Grazie a Home Beer, il food delivery si rinnova e i produttori artigianali diventano protagonisti. Con la seconda ondata di crowdfunding la piattaforma punta all’estero.
Il periodo del lockdown è stato un grande banco di prova per molti esercizi commerciali che fino alla prima decade di marzo non hanno conosciuto altro che transazioni fisiche e un rapporto diretto con la propria clientela. A maggior ragione se parliamo di negozi di generi alimentari che durante le varie fasi della quarantena hanno visto da parte dei più la riscoperta di botteghe più piccole e la distribuzione di marchi meno mainstream e di fattura più artigianale.
Ad avvalorare questo tipo di diffusione ha sicuramente contribuito l’online e la capacità di quei gestori, seppur più piccoli, di sapersi innovare e tuffare nel mare magnum della rete, attraverso soluzioni di e-commerce – più o meno improvvisate – affidate a soggetti terzi già presenti online sia per la commercializzazione dei propri prodotti che per il delivery.
Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, tale atteggiamento è stato premiante: la ricerca stima, infatti, che nel 2020 il Grocery Alimentare (prodotti da supermercato) incrementerà dell’85% rispetto al 2019 con un controvalore di 854 milioni di euro. Sulla stessa scia positiva vi sono il Food Delivery con una tasso di crescita del 19% sul pari periodo – equivalenti a 706 milioni di euro – e l’Enogastronomia – prodotti gastronomici di nicchia – la cui impennata è stimata in un 63% per un valore totale di 589 milioni di euro.
Home Beer: la piattaforma di delivery innovativa e sostenibile
Numeri incoraggianti e time to-market centrato per investire nel comparto tecnologico del delivery e dell’e-commerce anche per i più riottosi al cambiamento e per quell’utenza non ancora abituata alle transazioni online ancor più se si tratta di cibo. Tempo giusto anche per progetti innovativi e sostenibili a supporto del comparto come, ad esempio, Home Beer, la startup dalla forte vocazione tecnologica ideata da due ventenni romani, che durante il lockdown si è focalizzata sulla consegna di birra artigianale a domicilio e cibo in accompagnamento, andando a privilegiare l’incontro tra l’offerta di piccoli birrifici, spesso a conduzione familiare, e la domanda di una clientela esigente e ricercata.
I riders sono regolarmente assunti grazie a un accordo stretto con iCarry ed eCootra e, al netto delle consegne di maggior volume per le quali viene utilizzata una Ape Car, i mezzi adottati per il delivery sono motorini elettrici a zero emissioni nel pieno rispetto dell’ambiente e della sostenibilità cittadina.
Il servizio di consegna è attivo su Roma e Milano e a oggi hanno aderito oltre 52 attività ristorative ma l’obiettivo è quello di diffondersi con questa attività in città quali Firenze, Bologna, Torino e Bari entro il 2022; a livello nazionale, invece, la piattaforma integra il servizio di delivery con quello di e-commerce in modo da ampliare il bacino di utenti grazie al coinvolgimento di 26 birrifici su territorio nostrano che Home Beer punta a valorizzare all’estero grazie all’entrata nel marketplace “Made in Italy” di Amazon-ICE che permetterà la distribuzione nel bacino dei paesi europei.
In virtù di questi nuovi progetti di espansione è stata lanciata su BacktoWork la seconda campagna di equity crowdfunding che ha l’obiettivo di raccogliere 250.000 euro e reinvestire non solo per ampliare il servizio di delivery ma anche per lanciare Deliveryonline.it, la Progressive Web App (Pwa) che permetterà di erogare i servizi di prenotazione tavolo, delivery e take-away in white label per i ristoranti e catene di ristorazione; condizione necessaria che dal 2020 in poi sta cambiando in modo sempre più definitivo la modalità di fruizione delle attività ristorative al cui rispetto e adeguamento siamo chiamati tutti, indipendentemente dal fatto che siamo utenti o esercenti.
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