I numeri snocciolati da Eurostat sugli scambi commerciali del 2020 certificano il sorpasso della Cina sugli USA come primo partner dell’Unione europea.
Crollano gli scambi commerciali tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, e così la Cina mette la freccia e si impone come primo partner di Bruxelles. Questa la fotografia scattata da Eurostat – ufficio statistico dell’UE – con i numeri dell’ultimo report, relativi al 2020.
Ancora una volta, a colpire è stata la schizofrenia della stagione pandemica: non solo economie a picco, euforie finanziarie e diseguaglianze crescenti, ma anche un deciso scardinamento degli equilibri geopolitici e dei rapporti commerciali, in una evoluzione che potrebbe sopravvivere alla crisi sanitaria in corso.
La Cina è il primo partner commerciale dell’UE
La chiave di lettura, in fondo, è a portata di mano: la Cina – ma anche le altre principali economie asiatiche, dalla Corea del Sud al Giappone - sta cavalcando da tempo quel trend di crescita tanto agognato in Occidente, capitalizzando al massimo le virtù delle democrazie imperfette, o meglio, degli autoritarismi: pugno duro sulle restrizioni, tracciamento a tappeto e pandemia alle spalle, o quasi.
Così, riscoprendo quella vigoria commerciale a lungo sepolta sotto le macerie della prima ondata pandemica – proprio nella terra del Dragone, a Wuhan, i primi vagiti di una crisi che avrebbe travolto il mondo – la Cina torna a tessere relazioni con i partner occidentali, tirandoli fuori dal pantano. E lo fa in grande stile: nel 2020 gli scambi tra il Dragone e l’UE sono aumentati, e l’influenza degli Stati Uniti, ancora alle prese con i sussulti del virus, sembra scemare dalle parti di Bruxelles.
I numeri parlano chiaro: l’export europeo verso la Cina ha registrato un rialzo del 2,2% rispetto all’anno precedente, e così l’import, +5,6%. Di contro, l’export degli USA verso il vecchio continente ha subito una contrazione dell’8,2%, ma è alla voce importazioni il vero tonfo: -13,2%.
La Cina continua a correre
Un’asse, quella Pechino-Bruxelles, che era stata consolidata già lo scorso dicembre con la stretta di mano sul Comprehensive Agreement on Investment (CAI), un accordo che fornirà un framework legale tra le due parti e sostituirà i ventisei accordi bilaterali in vigore (si attende ancora l’approvazione del Parlamento europeo).
“Lavorando insieme potremmo riprenderci più velocemente”, aveva commentato al tempo il Commissario europeo per gli affari monetari, Valdis Dombrovskis. Una speranza per Bruxelles, ma Pechino già corre: secondo l’FMI il Dragone sarà tra i primi due Paesi per crescita economica nel 2021.
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