Auto senza conducente: il lato oscuro della tecnologia

19 Luglio 2014 - 14:34

L’FBI ha lanciato l’allarme: le automobili intelligenti possono diventare pericolose armi in mano ai terroristi.

Auto senza conducente: il lato oscuro della tecnologia

L’FBI teme le automobili senza conducente. Secondo un documento interno all’Agenzia, citato dal Guardian, l’uso improprio della nuova tecnologia automotive potrebbe avere conseguenze letali. Il Federal Bureau of Investigation ipotizza due scenari. Nel primo criminali potrebbero compiere azioni che «richiedono l’uso di entrambe le mani». Con la guida intelligente sarà possibile distogliere lo sguardo dalla strada senza subire conseguenze. Da rapine «al volo» a sparatorie vere e proprie le possibilità offerte dall’automobile senza conducente sono molteplici. Ma queste operazioni possono essere svolte al giorno d’oggi anche grazie a un complice all’interno dell’abitacolo.

La questione diventa assai più spinosa e pericolosa in un contesto di attività terroristica. L’FBI teme la trasformazione delle automobili in «bombe a guida autonoma». Nello scacchiere mediorientale questa evoluzione tecnologica potrebbe essere quindi sfruttata dai terroristi per compiere azioni ancora più eclatanti, senza necessità di impiegare uomini. Autobombe senza kamikaze: l’incubo delle autorità di polizia è rappresentato proprio dalla difficoltà di intercettare le fasi preparatorie dell’attentato. Per l’Agenzia americana le automobili senza conducente rappresentano anche una svolta sul fronte della sicurezza stradale. La guida automatica risparmierà infatti numerose vite umane. Le distrazioni al volante e gli errori di valutazione sono fattori di rischio che favoriscono tamponamenti: solo in Italia, nel 2013, si sono registrate 1791 vittime per incidenti stradali. Se la guida automatica è in grado di garantire una confortevole e sicura esperienza all’interno dell’abitacolo, altri pericoli sono connessi all’automobile senza conducente. Attualmente le vetture sono dei computer in movimento. L’accelerazione, il freno e lo sterzo sono controllati da 50 a 100 minicomputer che elaborano elettronicamente i comandi ricevuti dalla persona alla guida. La crescente interconnessione Wifi, che offre molti optional alla guida, rende l’automobile sempre più esposta ai rischi esterni, come azioni di hacker malintenzionati. Codici obsoleti, gap rispetto agli standard di sicurezza bancaria, scarsa attenzione al problema: in un futuro non troppo lontano si potrebbe passare dai pirati della strada ai pirati informatici della strada. Le criticità, inoltre, sono amplificate dalle nuove tecnologie. I progetti Audi e Tesla prevedono un controllo remoto da parte dell’azienda telefonica AT&T. Con uno smartphone si può scegliere comodamente la propria destinazione. Una vera e propria backdoor per hacker esperti del settore. Il meccanico del futuro sarà sempre più un perito informatico prestato all’automotive. Questa nuova figura professionale dovrà districarsi fra firewall e antivirus specifici per le automobili senza conducente. La Continental, in collaborazione con IBM e Cisco, renderà più sicure le proprie auto inserendo all’interno dispositivi e software in grado di bloccare minacce provenienti dall’esterno. La Harman, azienda produttrice di impianti Hi-fi per le vetture, sta collaudando un sistema che impedisce l’accesso al pannello auto tramite il lettore multimediale. In caso di problemi, quindi, il meccanico dovrà aggiornare firmware, sostituire moduli difettosi e montare chip. Oltre a saper usare il più tradizionale e meno sofisticato cric. 

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