l’ETF potrebbe guadagnare il 4% o il 6%.

Ma questa leva agisce anche al contrario. Se l’indice rimbalza, le perdite dell’ETF short sono amplificate. E non è finita: questi ETF sono ribilanciati su base giornaliera, e ciò può creare un effetto cumulativo sfavorevole se il mercato si muove in maniera erratica (su e giù nello stesso periodo).

Un esempio concreto: l’ETF SQQQ (3x short sul Nasdaq) ha perso oltre il 95% del suo valore in 10 anni, nonostante il Nasdaq abbia attraversato anche diverse correzioni. Questo perché i rimbalzi intermedi hanno eroso i guadagni ottenuti nei ribassi.

Sono strumenti adatti solo per operazioni speculative di brevissimo termine. Non sono adatti al buy & hold. Chi li usa deve avere un piano preciso e uscire appena cambia il sentiment di mercato.

2) Futures o ETF sul VXX

Il VXX è un ETF che replica la volatilità implicita del mercato, basandosi sui future del VIX (il cosiddetto «indice della paura»). In teoria, quando i mercati crollano, la volatilità esplode, e il VXX sale. Ma anche qui, la teoria è molto diversa dalla pratica.

Il VXX soffre del cosiddetto decay strutturale, dovuto al modo in cui i future sul VIX sono costruiti. I contratti a breve scadenza tendono ad essere più bassi di quelli a lunga, e l’ETF è costretto a ribilanciarsi vendendo a basso prezzo e comprando a prezzo più alto, giorno dopo giorno. Questo comporta una perdita di valore anche se il VIX rimane stabile.

Per darti un’idea: dal 2009 a oggi, il VXX ha perso più del 99% del proprio valore. È esploso solo in casi estremi, come nel 2008 o nel marzo 2020, ma poi è tornato a scendere rapidamente.

Usare il VXX o i suoi futures ha senso solo in modo tattico, e per brevi periodi. Ad esempio, nel marzo 2020 il VXX è passato da 13 a 77 in tre settimane. Ma chi non ha chiuso la posizione, nel giro di un mese lo ha visto tornare a 30.

Serve tempismo, nervi saldi e capacità di gestire il rischio.

1) Il vero re: il cash

Lo strumento numero uno è anche il più sottovalutato. Il cash, o meglio la liquidità, è spesso trattata come “immobilismo”, come una perdita certa in termini reali a causa dell’inflazione. Ma nella fase di crisi, è in realtà una delle armi più potenti a disposizione di un investitore.

Avere liquidità consente di non dover vendere asset in perdita e, ancora meglio, di poter acquistare quando il mercato ha raggiunto un punto di minimo. Warren Buffett lo dimostra da sempre: nel primo trimestre del 2025, Buffett è stato l’unico tra i primi 10 miliardari al mondo a vedere aumentare il proprio patrimonio, con un +12,7 miliardi.

Non solo: oggi i tassi d’interesse offrono rendimenti interessanti anche per chi vuole parcheggiare la liquidità in strumenti a breve scadenza. I Treasury Bill USA a 3 mesi, ad esempio, offrono rendimenti vicini al 5,3%. In Europa, i conti deposito vincolati possono superare il 3-4% lordo.

Non è più vero che “cash is trash”. Se usato con intelligenza, è uno strumento difensivo e un’opzione offensiva. Ti protegge e ti prepara a colpire.

Cosa fare?

In un mondo dominato dalla velocità dei mercati e dalla psicologia collettiva, conoscere gli strumenti giusti può fare la differenza tra un ribasso gestito e un tracollo personale. Gli ETF short e il VXX sono strumenti sofisticati, utili solo a chi li sa maneggiare. Ma la vera arma segreta resta la liquidità, spesso snobbata, ma strategicamente letale nelle mani giuste.

E come sempre, la lezione viene da Omaha: non serve agire tanto, quanto saper agire nel momento giusto.

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