Cina-USA: è guerra sulle aziende quotate, cosa sta succedendo

Violetta Silvestri

03/12/2021

Lo scontro tra Cina e USA si riaccende su un tema già esploso tempo fa: le regole e i controlli sulle grandi aziende quotate nelle Borse straniere. E il colosso Didi ha già annunciato il delisting.

Cina-USA: è guerra sulle aziende quotate, cosa sta succedendo

Cina-USA di nuovo in un clima di tensione finanziario e politico: la giornata si è aperta con l’annuncio del delisting dalla Borsa di New York del gigante cinese Didi.

A testimonianza di uno scontro di potere in corso, in nome della sicurezza nazionale, appena un giorno fa la SEC statunitense ha messo a punto le regole per il controllo delle società pubbliche straniere quotate. Controllo che proprio Cina e Hong Kong rifiutano.

Cosa sta succedendo tra Pechino e Washington, sul fronte quotazioni straniere?

Tensione USA-Cina: il caso delisting di Didi

Il gruppo cinese Didi Chuxing ha dichiarato venerdì 3 dicembre che avrebbe cancellato la sua quotazione dalla borsa di New York, accelerando il disaccoppiamento della Cina dai mercati dei capitali statunitensi. Il tutto, mentre Pechino mette in campo la repressione sui principali gruppi tecnologici del Paese.

La società, che è stata colpita da un maggiore controllo normativo in Cina, ha scritto sul suo account Weibo ufficiale che avrebbe iniziato il processo di delisting e si sarebbe preparata a diventare pubblica a Hong Kong.

Didi ha lanciato la sua IPO a New York da 4,4 miliardi di dollari a giugno, diventando la più grande quotazione di una società cinese negli Stati Uniti da Alibaba nel 2014.

Giorni dopo, i regolatori cinesi hanno ordinato che l’app di Didi fosse rimossa dagli app store nazionali. Alla società è stato anche vietato di registrare nuovi utenti, sottoponendola a un’ampia indagine governativa sulle sue pratiche di sicurezza informatica.

Mentre le grandi imprese statali cinesi quotate negli Stati Uniti sono state prese di mira dalle amministrazioni Biden e Trump con divieti di investimento, New York è rimasta una destinazione attraente per i campioni tecnologici del settore privato cinese.

Il clima, però, sta velocemente cambiando. Washington sta cercando di inasprire le restrizioni sulle società straniere che fluttuano nelle borse americane. Giovedì 2 dicembre, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha finalizzato le regole che le consentono di rimuovere dalla quotazione le azioni estere per non aver soddisfatto i requisiti di revisione.

USA: più regole di controllo sulle quotate straniere

Novità importanti sono emerse in questi giorni anche dagli Stati Uniti, nell’ottica di preservare la sicurezza nazionale e degli investitori sulle quotate straniere (cinesi soprattutto).

Nello specifico, le società pubbliche straniere quotate negli Stati Uniti possono subire il delisting se i loro revisori non rispettano le richieste di informazioni da parte delle autorità di regolamentazione statunitensi.

La SEC ha adottato emendamenti per finalizzare le regole di attuazione della Holding Foreign Companies Accountable Act (HFCAA). La legge è stata approvata nel 2020 dopo che i regolatori cinesi hanno ripetutamente negato le richieste del Public Company Accounting Oversight Board (PCAOB), creato nel 2002 per sovrintendere agli audit delle società pubbliche, di ispezionare i dati di bilancio delle aziende cinesi che quotano e scambiano negli Stati Uniti.

Di fatto, Cina e Hong Kong sono le uniche due giurisdizioni che rifiutano di consentire le ispezioni. Il rifiuto della Cina di consentire agli ispettori del PCAOB di rivedere gli audit di aziende come Alibaba e Baidu che negoziano nelle borse americane sta irritando i regolatori statunitensi da anni.

L’atto USA, quindi, non è altro che l’ultimo passo in uno scontro tra i funzionari finanziari nelle due maggiori economie del mondo. La misura dà il via a un processo che potrebbe portare a oltre 200 società espulse dagli scambi statunitensi.

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