Come è nato il Covid? Tutte le “bugie” della Cina fino a oggi

Alessandro Cipolla

24 Maggio 2021 - 12:01

Sono tanti i misteri che ancora avvolgono la nascita del Covid: l’indagine dell’Oms condotta a Wuhan non ha fatto piena chiarezza sull’origine del virus, con la Cina accusata da più parti di scarsa collaborazione. Cosa è successo veramente?

Come è nato il Covid? Tutte le “bugie” della Cina fino a oggi

Come è nato il Covid? A oltre un anno dall’inizio della pandemia che ha sconvolto il mondo intero, questa domanda appare essere ancora come una autentica sciarada. Di certezze, infatti, al momento ne abbiamo ben poche.

L’indagine condotta dall’Oms a Wuhan per capire quale fosse l’origine del virus, alla fine è stata un sostanziale flop . Colpa anche della Cina, accusata da molti osservatori internazionali di non essere stata sufficientemente collaborativa e di aver interferito con il lavoro degli scienziati.

Sono seriamente preoccupato sulla metodologia e sul processo con cui è stato elaborato il rapporto dell’Oms sulle origini del Covid - ha commentato a riguardo il segretario di stato americano Antony Blinken - a quanto pare il Governo di Pechino ha contribuito a scriverlo”.

Le ultime notizie che sono state diffuse su Wuhan, la città da cui è partita l’emergenza e dove ha sede il celebre laboratorio di virologia, non fanno che aumentare questo alone di mistero.

Stando a un rapporto “top secret” dell’intelligence americana, svelato adesso dal Wall Street Journal, tre ricercatori dell’Institute of Virology di Wuhan a novembre 2019 sarebbero finiti in ospedale, con sintomi paragonabili a quelli del Covid.

Verrebbe così confermata la tesi che il Covid circolasse in Cina già dall’ottobre 2019, due mesi prima che il Governo di Pechino annunciasse la comparsa a Wuhan di una polmonite anomala, divenuta poi nel giro di qualche settimana tristemente nota in tutto il mondo.

La comparsa del Covid in Cina

Riavvolgendo il nastro di questa pandemia, di coronavirus si ritorna a parlare nel dicembre 2019 in Cina e più precisamente a Wuhan, città da 11 milioni di abitanti capoluogo della provincia di Hubei, regione che si trova nella parte centrale del Paese.

L’alert all’Oms da parte delle autorità di Pechino viene trasmesso il 31 dicembre 2019, quando si da notizia della comparsa a Wuhan di una polmonite causata da un virus fino a quel momento sconosciuto.

Le prime indagini si concentrano sul mercato cittadino del pesce, dove era abituale la presenza anche diversi animali selvatici, vivi o morti, in una condizione igienica generale definita come molto scarsa.

Il mercato di Wuhan così diventa off limits e il 7 gennaio viene identificato questo nuovo virus: si tratta di un coronavirus, stessa famiglia della Sars per intenderci, denominato 2019-nCoV.

Il primo decesso ufficiale attribuito al nuovo virus viene riscontrato l’11 gennaio, mentre già a fine mese compaiono i primi positivi anche fuori dalla Cina: per la maggior parte dei casi, si tratta di persone provenienti da Wuhan.

Il 30 gennaio così l’Oms dichiara che il coronavirus è una emergenza sanitaria internazionale, dopo che una settimana prima aveva deciso di non prendere questa decisione in quanto “troppo presto”.

Dopo aver annunciato l’11 febbraio che questa malattia respiratoria è denominata Covid-19, l’Oms in data 11 marzo dichiara la pandemia dopo che l’emergenza ormai è scoppiata anche in Italia. Il resto, tristemente, è una storia ben nota.

I misteri sulla nascita del virus

Uno sceneggiatore hollywoodiano difficilmente avrebbe potuto trovare un luogo più adatto di Wuhan come inizio di questa narrazione. Nella metropoli infatti ha sede un laboratorio di virologia dove vengono compiuti studi proprio sul coronavirus.

Nonostante una partnership prima con con la Francia e poi con gli Usa, subentrati ai nostri cugini Transalpini nel 2017, nessuno scienziato straniero è stato mai ammesso nel centro diretto da Shi Zheng Li, che nell’ambiente viene chiamata la “signora dei pipistrelli”.

