Brexit e mercati: scenari e prospettive per i prossimi mesi

Renato Frolvi

25/06/2016

Vince la Brexit: previsioni sui mercati con l’uscita del Regno Unito dall’UE. BCE e BoE difendono il mercato, ecco dove puntare.

Brexit e mercati: scenari e prospettive per i prossimi mesi

Brexit e mercati: come investire ora?
Alcune riflessioni a freddo si impongono ora per gli addetti ai lavori e per i risparmiatori circa l’esito del referendum in Inghilterra.

La vittoria del SI al Brexit rappresenta uno shock per i mercati. Anche se il mondo è cambiato e i mercati finanziari non reagiranno bene (possibile calo del mercato azionario europeo del 10%-15% nei prossimi giorni), mi preme qui ribadire che non siamo nel mezzo di una crisi sistematica come ai tempi del default Lehman (settembre 2008).

Brexit: BCE e BoE non faranno crollare i mercati

Vedo già interventi coordinati di BCE e BOE sul mercato dei cambi, con il dollaro che stamane alle 8.00 valeva 1,10 e ora in metà mattinata è ritornato in area 1,1150.
Anche la sterlina che sui mercati internazionali alle 6.00 di stamane quotava un drammatico 0.8260 contro euro ora sta scambiando a 0.7990. La presenza delle due banche centrali suddette assicura liquidità al sistema interbancario e credo che anche la FED farà lo stesso questo pomeriggio.

Ma quali saranno i nodi cruciali nei prossimi mesi e come si evolverà la situazione sui mercati?

Mercati e Brexit: le prospettive per il Regno Unito

Incertezza e rischio politico sono le due variabili che domineranno lo scenario macro per il Regno Unito.
Allo stadio attuale è difficile identificare le conseguenze derivanti sul medio termine dalla vittoria del “Leave”, ma il verificarsi congiunto di uno shock di fiducia, la presenza di condizioni finanziarie più severe e l’incertezza politica seguita all’annuncio odierno delle dimissioni di Cameron, porterà il Regno Unito in recessione entro fine d’anno.

L’esito del referendum potrebbe portare, inoltre, ad un aumento dei timori su una fase di deflazione nell’Eurozona, con conseguente calo dei rendimenti obbligazionari in Giappone, Germania e Stati Uniti.

Mercati: rischio effetto domino con Brexit

In un contesto in cui tali problemi domineranno il dibattito politico nel Regno Unito, a livello europeo potrebbero nuovamente emergere dubbi sul futuro dell’UE e della zona Euro. L’uscita del Regno Unito segna, infatti, un precedente e anche altri paesi europei potrebbero voler seguire l’esempio dei cittadini d’Oltremanica.

In particolare, nei prossimi 5 anni il rischio che si indica un referendum sulla volontà di restare in Europa sono più elevati in Danimarca, Repubblica Ceca e Austria (ed in misura minora in Olanda, Ungheria e Slovacchia). Non valuto per nulla la probabilità di un uscita dall’euro di Italia e Francia che sono le nazioni più europeiste, assieme alla Spagna, del consesso europeo.

Ma in ogni caso l’aumento dello scetticismo sull’Unione Europea graverà su tutti i paesi, e sulla Germania in primis, sopportando il peso di mostrare una maggiore unità per rafforzare la coesione della zona Euro. Probabilmente, i paesi dell’area euro potrebbero promuovere di comune accordo progetti comuni, come iniziative relative al settore della difesa, la creazione di un fondo europeo per gli investimenti o l’armonizzazione dell’imposta societaria.

Brexit e Italia: referendum costituzionale sotto la lente

Sono invece preoccupato per il prossimo vero test per l’unione europea che è rappresentato dal referendum costituzionale in Italia che si terrà ad ottobre (in caso di “No” ad una riforma costituzionale Renzi potrebbe dimettersi e ciò porterebbe ulteriori tensioni sui titoli di stato e sui mercati azionari, soprattutto quelli italiani).

Post-Brexit: il ruolo delle banche centrali

In un contesto di forte incertezza politica il comportamento delle banche centrali sarà fondamentale per la fiducia dei cittadini. Sia la BCE che la BOE saranno obbligati a rendere più accomodante le loro politiche monetarie nei prossimi due anni.

In particolare, per quanto riguarda la BCE, mi aspetto che essa possa far leva su un ulteriore calo dei tassi e su un aumento degli acquisti mensili del programma di QE, e rendere la liquidità derivante dalle operazioni di LTRO più accessibile per far fronte al crescente stress sul mercato creditizio e obbligazionario.

Inoltre, per far fronte all’aumento dell’avversione al rischio nei paesi periferici (testimoniato dal rialzo degli spread), la BCE potrebbe attivare il programma OMT (finora mai utilizzato) in modo da poter supportare un singolo paese piuttosto che suddividere gli acquisti fra le varie banche centrali come previsto nel QE. Tuttavia, dato che il programma non è mai stato utilizzato, la sua attivazione potrebbe richiedere tempo.

Fed: rialzo dei tassi solo nel 2017

Nei prossimi mesi è certo un ulteriore calo (dell’ordine di 10bp-20bp) dei rendimenti dei paesi sviluppati, più di tutti il Treasury americano, visto che la Yellen aveva già chiaramente affermato che in caso di Brexit l’eventualità di un rialzo dei tassi FED nella seconda parte dell’anno sarebbe diventato un evento sempre più improbabile.

Per me, a questo punto, la Fed dovrebbe posticipare il rialzo dei tassi nel 2017.
Inoltre, il rialzo dell’avversione per il rischio a livello globale dovrebbe determinare un apprezzamento del dollaro per effetto degli acquisti di Treasury provenienti da oltreoceano (l’atteggiamento più accomodante della Banca Centrale Americana dovrebbe portare il cross EURUSD nel range 1,10 – 1,12).

Segui la reazione dei mercati alla Brexit in tempo reale

Brexit, previsioni sui mercati: ecco dove puntare

Come si evince dai movimenti registrati questa mattina, la sterlina è estremamente vulnerabile. Una situazione che non stupisce tenuto conto delle incertezze relative al finanziamento del disavanzo delle partite correnti associate ai dubbi su un potenziale easing da parte delle banche centrali.

In particolare, nel medio termine, la sterlina dovrebbe stabilizzarsi ad un livello inferiore del 10% rispetto al livello pre-referendum, con il cross GBPUSD che dovrebbe attestarsi a 1,35 e quello EURGBP a 0,85 nei prossimi mesi. Tuttavia nel breve termine la volatilità sarà particolarmente elevata e la valuta britannica potrebbe registrare dei movimenti di maggiore ampiezza. Dipende dall’entità degli interventi di BOE della BCE sui mercati.

È importante tuttavia rimanere con i nervi saldi. Su alcuni settori (banche e assicurazioni) raccomando di starne lontano almeno sino a tutto il 2016. Altri settori (per esempio industriali con scarso appeal commerciale in UK, quali la Siemens, la ABB, la Schneider Electric o la Saint Gobain) potrebbero diventare una opportunità a questi prezzi, così come anche alcuni petroliferi quali la BP che ha chiaramente affermato stamane che non ritiene il Brexit avere un impatto significativo sui conti di fine anno (e anche il petrolio, scivolato oggi in area 47 dollari barile, potrebbe essere una opportunità per i prossimi mesi).

Infine nel mercato USA, il settore tecnologico del NASDAQ potrebbe subire ingiustificate ed eccessive penalizzazioni nei prossimo mese che potrebbero diventare anch’esse delle occasioni.

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