A metà settimana il Valore scadenza 2030 paga la cedola trimestrale. Calcoliamo il payout incassato e da incassare di un ipotetico cassettista
Se è vero che non di sole cedole vive l’investitore in obbligazioni è altrettanto vero che le date di stacco sono attese come non mai. Perché se prezzi e rendimenti sul secondario si muovono in scia ai trend dei mercati finanziari, il flusso cedolare è intanto una certezza. O almeno fino a quando l’emittente di quel debito non dichiara default.
Ora, mercoledì 5 marzo ci sarà lo stacco cedola BTP Valore 2030: vediamo i guadagni attuali e futuri del titolo di Stato retail a 6 anni. Inoltre vedremo quanto rende rispetto ad altri prodotti concorrenti pari rischio e durata.
I dati chiave del BTP Valore 2030 a tassi fissi e crescenti
Esattamente un anno fa si concludeva la fase del collocamento del BTP Valore, la terza serie dell’omonima famiglia di titoli del Tesoro emessi dal 2023. Nei fatti essi hanno preso il posto dei precedenti BTP Futura, simili ai Valore nelle intenzioni ma dagli esiti disastrosi alla prova del nove dei mercati. Tant’è vero che oggi nessuno li cita più e sono caduti letteralmente nel dimenticatoio.
Il BTP Valore 2030 ha codice ISIN ordinario IT0005583486, mentre quello speciale valido per il periodo di collocamento è IT0005583478. Il 5 marzo 2024 è stato al contempo data di regolamento e di godimento, con durata in origine a 6 anni. Poiché 1 di essi è già volato via, c’è che quella durata residua è di 5 anni (scadenza: 5/03/’30).
Nell’occasione il Tesoro raccolse 18.316,424 mln di € (attuale flottante del bond) grazie ai 656.369 contratti registrati per un taglio medio a contratto di 27.906 €. Giusto per avere un ordine di raffronti, il neo BTP Più ha catalizzato 451.831 acquirenti per un totale raccolto di 14.905,67 mln di €. A spanne, circa 33mila € a contratto registrato.
La struttura dei rendimenti di questo bond retail del Tesoro
Al pari delle altre obbligazioni della stessa specie, la struttura dei rendimenti è fissa e crescente in ossequio alla struttura step-up che li contraddistingue. Per il Valore ’30 il Tesoro ha previsto tassi annui lordi al 3,25% per il 1°, il 2° e il 3° anno, cioè dal 5 giugno 2024 sino al 5 marzo 2027. Poi la cedola nominale annua sale al 4,00% per il 4°, 5° e 6° anno, vale a dire dal 5 giugno 2027 al 5 marzo 2030. Le cedole hanno periodicità trimestrale e staccate ogni 5 giugno, 5 settembre, 5 dicembre e, appunto, il 5 marzo. A scadenza, e solo per gli acquirenti della prima ora, arriverà anche l’extra premio finale di fedeltà dello 0,7% del nominale sottoscritto.
Ora facciamo due analisi distinte. In primis ci metteremo nei panni di un acquirente della prima ora e vedremo quanto ha incassato finora (5/03/’25 incluso) e quanto riceverà fino a naturale scadenza. A seguire metteremo a confronto il Valore ’30 con altri prodotti similari del reddito fisso e pari durata. Quale strumento renderebbe di più e a quali condizioni?
Il payout incassato e da incassare del cassettista della prima ora
Il Valore 2030, dunque, paga il 9,75% lordo complessivo il 1° triennio (3,25% x 3 anni), e il 12% lordo totale nel 2°. Per l’acquirente-cassettista della prima ora, quindi, la cedola lorda ponderata sarebbe del 3,625%. Invece prendendo il premio fedeltà finale e spalmandolo per i 6 anni di durata ne verrebbe fuori un’ipotetica cedola media lorda del 3,742% circa. In soldoni, chi lo ha sottoscritto l’anno scorso ha finora ricevuto un payout del 3,25%, lordo mentre da qui a scadenza riceverà il restante 19,2% complessivo.
Discorso molto diverso per chi intendesse acquistarlo oggi sul mercato secondario. Il Valore ’30 prezza sui 102,90, per cui l’attuale rendimento effettivo a scadenza è del 3,09% lordo e del 2,63% netto. Detta diversamente incasserebbe il 15,45% lordo complessivo, quasi il 4% in meno a parità di tempo e rischio di chi lo comprò in emissione. Ciò è dovuto all’assenza del premio fedeltà finale e al fatto che a scadenza accuserà la perdita data dal rimborso a 100 (e non a 102,90) finale.
Stacco cedola BTP Valore 2030: guadagni attuali e futuri del titolo di Stato retail a 6 anni
Ora, quanto offrono i prodotti concorrenti a 5 anni? Ed ancora, come provare a “maggiorare” l’attuale rendimento offerto dal BTP Valore ’30?
Partendo da quest’ultima domanda, una prima alternativa potrebbe essere quella di acquistare il titolo in un suo momento di debolezza. Ad oggi il minimo storico è stato a 99,27 il 25/04/2’24 (massimo a 103,72 l’11/12/’24), mentre quello del 2025 a 101,11 il 13/01/’25. Caricandolo ad 1-1,5 centesimi in meno del prezzo attuale c’è che il ritorno reale a scadenza sale e si assottiglia molto il gap rispetto a chi lo comprò nel 2024.
Quanto alla concorrenza, oggi i conti deposito vincolati a 5 anni dai rendimenti più alti rendono sul 3,5% annuo lordo, il 2,59% al netto della ritenuta. Qui è da vedere se l’emittente prevede l’apertura di un c/c associato o meno, con la 2° casistica nettamente preferibile alla 1°.
Ritorniamo al comparto obbligazionario dove le alternative e le possibili strategie non mancano. Ad esempio il BTP a 5 anni nuovo di zecca emesso la settimana scorsa (ISIN IT0005637399) ha scadenza al 1° luglio 2030 e cedola del 2,95%. Tuttavia, il prezzo d’asta è stato a 100,2 per cui il ritorno lordo esitato si è attestato al 2,93% (2,563% netto).
Sul fronte sovrano estero a 5 anni, ma con un profilo di rischio più alto dei BTP, pensiamo al “Romania Tf 3,624% Mg30”, in euro, e attuale prezzo di mercato a 94,95. Qui il ritorno effettivo annuo lordo a scadenza viaggia in area 4,76%.
Sul fronte corporate, invece, facciamo un esempio a nome di tutti e citiamo il neo bond Unicredit step-down con scadenza 19/02/’38 e ISIN IT0005635955. Il titolo paga il 10% lordo annuo nei primi 2, il 7% nei successivi 2 e i 5% nel 3° biennio. In pratica il payout dei primi 5 anni sarebbe del 39% lordo complessivo, il 28,86% netto. Niente male, ma qui tuttavia il vero dubbio è un altro: a che prezzo quoterà effettivamente il bond sul mercato secondario tra 5 anni? Se fosse in area 100, o comunque superiore, sarebbe perfetto. Se al di sotto, invece, allora servirà una parte di cedole per coprire la perdita da capitale (qui ipotizziamo l’uscita dal trade tra 5 anni e non a naturale scadenza).
E così via per tutte le altre possibili alternative prese di volta in volta in esame.
© RIPRODUZIONE RISERVATA