Con il referendum costituzionale di oggi 4 dicembre gli italiani hanno respinto la riforma Boschi-Renzi. Perché ha vinto il No contro il Sì? Ecco le ragioni dei favorevoli e dei contrari.
Referendum costituzionale 2016: i pro e i contro - Il risultato è ufficiale: al referendum il No trionfa con quasi il 60% delle preferenze. Il verdetto, schiacciante e inequivocabile, ha costretto alle dimissioni il premier Matteo Renzi, che oggi salirà al Quirinale per rimettere nelle mani del Presidente della Repubblica il suo mandato.
Nel commentare la sconfitta, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi ieri Renzi ha affermato:
“Come era evidente e scontato dal primo giorno, l’esperienza del mio governo finisce qui. Credo che per cambiare questo sistema politico in cui i leader sono sempre gli stessi e si scambiano gli incarichi ma non cambiano il Paese, non si possa far finta che tutti rimangano incollati alle proprie consuetudini prima ancora che alle proprie poltrone. Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il Cnel. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che salta è la mia”.
Il referendum costituzionale 2016 ha visto una massiccia partecipazione degli elettori. Alla chiusura delle operazioni, l’affluenza si è attestata al 65,%. Il No ha vinto in tutte le regioni, a eccezione di Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Il Sì ha prevalso nel voto degli italiani all’estero (64,7%).
Referendum costituzionale 2016: la fine della campagna elettorale
La campagna elettorale del referendum costituzionale 2016 si è conclusa venerdì 2 dicembre. La vigilia del silenzio elettorale è stata caratterizzata da aspre polemiche.
Aggiornamenti in tempo reale, exit poll e dati sull’affluenti li potete leggere in Diretta referendum costituzionale: exit poll, dati sull’affluenza e aggiornamenti in tempo reale.
Il leader della Lega Nord Matteo Salvini, ha definito “inventati o comprati” i voti degli italiani all’estero, promettendo il ricorso qualora fossero risultati decisivi.
Al segretario del Carroccio ha fatto eco Massimo D’Alema, secondo il quale “bisogna vedere se si tratta di persone vere e non di schede elettorali comprate e riempite da una sola mano”.
Torino è stata la tappa finale della campagna M5S. Dal palco di Piazza San Carlo, Beppe Grillo ha spiegato che in ogni caso, “che si vinca o che si perda il Paese è spaccato”.
Referendum costituzionale 2016: sommario
Vediamo nel dettaglio quali sono stati i temi oggetto del voto.
Referendum costituzionale 2016: i temi oggetto del voto
Tra i principali punti chiave del ddl Boschi - bocciato col voto di ieri dagli italiani - troviamo una consistente revisione dell’assetto parlamentare e amministrativo, del processo legislativo e del rapporto tra lo Stato centrale e le Regioni.
Con la vittoria del No resta in vigore l’attuale Carta costituzionale. Qualora avesse vinto il Sì, invece, la nuova legge costituzionale sarebbe entrata in vigore il giorno successivo alla ripubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Le novità principali della riforma sarebbero state introdotte a partire dalla prossima legislatura, una volta sciolte le Camere.
Referendum costituzionale: Sì o No? Il quesito
Sul destino del referendum costituzionale fino a poche settimane fa incombeva anche il ricorso presentato dall’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida, il quale si è rivolto al Tribunale civile di Milano per chiedere di sollevare l’eccezione di legittimità costituzionale sul quesito del referendum.
Secondo Onida, il fatto che in un unico quesito vengano sottoposti agli elettori diversi argomenti eterogenei minerebbe la libertà di voto.
Il quesito del referendum costituzionale 2016 recitava infatti:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente ’disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”.
Il 10 novembre, però, il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Milano Loretta Dorigo ha respinto il ricorso, spiegando che
“non ritiene (...) il Tribunale di ravvisare una manifesta lesione del diritto alla libertà di voto degli elettori per difetto di omogeneità dell’oggetto del quesito referendario”.
Referendum costituzionale: Sì o No? Il destino di Renzi
Nel corso della conferenza stampa di fine anno 2015, Renzi annunciò che in caso di vittoria del No, non solo si sarebbe dimesso da premier ma avrebbe concluso la sua carriera politica. Negli ultimi tempi, però, il leader del Pd ha optato per una minore personalizzazione della consultazione referendaria.
