Il soldi del cashback derivano dal Recovery Plan e il Governo rischia di indebitarsi con l’Europa per sostenere i rimborsi dei prossimi anni. Gli italiani saranno costretti a restituire il denaro ottenuto?
Il Governo ha introdotto il bonus cashback, che dall’8 dicembre 2020 ha preso il via (non senza problemi), mentre il termine per effettuare gli acquisti è stato fissato al 31 dicembre. Tuttavia, durante l’ultima giornata disponibile per effettuare i propri acquisti è emersa una beffa: i soldi dei rimborsi derivano dai prestiti inseriti nel Recovery Plan.
Che significa? Il Governo si è indebitato per ottenere le risorse necessarie per finanziare i rimborsi del 10% sulle spese degli italiani, ma la partecipazione al bonus ha complicato le cose. Nel Recovery Plan erano previsti 4,75 miliardi di euro per i pagamenti digitali, ma queste risorse verranno prese in prestito dall’Unione Europea e quindi dovranno essere restituite. Dei 5 milioni di italiani che hanno aderito al cashback, inoltre, la maggior parte ha maturato un rimborso pari a 18 euro a testa.
Che cosa sta succedendo? Quanto riceveranno di rimborso gli italiani? I soldi saranno da restituire a Bruxelles? Facciamo chiarezza sulla questione.
Cashback, i rimborsi saranno da restituire a Bruxelles?
A discutere sulla questione è un articolo del Messaggero, che riporta una notizia sconvolgente e inaspettata per tutti gli italiani che avevano puntato sul cashback per ottenere il rimborso delle spese effettuate per gli acquisti di Natale. Infatti, pare che i soldi ottenuti grazie all’agevolazione di Natale saranno meno di quelli inizialmente previsti e oltretutto dovranno addirittura essere restituiti a Bruxelles.
Nelle prime due settimane di dicembre, i 5 milioni di italiani che hanno aderito al cashback avrebbero maturato un rimborso pari a circa 18 euro a testa, cifra ben lontana dal tanto atteso rimborso di 150 euro. Inoltre, il piano del Governo prevedeva un gettito addizionale per lo Stato pari a 4,5 miliardi di euro al 2025. Ma questa somma deriva da prestiti relativi al Recovery Fund e non da contributi a fondo perduto: ciò significa che il Governo si appresta a indebitarsi con l’Europa per sostenere i rimborsi in arrivo nei prossimi anni.
Il Governo, infatti, avrebbe previsto uno stanziamento di risorse pari a 228 milioni di euro per il cashback di Natale, mentre in totale sono 1,75 miliardi i fondi da stanziare nel 2021 e 3 miliardi quelli da sborsare nel 2022.
Cashback, rimborsi ridimensionati: meno di 25 euro a testa
Il bonus cashback è stato sfruttato da milioni di italiani: sono circa 9,1 milioni, infatti, i download dell’app IO nel solo mese di dicembre. Grazie a quest’ultima piattaforma della Pubblica Amministrazione, è possibile inserire nel proprio Portafoglio le carte di credito o debito per effettuare gli acquisti - rigorosamente nelle sedi fisiche dei negozi - che permettono di accedere al rimborso del 10% su una spesa massima di 1.500 euro. Le transazioni minime richieste sono 10 e la spesa massima per ciascuna è di 150 euro, con un rimborso (previsto) di 15 euro per ogni operazione.
Tuttavia, la beffa riguarda le risorse stanziate per la misura: si parla di circa 228 milioni di euro da spalmare su oltre 9 milioni di italiani che hanno installato l’applicazione IO per avere diritto al cashback.
Che significa? Che il rimborso medio per ciascun beneficiario potrebbe ammontare a meno di 25 euro e - tra l’altro - i soldi del cashback potrebbero rientrare nelle casse di Bruxelles.
I dubbi della Bce sul cashback
Alla scadenza del suo mandato, il 14 dicembre 2020, l’ex membro del direttivo della banca Centrale Europea Yves Mersch, aveva inviato una lettera all’inquilino del Ministero dell’Economia italiano per esprimere i suoi dubbi in merito ai rimborsi del bonus cashback.
“Le critiche sono state prontamente rispedite al mittente da Roma, ma rimane il fatto che i numeri registrati finora dall’iniziativa non soddisfano. Sicuramente hanno pesato le difficoltà dell’app IO, che nella fase di decollo non hanno reso agevole l’iscrizione al programma, al punto che circa la metà di quelli che hanno scaricato l’app pubblica non hanno aderito ancora al cashback. Poi le chiusure anti-contagio di questi giorni hanno contribuito a tenere bassa la quota di rimborsi maturati dai partecipanti, rendendo il programma meno attraente”.
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