Il prezzo del Dutch sfonda il record di 172,5 euro per megawatt/ora dopo che il flusso dalla Russia crolla a zero. Con l’economia che rallenta e Omicron che incombe, l’Ue vede lo spettro giapponese
Altro giorno, altro aumento. Altro record. Il gas naturale europeo trattato ad Amsterdam oggi ha visto i futures di gennaio chiudere la giornata al record assoluto di 172,5 euro per megawatt/ora, un +17,41% intraday che ormai sembra rappresentare il new normal per un’inflazione energetica fuori controllo.
Questi due grafici parlano chiaro,
quasi in maniera impietosa e che non necessita commenti. Ma sono altri i numeri che devono cominciare a far riflettere. E tremare. Il contratto a 1 anno per l’elettricità in Germania oggi ha toccato i 300 euro per megawatt/ora, un’enormità rispetto alla media del decennio 2010-2020 che non aveva mai superato quota 50 euro. Ancora peggio se si guarda al contratto di febbraio della Francia, volato addirittura a 1.000 euro per megawatt/ora, a causa della chiusura di un terzo impianto nucleare per sciopero dei dipendenti e all’ovvio effetto boost che questa criticità ha impresso alle valutazioni già in orbita.
Ma è questo altro grafico
a rendere la prospettiva se possibile ancor più seria. Gazprom oggi ha infatti azzerato il flusso di gas verso l’hub tedesco di Mallnow, inviando un segnale politico inequivocabile: se infatti il Cremlino ha formalmente preso le distanze dalla decisione, nessuno può pensare realmente che il colosso energetico operi in autonomia rispetto a scelte che si sostanziano prima di politica estera che di mera operatività industriale.
E l’intemerata di Vladimir Putin contro l’eccessiva presenza della Nato sui confini russi ha confermato implicitamente come il Cremlino stia perdendo definitivamente la pazienza con l’Europa: se le minacce della Commissione per nuove e più chirurgiche sanzioni contro Mosca dovessero tramutarsi in atti concreti, la prospettiva è quella non solo di costi energetici insostenibili ma anche di un duplice rischio. Primo, black-out sempre più probabili nel breve periodo e fino a quando il freddo nel Nord Europa spingerà i consumi al massimo. Secondo, l’ombra della stagflazione già sul primo trimestre del 2022 per l’economia europea.
Se infatti la crescita tedesca sta flirtando già oggi con la contrazione negli ultimi tre mesi dell’anno, l’indice IFO calato a dicembre per il sesto mese di fila e in tutte le sue tre componenti (Business confidence, Expectations e Current conditions) sembra offrire uno spoiler chiaro di cosa potrebbe accadere, se alla dinamica auto-alimentante dell’inflazione energetica dovesse unirsi un ulteriore e drastico rallentamento dovuto a chiusure legate alla variante Omicron. Insomma, come mostra questo grafico
relativo alla situazione degli Stati Uniti, la stagflazione potrebbe inserirsi a forza nel già travagliato dibattito in seno alla Bce rispetto alle modalità di contrasto delle dinamiche dei prezzi.
A questo punto, il rischio è davvero quello di un cortocircuito che potrebbe rendere da cardiopalma l’esordio nel board del nuovo governatore della Bundesbank, Joachin Nagel, socialdemocratico ma rigorista. E, soprattutto, molto attento a leggere gli equilibri interni del proprio Paese. Un dato su tutti: l’Europace House Price Index tedesco a novembre è salito di un altro 2,1%, il massimo da febbraio e capace di portare l’aumento da inizio anno addirittura al +13,2%. Tradotto, rischio concreto di bolla immobiliare. Con duplice criticità: bancaria e sociale.
La Bce farebbe bene ad attrezzarsi per cominciare a stampare metri cubi di gas, oltre a lenzuolate di denaro elettronico creato dal nulla. Altrimenti, usando un gergo elettrico, potrebbe essere la nuova Germania a guida Spd a staccare la spina. Domanda finale, tanto retorica quanto ferale: quei dati da brivido già oggi presenti nell’economia tedesca, come si riverbereranno sul comparto di fornitura e subfornitura italiana dell’industria teutonica? Unite questa dinamica alla bolletta energetica che rischia di azzerare a tempo di record il mitologico 6% di Pil e gli ingredienti per un Natale poco sereno paiono schierarsi di fronte a noi. Come un plotone di esecuzione. Avanti a colpi di Superbonus?
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