BCE: disaccordo su prossime mosse. Cosa farà Lagarde?

Violetta Silvestri

28/09/2020

BCE divisa e in tensione sulle prossime mosse di politica monetaria: questo il quadro che emerge da voci vicine a Francoforte. Christine Lagarde saprà fare sintesi?

BCE: disaccordo su prossime mosse. Cosa farà Lagarde?

BCE in tensione: non c’è accordo nella banca centrale sulle prossime mosse contro la crisi secondo fonti non ufficiali.

Stando a indiscrezioni di Reuters, all’interno dell’istituto di Francoforte i membri sarebbero sempre più divisi su come guidare l’economia dell’Eurozona in questa nuova ondata di contagi COVID-19.

Uno scenario che, se confermato, andrebbe a minare la pace conquistata a fatica dal presidente Christine Lagarde. La governatrice della BCE, infatti, è riuscita nell’intento non scontato di far approvare diversi pacchetti di stimoli record per mantenere a galla l’economia europea nel mezzo della crisi.

Tuttavia, in vista di ulteriori decisioni di politica monetaria, il clima sarebbe diventato teso. Falchi e colombe stanno riaprendo fratture mai sanate: cosa accadrà nella BCE?

BCE divisa sugli stimoli: falchi contro colombe?

In un momento cruciale per l’Eurozona, concentrata come non mai sulla ripresa economica - minacciata, nuovamente, dall’aumento dei contagi - i riflettori sono accesi sulle politiche della BCE.

I venti che soffiano da Francoforte, però, non sono buoni stando alle indiscrezioni anticipate da Reuters. Ci sarebbe aria di tensione su quale direzione prendere nei prossimi mesi. La pace sancita da Christine Lagarde è già finita?

I membri conservatori, noti nel gergo delle banche centrali come “falchi”, sostengono che l’istituto stia minimizzando alcune notizie positive, come il flusso di indicatori economici migliori del previsto durante l’estate.

Dalla parte opposta, le cosiddette “colombe”, invece, spingono Lagarde ad adottare un linguaggio rigoroso e di cautela, sia sui rischi per la crescita, sia sulla minaccia dell’apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro.

I disaccordi erano già evidenti durante l’ultimo incontro politico di settembre secondo le notizie in possesso da Reuters.

Nello specifico, i “falchi” volevano che la BCE riducesse i suoi acquisti di obbligazioni (programma PEPP) date le condizioni di mercato relativamente favorevoli, risparmiando la sua “potenza di fuoco” ad un eventuale momento di maggiore necessità.

Se ci fosse stato bisogno di intervenire, la banca centrale avrebbe potuto farlo senza dover incrementare la dotazione del PEPP.

Alcuni hanno anche sostenuto che le proiezioni economiche erano troppo pessimistiche, perché non hanno tenuto conto delle misure di stimolo fiscale già annunciate che porterebbero inevitabilmente a una maggiore crescita e inflazione.

Non sono piaciuti ai conservatori, nello specifico, i commenti della scorsa settimana del membro del consiglio di amministrazione Fabio Panetta, secondo cui la BCE dovrebbe sbagliare “per aver fatto troppo, piuttosto che troppo poco”.

E le colombe? Tale fronte spinge per lo studio e l’adozione di nuovi stimoli.

Secondo diversi funzionari della BCE ci sarebbe bisogno di aumentare la quota per l’acquisto di obbligazioni di emergenza a 2.000 miliardi di euro dagli attuali 1.350 miliardi.

Un’ulteriore azione politica potrebbe palesarsi a dicembre, ma per ora Lagarde mantiene la sua linea attendista.

A Francoforte, per ora, si cerca di mantenere un certo riserbo su prossime mosse e, soprattutto, divisioni in corso. Il messaggio dato a mercati e analisti non sarebbe positivo.

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