Allarme turismo, Giuseppe Roscioli (Federalberghi): due alberghi su tre a rischio chiusura

Maria Letizia Modica

27 Luglio 2020 - 17:45

Allarme turismo, Giuseppe Roscioli (Federalberghi): due alberghi su tre a rischio chiusura

Il settore del turismo è tra i più colpiti dalla crisi economica innescata dalla pandemia. Saranno tanti gli italiani che quest’anno decideranno di non andare in vacanza. Secondo i dati di Federalberghi con un calo del 19,7% quest’anno i villeggianti sono 6,8 milioni in meno. Solo il 16% degli alberghi sono aperti e il rischio è che due strutture recettive su tre non riusciranno ad aprire se il governo non dovesse intervenire con delle misure di sostegno.

In un’intervista esclusiva a Money.it, il Vice Presidente nazionale di Federalberghi Giuseppe Roscioli racconta le richieste del comparto e le previsioni di ripresa.

Domanda: Le stime Enit prevedono che due alberghi su tre sono a rischio chiusura: è una stima catastrofista?
Risposta: No, non tanto. Se teniamo conto che il 50% degli alberghi è in affitto e non arrivano misure di sostegno dal governo per il pagamento delle locazioni di questi magari il 40% potrebbe ridare le chiavi ai proprietari perché non riuscirebbero a pagare.

D: A livello di occupazione alberghiera nelle città d’arte qual è la situazione?
R: Attualmente è molto bassa. Circa l’11% delle stanze degli alberghi sono occupate. A livello nazionale questo è un trend che andrà avanti almeno fino a fine Agosto. Volendo dare uno sguardo alle singole città d’arte nel mese di Giugno 2020 abbiamo registrato su Roma un’occupazione media del 10%; su Milano del 12,5%; su Firenze del 12,7% e su Venezia del 14,5%. Mi rendo conto che ci sono delle città che soffrono più e altre meno.

D: Ad avere maggiori difficoltà saranno dunque le strutture di lusso?
R: Sicuramente. Questo perché i 5 stelle vengono utilizzati soprattutto da clientela straniera - quindi cinesi e americani - e credo che questi turisti verranno a mancare almeno fino a Marzo 2021.

D: Dal momento della riapertura delle frontiere c’è stato un miglioramento?
R: Molto lieve. Ancora oggi il 90% dei clienti che viaggiano e dormono negli alberghi continuano a essere italiani. Il 10% vengono da Austria, Germania e Francia.

D: Avete una cifra a livelli di danni per quantificare la perdita mensile generata dall’emergenza?
R: A Roma abbiamo stimato circa 100 milioni al mese di perdita. Chiaramente c’è da aggiungere tutto un indotto che noi non consideriamo e che orbita intorno al settore. Per citare qualche esempio mi riferisco alla fabbrica dei prodotti di cortesia, alla lavanderia industriale e le forniture alimentari. La perdita andrebbe dunque moltiplicata per tre.

D: L’ingresso nell’euro ha posto un problema di competitività dell’offerta italiana nel mercato globale?
R: Si lo ha posto e anche molto forte. Innanzitutto quando c’era la lira si procedeva spesso a delle svalutazioni e questo ci rendeva più competitivi. In seconda ragione inserendo il sistema euro - e con esso il relativo controllo dell’Unione - abbiamo visto che alcuni paesi hanno avuto agevolazioni sul turismo che l’Italia non ha e quindi a livello di prezzo non ci ritroviamo competitivi. Basti pensare che nel settore alberghiero l’IVA in Italia è al 10% e in altri Paesi al 5%.

D: Come Federalberghi che previsioni di ripresa avete?
Ci aspettiamo che ci sia una prima ripresa un po’ debole - almeno al 50% di occupazione rispetto al 2019 - già da Marzo 2021. Per arrivare a una ripresa completa dobbiamo aspettare il 2023. Questo lo dico perché le compagnie aree ritengono di riprendere del tutto nel 2024 ed è evidente che il dato alberghiero cammina in modo parallelo a quello delle compagnie aree.

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