Il capo del governo, nelle fasi finali della campagna elettorale, ha smesso di parlare di sue eventuali dimissioni, esortando media e opinione pubblica a focalizzare la propria attenzione sul contenuto del testo che gli italiani hanno fragorosamente respinto.
Un ottimo motivo, dunque, per analizzare le ragioni del Sì e quelle del No.
Vedi anche la nostra Infografica sul referendum costituzionale, per capire cosa si vota in 10 punti.
Referendum costituzionale: votare Sì o No? La data
La data in cui si è tenuto il referendum costituzionale è il 4 dicembre 2016. La scelta dell’election day era stata al centro di un altro giallo. Inizialmente il premier aveva indicato ottobre come periodo possibile in cui fissare la chiamata alle urne, prima di virare sul 4 dicembre.
L’approvazione definitiva del testo di legge sulla riforma costituzionale è avvenuta il 12 aprile, quando la Camera ha dato il suo via libera al testo con 361 voti a favore, 7 contrari e 2 astenuti.
Il 15 luglio sono scaduti i termini per la richiesta del referendum costituzionale, mentre l’8 agosto la Cassazione ha ammesso i quesiti sulla riforma della Carta, passando la palla al governo, che dopo l’ok della Suprema Corte ha 60 giorni per fissare la data del voto.
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Referendum costituzionale 2016: le ragioni del Sì e quelle del No
Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ha chiamato gli italiani alle urne per dire Sì o No alla riforma della Costituzione proposta dal ministro Maria Elena Boschi e appoggiata dal governo Renzi.
Il 2 maggio a Firenze ha preso ufficialmente il via la campagna di Renzi per il Sì al referendum costituzionale. “È un grandissimo bivio tra l’italia che dice Sì e quella che sa solo dire No”, ha più volte ribadito il premier.
Ma quali sono i contenuti della riforma costituzionale e su cosa sono stati chiamati a esprimersi gli elettori?
Di seguito elencheremo i motivi per cui gli italiani hanno scelto di votare Sì o No alla riforma Boschi-Renzi: un confronto schematico tra le argomentazioni avanzate da chi si è dichiarato a favore o contrario al progetto di modifica della Carta costituzionale.
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Referendum costituzionale 2016: votare Sì o No?
Lo scontro tra il Sì e il No è stato trasversale e ha coinvolto tutti gli schieramenti politici e ideologici. Ovviamente il leader naturale del partito del Sì è Matteo Renzi, ma a predicare le ragioni della riforma costituzionale è stato anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo il quale “le due debolezze fatali della storia repubblicana sono stati la minorità dell’esecutivo e il bicameralismo perfetto”.
Contemporaneamente si sono delineati anche i comitati del No, presieduti da costituzionalisti ed esponenti delle opposizioni, i quali hanno definito la riforma costituzionale votata dalla maggioranza “l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo”.
Molti dubbi sono stati sollevati anche in merito al nuovo rapporto tra Stato centrale e regioni disegnato dalla nuova legge, che, secondo i costituzionalisti del No, non risolverebbe le criticità scaturite dalla riforma del 2001.
Riforma costituzionale 2016, Sì o No? Come funziona il voto
Il testo della riforma Boschi introduceva diverse novità, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario e del Cnel, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare.
Per questo tipo di referendum, chiamato anche confermativo o sospensivo, non è stato necessario il raggiungimento del quorum.
Diversamente dal referendum abrogativo - come quello di aprile sulle trivellazioni, per intenderci - ha vinto l’opzione che ha ottenuto la maggioranza dei consensi, a prescindere dal numero di votanti.
Referendum costituzionale 2016: perché gli italiani hanno votato Sì
Per i sostenitori del Sì, tra cui troviamo non solo esponenti Pd ma anche docenti di Diritto e studiosi della Costituzione, la riforma Boschi rappresentava un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni.
Le più note ragioni per votare Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre sono:
- addio bicameralismo: si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo;
- il fatto che solo la Camera sia chiamata a votare la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del Parlamento;
- la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi;
- grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia;
- il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.
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Referendum costituzionale 2016: perché gli italiani hanno votato No
Tutte le ragioni anti-riforma sono dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No. I motivi per cui, secondo gli esponenti del fronte del No, gli italiani si sarebbero dovuti opporre (come è infatti accaduto) all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:
- si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare;
- anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
- la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
- i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%;
- l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
- il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.
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