Per la Cina sono necessari oltre 5 trilioni di dollari per raggiungere la neutralità climatica annunciata da Xi Jinping all’ONU. Lo studio di Wood Mackenzie.
Il costo per la Cina per raggiungere la neutralità climatica entro il 2060 è di oltre 5 trilioni di dollari. La stima è stata realizzata da Wood Mackenzie, tra le più importanti società di consulenza energetica del mondo.
L’analisi è stata condotta in seguito alle parole del presidente Xi Jinping, il quale, nell’assemblea generale di settembre dell’ONU, aveva dichiarato che la Repubblica popolare avrebbe conseguito l’obiettivo entro tale data.
Cina, oltre 5 trilioni di dollari per la neutralità climatica
Ovviamente si tratterebbe di una svolta epocale nella lotta al cambiamento climatico, essendo al momento la stessa Cina il maggior produttore del pianeta di anidride carbonica.
Un risultato del genere porterebbe alla più grande riduzione del riscaldamento globale previsto nei prossimi anni.
Tuttavia l’obiettivo ambizioso sarà tutt’altro che semplice da raggiungere per il dragone, il quale, oltre l’investimento monstre previsto, dovrà mettere in atto nuove politiche per fronteggiare anche la transizione socio-economica che deriva da una scelta del genere.
Tra i possibili problemi da affrontare c’è il rischio di un forte aumento della disoccupazione nelle regioni in cui si estrae il carbone.
Per ovviare a questa situazione, il governo centrale potrebbe quindi adeguare le centrali elettriche a carbone con una nuova tecnologia di stoccaggio e cattura del diossido di carbonio, conosciuto come CCS, che permetterebbe di continuare le attività di estrazione del minerale senza produrre inquinamento.
Svolta nella lotta al cambiamento climatico
Un altro ostacolo è legato dalla mancanza di alternative a basse emissioni per i settori dei trasporti e dell’industria pesante, nei quali le emissioni di CO2 hanno raggiunto un livello di 5,7 miliardi di tonnellate, pari alla somma dei volumi di Stati Uniti e Regno Unito.
Il dragone dovrebbe quindi puntare tutto nel diventare uno dei maggiori centri di innovazione energetica per la decarbonizzazione di tali produzioni.
In quest’ottica, l’intero trasporto stradale dovrà essere completamente elettrificato, con i veicoli ad energia elettrica che raggiungerebbero 325 milioni unità nel 2050, a fronte di un totale odierno di 4 milioni.
Aumento produzione idrogeno, energie rinnovabili e CCS
Al tempo stesso la produzione di idrogeno dovrebbe salire entro la stessa data a 150 milioni di tonnellate per poter soddisfare il fabbisogno richiesto dalle industrie dell’acciaio, del cemento e dei prodotti chimici.
Per raggiungere l’impatto zero, inoltre, le capacità di stoccaggio delle energie rinnovabili (principalmente solare ed eolica) dovrebbe aumentare di 11 volte entro il 2050 rispetto al livello attuale, arrivando ad un totale di 5.040 gigawatt.
Se il piano della Cina venisse effettivamente attuato attraverso molteplici sforzi economici e sociali, quindi, sarebbe l’intero pianeta a trarne i benefici.
Tuttavia, come sottolineato da Wood Mackenzie, senza un corretto sviluppo del CCS e dei pozzi forestali di assorbimento, la missione sarebbe pressoché impossibile da realizzare.
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