L’intenzione di Donald Trump di ricorrere alla Corte Suprema per sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali riporta alla luce i contrasti tra Joe Biden e il giudice Thomas. La toga dell’Alta Corte, infatti, potrebbe ora sbarrare la strada al Democratico.
Chi è Clarence Thomas? E cosa successe con il vincitore delle elezioni USA, Joe Biden, nel lontano 1991?
La risposta, che in altre stagioni faticherebbe a stuzzicare la curiosità dei lettori, ha nell’attuale contesto politico statunitense una rilevanza inedita.
Thomas, giudice della Corte Suprema americana, è infatti una delle toghe che potrebbero pronunciarsi sull’esito delle elezioni in seguito al ricorso del tycoon. Ma l’universo internettiano, che negli ultimi giorni ha riportato alla luce un dissidio vecchio di trent’anni tra Thomas e Biden, getta ora ombre sull’imparzialità del giudice.
Biden accusò il giudice Thomas di violenza sessuale nel 1991
Nato in Georgia, il settantaduenne giudice della Corte Suprema statunitense, Clarence Thomas, ha completato la sua formazione in una delle più prestigiose università della Ivy League, Yale.
Nel 1991 fu il Repubblicano George Bush a nominarlo giudice associato dell’Alta Corte. L’udienza che precedette la sua nomina, tuttavia, aprì un ampio dibattito negli Stati Uniti sulle irrisolte questioni legate al genere e alla razza.
Joe Biden, all’epoca dei fatti senatore del Delaware, era a capo della Commissione giustizia del Senato. Punto cruciale della questione furono le accuse di molestie sessuali avanzate contro il giudice da Anita Hill, docente di legge che aveva lavorato per un breve periodo con la toga.
Il Presidente in pectore cavalcò le accuse mosse dalla presunta vittima ma il dibattimento si concluse in un nulla di fatto a causa dell’impossibilità, per Joe Biden, di rintracciare ulteriori testimoni che potessero corroborare le affermazioni di Anita Hill e provare, dunque, la condotta illecita del giudice.
Il caso, che venne in seguito archiviato - permettendo a Thomas di divenire un giudice dell’Alta Corte - sollevò molte polemiche negli Stati Uniti. Secondo i sostenitori della toga, infatti, l’orientamento dato da Joe Biden alle udienze - eccessivamente appiattito sulle accuse senza riscontri di Anita Hill - era teso ad impedire che un giudice nero accedesse alla Corte Suprema americana.
Crescono i dubbi sull’imparzialità del giudice Thomas
La vicenda, seppur sgradevole, non ha impedito al giudice Thomas di accedere effettivamente alla Suprema Corte statunitense. Ventinove anni dopo, infatti, la toga è ancora al suo posto, segno tangibile della brillante carriera che il giudice ha saputo costruirsi.
Le circostanze attuali, tuttavia, impongono una seria riflessione sull’opportunità di un coinvolgimento del giudice Thomas nella contesa Trump-Biden. Sebbene siano passati ventinove anni, infatti, la vicenda segnò umanamente la toga che, tempo dopo, espresse il suo risentimento verso il Democratico in un libro autobiografico, Il figlio di mio nonno.
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