Mercati alle prese con tante incognite che possono trasformarsi in turbolenze e altri shock. La prossima settimana ci sono almeno 4 motivi di allarme da tenere in osservazione.
Turbolenze e instabilità minacciano i mercati, con 4 motivi di allarme per eventuali shock da tenere presente mentre ci si avvia verso la seconda settimana di novembre.
Gli investitori hanno assistito alle riunioni delle principali banche centrali, tutte allineate su una pausa nel rialzo dei tassi, ma altrettanto convinte che parlare di tagli al costo di finanziamento sia prematuro.
Bce, Fed e BoE hanno assunto un tono piuttosto prudente, per cercare di equilibrare la generale preoccupazione per un contesto complesso e un’inflazione ancora sopra il target con la convinzione che condizioni più restrittive stanno iniziando a funzionare.
Mentre i mercati sembrano essere più fiduciosi sulla fine della politica monetaria aggressiva, con gli Usa lontani dalla recessione e i rendimenti delle obbligazioni in calo, le nubi non sono sparite all’orizzonte e il rally azionario di questo fine settimana potrebbe essere solo di passaggio.
Secondo gli analisti, infatti, permangono motivi di allarme per i mercati finanziari. La prossima settimana 4 rischi chiave possono colpire la fiducia degli investitori.
1. Guerra Israele-Hamas
Sono passate quasi quattro settimane da quando Israele ha dichiarato guerra al gruppo militante palestinese Hamas, e mentre il conflitto a Gaza entra nella seconda fase, crescono anche le preoccupazioni di una ricaduta nella più ampia regione del Medio Oriente.
I mercati finanziari non sono esenti dalle conseguenze di un conflitto e gli investitori sono in massima allerta. Per coloro che osservano nervosamente le Borse, è un momento chiave. L’oro, considerato un rifugio sicuro, è aumentato di quasi il 10% dall’inizio dei disordini, ma l’impennata iniziale dei prezzi del petrolio, innescata dai timori che l’Iran potesse essere coinvolto nella crisi, si è completamente attenuata e anche lo shekel israeliano ha iniziato a rimbalzare.
La situazione, però, potrebbe rapidamente precipitare di nuovo. Un numero crescente di Paesi chiede una pausa nelle ostilità, Hezbollah si agita, mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken è in visita in Israele, Giordania e altri Paesi della regione per un nuovo ciclo di colloqui diplomatici.
Gli osservatori del mercato stanno tenendo d’occhio anche lo Stretto di Hormuz, il punto di passaggio del petrolio più importante al mondo, per vedere se potrebbe esserci qualche potenziale impatto.
Lo stretto, che si trova tra l’Oman e l’Iran, è un canale vitale dove scorre ogni giorno circa un quinto della produzione mondiale di petrolio, secondo l’Energy Information Administration. Si tratta di una via navigabile strategicamente importante che collega i produttori di greggio del Medio Oriente con i mercati chiave di tutto il mondo.
Una ritorsione da parte di Israele contro l’Iran rischia la chiusura dello stretto, spingendo i prezzi del petrolio sopra i 250 dollari al barile, secondo quanto previsto da una recente nota della Bank of America. L’Iran è un importante produttore di petrolio, e i suoi delegati includono Hamas e Hezbollah, organizzazioni militanti che hanno rispettivamente sede a Gaza e in Libano e che hanno dichiarato l’obiettivo di distruggere Israele.
Anche se uno scenario così estremo è poco probabile, non va trascurato. Anche la Banca Mondiale ha messo in guardia sulla possibilità che, in una escalation ai massimi livelli, il prezzo del greggio arrivi a 157 dollari al barile.
2. Attenzione alle banche centrali
Ogni parola dei banchieri di Bce, Fed, BoE o dei membri dei vari consigli può ancora scuotere Borse e asset. Dopo aver spinto i tassi di interesse a livelli record, gli investitori ora si chiedono se i grandi vecchi “duchi” del mondo delle banche centrali siano pronti per spingerli di nuovo verso il basso. Questo è il tema davvero caldo che darà la direzione ad azioni e obbligazioni.
Prendiamo la Bce: con l’inflazione della zona euro in rapido calo e l’economia diretta verso la stagnazione o la recessione, i mercati monetari vedono ora i tagli dei tassi a partire da aprile, mentre per la BoE in Gran Bretagna è il prossimo agosto.
Caso diverso per gli Usa. L’economia statunitense appare ancora straordinariamente solida, ma anche lì cominciano a manifestarsi delle crepe, a giudicare dalla forte contrazione dei dati manifatturieri. Non c’è da stupirsi che i mercati vedano una probabilità del 70% che il brutale ciclo di inasprimento ventennale della Fed sia terminato e che i tagli dei tassi possano iniziare già a giugno, secondo le valutazioni di alcuni analisti di Reuters. Le parole di Powell, però, sono state più prudenti.
La settimana, quindi, avrà come focus eventuali dichiarazioni dei principali banchieri centrali, per capire se si oppongono alle chiacchiere sui tagli finché l’inflazione non sarà veramente domata.
3. Nel Forex si osserva lo yen
I trader FX hanno passato mesi a guardare nervosamente lo yen avvicinarsi a 150 per dollaro solo per vedere la stessa Banca del Giappone spingerlo ben oltre la linea questa settimana con un piano decisamente tiepido per smantellare il suo programma di stimoli vecchio di dieci anni.
Lo yen si è rialzato quando i mercati hanno intuito che la Fed avrebbe potuto finalmente raggiungere i tassi di picco, quindi la prossima settimana potrebbe essere interessante nell’analisi di un gruppo di esperti per Reuters.
Anche se le preoccupazioni circa il livello 150 come fattore scatenante sono state sicuramente spazzate via, il rischio di un intervento della BOJ rimane molto reale perché sia lo yen debole che l’attuale primo ministro sono sempre più impopolari presso il pubblico giapponese.
4. Trimestrali
La ripresa degli utili statunitensi auspicata dagli investitori dopo una prima metà dell’anno tiepida è in corso tra alti e bassi, mentre si attendono altri test importanti.
Con oltre 300 aziende ora segnalate, si stima che gli utili dell’S&P 500 siano in aumento del 5% su base annua, con circa l’80% delle aziende che presentano numeri che superano le previsioni.
I pezzi forti della prossima settimana includono eBay e DR Horton martedì e Walt Disney e Biogen mercoledì. Nel corso del mese, gli investitori potranno valutare alcuni dei principali rivenditori statunitensi, nonché il grande vincitore della frenesia dell’intelligenza artificiale di quest’anno, Nvidia.
In Europa è tutta una questione di denaro e metallo, con UBS martedì, Commerzbank e ABN Amro mercoledì, il colosso dell’acciaio Arcelor Mittal giovedì e il colosso assicurativo Allianz venerdì.
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