La Old Lady spiazza tutti e porta il costo del denaro allo 0,25%, inviando un segnale politico chiaro: nonostante l’emergenza in atto e il record di contagi, l’inflazione preoccupa più di Omicron
Mea culpa. La Bank of England, forse in un sussulto di orgoglio dopo il policy error del 4 novembre e le scuse pubbliche del suo governatore ai consumatori britannici, non si è lasciata tentare dall’alibi della nuova, prepotente emergenza Covid e ha alzato i tassi. Dallo 0,1% allo 0,25%, 15 punti base che si sostanziano in una chiarissima presa di posizione di politica monetaria: l’inflazione è più preoccupante di Omicron.
E in un Paese che vede gli hub vaccinali intasati e registra 70.000 nuovi contagi in un giorno, questo la dice davvero lunga. Oltretutto, la decisione è giunta dopo un voto schiacciante a maggioranza bulgara di 8 a 1. E se questo primo grafico
mostra come la Christmas surprise abbia decisamente colto i traders con la guardia abbassata, tanto da dar vita a un immediato e drastico reprice che indica altri 30 punti di rialzo già a febbraio, è Oltremanica che la mossa di Londra ha riverberato gli effetti più drastici.
In contemporanea con il balzo della sterlina nel cambio sul dollaro, questo grafico
ci mostra come lo spread italiano si sia dimostrato particolarmente sensibile all’ipotesi di Banche centrali che abbandonino la politica dei tassi a zero. Non a caso, la discesa dal picco di 140 punti base raggiunto in un battibaleno è stata garantita dalla notizia di una Bce che invece restava impermeabile alla sirene dell’inflazione e manteneva il costo del denaro inchiodato al minimo storico. E Londra pare intenzionata a fare sul serio, visto che dal Consiglio della Old Lady è uscita la chiara indicazione per un’ulteriore, modesta ma ancorché necessaria contrazione della politica monetaria, stante previsioni che vedono l’inflazione al 6% nel mese di aprile.
Unica nota positiva, apparentemente, il fatto che la Banca centrale britannica abbia mantenuto invariato il suo programma di acquisto obbligazionario, di fatto offrendo un laboratorio pratico all’ipotesi circolante a Francoforte di un inizio di normalizzazione dei tassi europei che vada di pari passo con una continuazione del Pepp dopo il 31 marzo, seppur con nome, finalità e controvalori decisamente differenti da quelli attuali. Nessuno, però, si attendeva una mossa così drastica.
Soprattutto dopo il capolavoro di dissimulazione messo in campo dalla Fed poche ore prima, capace di vendere al mercato l’aumento del taper come misura di contrasto alla galoppata dei prezzi, pur escludendo a priori qualsiasi mossa sui tassi prima del mese di aprile. Threadneedle Street, invece, ha fatto seguire al policy error di novembre, i fatti. Rialzo immediato. E talmente a sorpresa da obbligare tutti a prendere sul serio una possibile dinamica strutturale, stante appunto il conclamato stato di emergenza sanitaria del Regno Unito che non ha affatto inciso sulle decisioni della Old Lady.
Solo strategia, un primo rialzo e poi l’emergenza innescherà dinamiche da pilota automatico che rimettano tutto in stand-by? Difficile escluderlo, ormai. Resta un fatto, decisamente più grave e sintomatico per Roma che per Londra: quei 140 punti base raggiunti in un istante, un quasi +10% intraday, parlano chiaro sul tasso di dipendenza del debito italiano dal supporto Bce.
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