Il Regno Unito sta continuando a utilizzare il vaccino di AstraZeneca: Oltremanica sono pochi infatti i casi di trombosi riscontrati, che comunque sarebbero stati più frequenti dopo la somministrazione del siero di Pfizer.
Mentre l’Italia insieme a buona parte dei Paesi dell’Unione Europea ha deciso di sospendere la somministrazione del vaccino di AstraZeneca, il Regno Unito va avanti con Boris Johnson che ha ribadito la “piena fiducia” verso il siero di Oxford.
Al momento l’UE è spaccata a metà sull’utilizzo di AstraZeneca in attesa del parere dell’Ema atteso per giovedì. Se l’Italia insieme a Germania, Francia, Spagna e Olanda ha optato per uno stop precauzionale, in altri Paesi come Polonia, Grecia, Ungheria, Finlandia e Belgio, tutto sta procedendo normalmente al pari del Regno Unito, mentre in Romania e Austria sono solo stati sospesi alcuni lotti.
In questo gran polverone, AstraZeneca ha voluto sottolineare come “finora in tutta l’Europa e nel Regno Unito, su un totale di 17 milioni di soggetti vaccinati, ci sono stati 15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare segnalati tra coloro a cui è stato somministrato il vaccino, in base al numero di casi che la Società ha ricevuto all’8 marzo”.
Numeri questi che sono “ molto più bassi di quanto ci si aspetterebbe che si verifichi naturalmente in una popolazione generale di queste dimensioni ed è simile per altri vaccini Covid-19 autorizzati”.
Fatto sta che in Italia, dopo i sei casi sospetti a fronte di oltre un milione di somministrazioni, il rischio è che tra i cittadini possa diffondersi un inevitabile scetticismo di fondo verso il vaccino di AstraZeneca, anche se l’Aifa dovesse dare di nuovo un disco verde al suo utilizzo dato che l’attuale stop è stato definito “precauzionale e temporaneo”.
Il Regno Unito va avanti con AstraZeneca
Se mezza Europa ha deciso di fermare momentaneamente l’utilizzo del vaccino di AstraZeneca, il Regno Unito va avanti forte dei numeri che per Boris Johnson non sarebbero allarmanti.
Stando ai dati forniti dall’MHRA (l’Agenzia regolamentatrice Oltremanica), a fronte di oltre 24 milioni di persone che hanno ricevuto la prima dose ci sono stati finora 15 casi di trombosi o coaguli di sangue e 22 casi di embolia polmonare.
Come si legge su Domani, questi casi più gravi si sarebbero verificati maggiormente dopo l’utilizzo del vaccino di Pfizer rispetto a quello di AstraZeneca, anche se naturalmente è tutto da verificare il possibile nesso tra la somministrazione e il decesso.
In generale nel Regno Unito ci sono stati 227 decessi di persone che hanno ricevuto il vaccino Pfizer e 275 morti dopo quello di AstraZeneca. Per la MHRA si tratterebbe però solo di una “ connessione temporale e non causale ”, con la maggior parte di queste persone morte che sono anziani e persone con patologie pregresse. Numeri comunque che indicano una mortalità che è uguale a quella della popolazione non vaccinata.
Negli Stati Uniti dove ancora il siero di AstraZeneca non è in uso, finora le persone decedute dopo aver fatto l’iniezione sono state 1.637, ma anche in questo caso ancora non ci sono prove di connessione.
“La Gran Bretagna ha un ente di regolamentazione tra i più competenti e rigorosi al mondo, che non vede alcuna ragione per frenare il programma di vaccinazione, che si sta dimostrando efficace non solo nel ridurre il numero di persone che devono essere ricoverate in ospedale ma anche il tasso di mortalità” ha dichiarato Boris Johnson, con il primo ministro inglese che ha ribadito di “avere piena fiducia nel vaccino”.
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