Chi arriva tardi a lavoro corre il rischio di incorrere in sanzioni, tra cui anche il licenziamento. Come evitarlo?
Arrivare in ritardo a lavoro non è mai un bel biglietto da visita nei confronti del datore di lavoro, e può costare caro al dipendente.
I ritardi, infatti, sono sanzionati in base alla gravità degli stessi e possono portare addirittura al licenziamento del lavoratore.
Non tutti i ritardi sono chiaramente uguali: a volte il ritardo può essere dovuto a un fatto imprevedibile o a un evento di forza maggiore, e in questo caso si può fare ben poco, se non avvisare per tempo il datore di lavoro.
Proprio per venire incontro alle esigenze del dipendente, che può ritrovarsi ad essere in ritardo pur avendo prestato tutte le accortezze del caso, è concessa la possibilità allo stesso di evitare le sanzioni. Vediamo come.
Come può essere punito il ritardo al lavoro?
Intanto è bene sapere che il lavoratore che fa tardi a lavoro può andare incontro a sanzioni disposte dal datore di lavoro, che possono essere più o meno gravi a seconda dell’entità del ritardo stesso.
In linea di massima il datore di lavoro quando decide di punire il lavoratore in ritardo può scegliere tra le seguenti sanzioni:
- rimprovero verbale o scritto (in quest’ultimo caso si parla di ammonizione);
- multa (trattenuta della retribuzione per un massimo di 4 ore di lavoro)
- sospensione dal servizio senza retribuzione (per un massimo di 10 giorni di lavoro)
- licenziamento, per i casi più gravi.
In alcuni casi il datore potrà anche optare per un’altra sanzione, quella del trasferimento.
Il ritardo è sempre grave?
E’ chiaro che non tutti i ritardi sono uguali e il datore di lavoro, nello scegliere la sanzione da applicare, dovrà tenere conto della gravità dello stesso.
A tal proposito per valutare l’entità di un ritardo si possono considerare alcuni parametri.
Il primo parametro è sicuramente l’entità del ritardo: un ritardo di pochi minuti non può certo essere equiparato al ritardo di un’ora. Anche il comportamento del lavoratore incide sulla scelta del datore di lavoro: se il dipendente si è adoperato per informare il capo sarà sicuramente meno colpevole di chi non ha avvisato. A incidere sulla valutazione del ritardo ci sono anche la reiterazione dello stesso, l’eventuale colpevolezza o meno del lavoratore e l’importanza delle mansioni svolte.
Come evitare le sanzioni?
Nonostante il datore di lavoro abbia la possibilità di sanzionare il lavoratore in ritardo, quest’ultimo può difendersi per evitare una sanzione.
Il datore di lavoro che decide di comminare una sanzione, infatti, dovrà presentare al dipendente una lettera di contestazione nell’immediatezza della violazione, che deve indicare nello specifico il giorno e l’ora del ritardo.
A questo punto il lavoratore ha 5 giorni per giustificare il ritardo: la giustificazione può avvenire per iscritto, attraverso una lettera, oppure per via orale chiedendo ufficialmente un incontro.
La giustificazione è il mezzo concesso al dipendente per evitare la sanzione: nonostante questa resti a discrezione del datore di lavoro, se il dipendente giustifica il ritardo dimostrando che lo stesso non poteva essere evitato in nessun modo, difficilmente il datore di lavoro procederà nel sanzionamento.
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