Mettiamo a confronto due strumenti di investimento del reddito fisso e analizziamoli nei loro punti di forza e di debolezza reciproca
Inizia il secondo giorno di emissione del Btp Più.
I tre grandi dubbi riguardano innanzitutto il se aderire o meno all’offerta MEF, poi con quanto capitale intervenire e infine se portare a termine o meno l’investimento. Con bond retail il Tesoro ha introdotto infatti la novità assoluta dell’opzione recall rimessa però nelle mani del creditore. Sarà l’investitore, infatti, a decidere se riavere indietro il capitale a febbraio 2029 oppure no.
Mettiamoci ora nei panni di chi non è sicuro di portare a termine l’investimento o che già è sicuro di uscire alla prima data intermedia. In particolare, confrontiamo il nuovo BTP Più con i buoni fruttiferi postali a 4 anni: chi rende di più e a quali pro e contro, a quali condizioni?
I tassi cedolari minimi garantiti del BTP Più
Il Dipartimento del Tesoro venerdì 14 ha comunicato i tassi minimi garantiti del BTP Più, da confermare o eventualmente ritoccare al rialzo al termine del collocamento. Nello specifico l’obbligazione renderà quanto segue:
- 2,80% lordo (2,45% al netto della ritenuta del 12,50% sugli interessi lordi maturati) per il 1°, il 2°, il 3° e il 4° anno;
- 3,60% lordo (3,15% netto)per il 5°, il 6°, il 7° e l’8° anno.
In pratica sottoscrivendolo alla pari la settimana prossima e tenendolo in portafoglio fino a febbraio 2029, l’incasso lordo complessivo sarebbe dell’11,20%, il 9,8% netto. Invece facendo una media ponderata dei tassi di tutti e 8 gli anni ne verrebbe fuori un rendimento medio teorico, immaginario, del 3,20% annuo lordo (2,8% netto) dal 1° all’8° anno.
Il rendimento annuo lordo a scadenza sul buono fruttifero a 4 anni
Passiamo ai buoni fruttiferi postali (BFP) quadriennali, emessi da Cassa Depositi e Prestiti e collocati ai risparmiatori tramite di Poste Italiane. Al pari del BTP Più, anche i BFP godono della garanzia sovrana sul capitale investito e il regime di tassazione del 12,50% sugli interessi e l’esenzione dalle imposte di successione.
Sul timeframe a 4 anni oggi l’emittente propone questi prodotti alle rispettive condizioni (se presenti):
- Buono 4 anni Plus, nessuna condizione di sottoscrizione e rendimento annuo lordo a scadenza dell’1,25% (il 5,0945% lordo complessivo);
- Buono Rinnova 4 anni, solo per chi, a partire dal 15/09/’24, ha rimborsato 1 o più BFP scaduti tra quelli previsti dall’emittente. Oppure se, a far data dall’1/10/’24, è stato portato al termine 1 o più Offerte/Depositi Supersmart. Il rendimento annuo lordo a scadenza è dell’1,50%, il 6,136% lordo complessivo;
- Buono Soluzione Eredità, destinato solo ai beneficiari di un procedimento successorio concluso presso Poste Italiane. A scadenza, il ritorno annuo lordo è del 2,00%, ossia l’8,243% lordo complessivo;
- Buono 4 anni Risparmiosemplice, solo per chi sottoscrive l’omonimo Piano. Il rendimento annuo lordo a scadenza standard è dell’1,50% (6,136% complessivo), quello premiale del 2,00% (l’8,243% complessivo);
- Buono Rinnova Prima, dedicato a chi lo prenota alle Poste ed ha 1 o più BFP dematerializzati in scadenza nei successivi 30 giorni. Completati i 4 anni, il rendimento lordo annuo e complessivo sono pari, nell’ordine, al 2,50% e al 10,381%.
Nuovo BTP Più e buoni fruttiferi postali a 4 anni: chi rende di più e a quali pro e contro?
Il confronto dei rendimenti andrebbe quindi a favore del BTP, ma il ritorno non è solo l’unico aspetto da considerare. Vi sono almeno altre 3 considerazioni da fare.
Per sottoscrivere il BTP Più occorre aprire il conto titoli sul proprio c/c bancario o postale, che in genere è oneroso (qualche decina d’euro l’anno). Per i BFP il deposito titoli non è richiesto. Di contro serve un conto di regolamento come il libretto postale (zero spese di gestione) o il c/c BancoPosta (canone mensile variabile a seconda del prodotto posseduto).
Un altro aspetto riguarda il flusso dei rendimenti. Sui BFP essi arrivano tutti e solo a scadenza, cioè se il prodotto è tenuto fino al termine, mentre non si riceve nulla in caso di rimborso prima dei 4 anni. I BTP, invece, staccano la cedola per tutta la loro vita di maturazione (ogni 3 mesi nel caso del BTP Più).
Infine un altro elemento chiave riguarda l’eventuale rimborso anticipato del titolo nel corso del suo periodo di maturazione. Chi lo rimborsa e a quali prezzi? Sul BTP Più il prezzo lo fa il mercato e nella fattispecie l’acquirente che sta dall’altra parte nel book degli ordini. Per cui chi lo acquista in emissione può spuntare un prezzo sopra (plusvalenza) o sotto 100 (minusvalenza) a seconda del contesto di mercato. Inoltre bisogna pagare la commissione alla banca, mentre sul BFP non c’è alcuna spesa di rimborso. Inoltre con i buoni si ha la certezza di avere sempre il 100% del nominale versato, mentre a “ri-comprarlo” è l’emittente stesso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA