L’immissione sul mercato di 50 milioni di barili ottiene l’effetto contrario: solo gli Usa ne usano 20 milioni. Al giorno. In compenso, le nuove sanzioni contro Nord Stream 2 costano al Dutch un +9%
Pare che le fragorose risate provenienti dalle stanze dei bottoni di Ryad e Mosca si siano sentite nitidamente fino a Wall Street, quando l’amministrazione Biden ha gonfiato il petto e annunciato l’immissione sul mercato di 50 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche a partire da dicembre.
Di più, la Casa Bianca ha voluto unire al messaggio di politica interna - finalizzato a tranquillizzare gli automobilisti dissanguati ai distributori - anche quello di più ampio respiro geopolitico, coordinando la mossa con altri cinque Paesi e vendendola come strategia anti-Opec. Quale sia stata la reazione del mercato al colpo di teatro di Joe Biden è plasticamente rappresentato in questo grafico:
un aumento del prezzo dai minimi toccati proprio nell’attesa dell’annuncio. La ragione è semplice: 50 milioni di barili spalmati su alcuni mesi equivalgono alla proverbiale goccia nel mare per quanto riguarda le dinamiche dei prezzi, visto che i soli Usa utilizzano al giorno 20 milioni di barili per l’ordinaria amministrazione da superpotenza industriale. E il mondo circa 100 milioni in totale.
Ma non basta. Perché questo altro grafico
mostra come negli ultimi 90 giorni gli Stati Uniti abbiano venduto continuativamente milioni di barili dalle riserve strategiche, di fatto lastricando la strada a quello che per il guru degli hedge funds, Kyle Bass, appare un epilogo ineluttabile: petrolio sopra i 100 dollari al barile e benzina oltre i 5 dollari al gallone alla pompa. La ragione? A tutti noi piacerebbe una transizione verso energie alternative che si compia nell’arco di una notte ma non è possibile. E questo tipo di mosse basate sull’ignoranza, su anni di puerili sotto-investimenti e su un pensiero infantile sono proprio quelle che compromettono la sicurezza nazionale e puniscono i ceti meno abbienti.
Colpito e affondato. Ma non basta. Perché se il prezzo del petrolio ha di fatto solo pareggiato le perdite garantite nei giorni scorsi dalla grande attesa, molto peggio ha fatto il gas naturale europeo (Dutch) dopo che l’amministrazione Usa ha annunciato nuove sanzioni contro Nord Stream 2 come risposta alla minaccia di Mosca verso l’Ucraina. Il grafico parla chiaro,
un rotondo +8,7% che ha portato le valutazioni nuovamente sopra quota 90 euro al kilowatt/ora, per l’esattezza un massimo di 91,34 euro. Un vero capolavoro, insomma. In realtà, però, da ridere c’è davvero poco. A meno che non si sia il ministro dell’Energia russo o saudita.
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