La Cina ha usato i viaggi aerei per seminare il virus nelle fasi iniziali: da Milano a New York fino al resto del mondo, così si è diffusa la pandemia secondo il consulente commerciale della Casa Bianca.
“La Cina ha inviato centinaia di migliaia di aerei in tutto il mondo per seminare l’epidemia. I cinesi, dietro lo scudo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, hanno nascosto il virus per due mesi, e poi spedito i loro cittadini su aerei diretti a Milano, New York e in tutto il mondo finché non lo hanno sparso ovunque. Avrebbero potuto tenerlo a Wuhan, e invece è diventato una pandemia”.
È quanto affermato da Peter Navarro, consulente commerciale della Casa Bianca, in un’intervista al programma “This Week” di ABC News.
Nonostante queste dichiarazioni possano suonare pesantemente diffamatorie, alla domanda se Navarro stesse accusando la Cina di aver deliberatamente diffuso il coronavirus nel mondo, il funzionario statunitense ha chiarito che non intendeva dire che sia stato un atto intenzionale.
Cina ha seminato virus con aerei? Il report dell’intelligence USA
Un rapporto dell’intelligence del Dipartimento della sicurezza nazionale di cui è entrata in possesso l’Associated Press afferma che i leader cinesi hanno nascosto la gravità del virus intenzionalmente già all’inizio di gennaio. Nel documento, non contrassegnato come classified ma “solo per uso ufficiale”, si riporta che mentre minimizzava la gravità del virus, la Cina aumentava le importazioni e diminuiva l’export di forniture mediche.
In Cina non si segnalano nuovi decessi per COVID-19 da più di un mese, sebbene nel Paese i nuovi casi registrati facciano temere una seconda ondata di contagi come una pericolosa possibilità. Come riportato da Reuters e Fox News, un consulente medico Zhong Nanshan ha ammesso che la Cina inizialmente ha sottostimato il numero di infetti a Wuhan e che la maggior parte delle persone sono ancora a rischio a causa della mancanza di immunità.
Al via l’inchiesta su diffusione virus
Intanto 116 nazioni hanno aderito alla mozione dell’Australia per un’inchiesta sul coronavirus che sta causando al Paese promotore una spaccatura nei rapporti con la Cina.
“Considerando gli oltre 300mila morti, i milioni di persone nel mondo che hanno perso o stanno perdendo il lavoro e l’impatto sulle economie di ogni angolo del globo, è opportuno impegnarsi in una revisione di ciò che è accaduto”, ha detto il ministro degli esteri Marise Payne. Ciò che si chiede è una valutazione imparziale, indipendente e completa della risposta internazionale alla pandemia.
La mozione australiana non menziona esplicitamente la Cina né torna sui dubbi circa la vera origine del virus, ma l’iniziativa ha fatto arrabbiare Pechino, che ha minacciato di aumentare i dazi sull’importazione dell’orzo e bloccato alcune importazioni di carne bovina dall’Australia.
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