Anche senza una vera e propria recessione, non brillano le previsioni sulle azioni statunitensi. Il motivo è spiegato in una analisi di Goldman Sachs.
Secondo gli strateghi di Goldman Sachs, le prospettive per le azioni statunitensi non sono particolarmente brillanti, anche se si evita una vera e propria recessione.
In queste giornate di selloff a Wall Street, con gli asset di rischio in affondo e i rendimenti del Treasury in continuo aumento, analisti ed esperti intensificano le previsioni.
Perché la banca statunitense prevede uno scenario di ribasso per le azioni anche senza il quadro di recessione.
Azioni sotto stress anche senza recessione: le stime di Goldman Sachs
I dati finora parlano chiaro.
L’S&P 500 ha chiuso la sua quinta settimana di ribassi venerdì 6 maggio, la serie più lunga di questo tipo da giugno 2011, e lunedì i futures statunitensi hanno segnalato che il calo potrebbe estendersi.
Il benchmark è sceso di oltre il 13% quest’anno poiché i valori record di inflazione, il rallentamento dell’economia e l’aggressivo inasprimento da parte della Federal Reserve per domare l’impennata dei prezzi hanno pesato sulla propensione al rischio e sulle valutazioni.
Goldman ha tagliato il suo obiettivo al 2022 per l’S&P 500 due volte quest’anno. La sua attuale previsione di 4.700 punti implica rendimenti marginalmente negativi nel 2022 per le azioni statunitensi, anche se il 14% in più rispetto ai livelli attuali.
Mentre l’indicatore potrebbe ancora raggiungere l’obiettivo della banca se si evita la recessione, una contrazione economica potrebbe spingerlo a 3.600 punti, secondo la nota.
“Lo scenario migliore per l’economia - e, alla fine, per i prezzi delle azioni - prevede probabilmente un periodo continuo di rendimenti limitati del mercato azionario”, hanno scritto gli strateghi guidati da David Kostin in una nota ai clienti. “I rischi legati alle valutazioni azionarie sono orientati al ribasso anche nel nostro scenario di base non recessivo.”
Il punto è, secondo Goldman Sachs, che ci saranno ancora oscillazioni ampie fino a quando il percorso dell’inflazione non sarà chiarito. Inoltre, l’inasprimento delle condizioni finanziarie e la scarsa liquidità del mercato rendono difficile sostenere un rally a breve termine di dimensioni simili a quello di fine marzo.
C’è, però, spazio per una nota di positività sull’azionario: la maggior parte delle cattive notizie ora è probabilmente nel prezzo, dopo il recente ritiro, suggerendo che le azioni avranno bisogno di uno shock negativo estremamente ampio per portare i loro prezzi al ribasso nel prossimo futuro.
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