Per Il Manifesto, sia Parigi che Washington avrebbero finanziato questo laboratorio di massima sicurezza per realizzare degli “ esperimenti che non potevano fare a casa propria ”, specie dopo la moratoria voluta negli Stati Uniti da Barack Obama.

A siglare l’accordo tra la Casa Bianca e la Cina è stato Anthony Fauci, dal 1984 Oltreoceano guida del National Institutes of Allergy and Infectious Disease. Passano i Presidenti, ma da quasi quarant’anni lui è sempre al suo posto.

Per cercare di fare luce su come sia nato il Covid, Pechino ha accettato che un team di scienziati dell’Oms potesse svolgere delle indagini a Wuhan. Per molti però non sarebbero mancate diverse interferenze da parte delle autorità cinesi.

A fine marzo 2021 viene così reso noto il dossier redatto dagli scienziati dell’Oms, che però non chiarisce praticamente nulla. Neanche l’ipotesi di una fuga dal laboratorio viene esclusa, anche se sarebbe “estremamente improbabile”.

Dall’indagine verrebbe così confermata che, l’ipotesi più probabile, sarebbe quella della trasmissione del Covid dai pipistrelli all’uomo tramite un animale vettore non ancora identificato. In sostanza nonostante il rapporto dell’Oms, l’origine del virus rimane ancora un mistero.

Di recente 18 scienziati su Science hanno duramente criticato il dossier: “La ricerca è stata costruita sulla base dei dati forniti dagli scienziati locali; gli altri non hanno avuto accesso diretto agli accertamenti sul campo”.

Non sappiamo ancora come sia nato questo virus - ha dichiarato Anthony Fauci - È necessario condurre un’indagine internazionale, aperta a tutti gli scienziati del pianeta; spero che i cinesi siano d’accordo e che, anzi, accettino di collaborare”.

Una nuova e più approfondita indagine a Wuhan viene così invocata un po’ da tutti, compresa l’Organizzazione mondiale della sanità, ma la prospettiva non sembrerebbe entusiasmare la Cina, che non avrebbe niente da aggiungere a riguardo rispetto a quanto sia stato già detto.

Da quando circola il Covid?

La notizia diffusa dal Wall Street Journal dei tre ricercatori del laboratorio di virologia di Wuhan che, nel novembre 2019, si sono ammalati con sintomi compatibili con quelli del Covid, è soltanto uno dei possibili indizi di una comparsa del virus precedente rispetto alla datazione ufficiale.

Torna così in mente il caso degli atleti italiani che hanno preso parte ai Giochi Mondiali militari, che si sono tenuti proprio a Wuhan tra il 18 e il 27 ottobre 2019. Molti di loro infatti, al momento del ritorno in patria, sono stati male.

Al ritorno in Italia sono stato male tre settimane - ha dichiarato lo schermidore Matteo Tagliariol - E’ stata piuttosto virulenta, con patologie respiratorie: è vero che sono asmatico e dunque un’influenza mi prende tendenzialmente ai bronchi, ma non sono stato meglio dopo dei cicli di antibiotico. Dopo tre settimane è andata via e non mi è più venuta; ho 37 anni, sono sportivo, sono stato davvero molto male rispetto ai miei standard”.

In Svezia sarebbero stati certificati due casi di Covid nelle delegazione che ha preso parte ai Mondiali militari di Wuhan, mentre la pentatleta francese Elodie Clouvel ha rivelato di avere avuto dei seri problemi respiratori che per il medico militare sarebbero stati dei “sintomi evidenti da coronavirus”.

Uno studio svolto dalla Temple University di Philadelphia e pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution, indicherebbe con certezza la Cina come luogo di nascita della pandemia, affermando però che il virus sarebbe comparso a ottobre 2019.

Per gli scienziati, quello di Wuhan è semplicemente stato il primo evento di “superdiffusione” di un virus che aveva tutti le caratteristiche necessarie per sviluppare una pandemia su scala mondiale.

Diversi studi e indagini sierologiche inoltre avrebbero accertato che in Italia il Covid fosse presente già negli ultimi mesi del 2019. In particolare un’analisi delle acque reflue a Milano e Torino, indicherebbe la presenza del virus di certo a dicembre 2019.

Come scritto dall’organo di stampa del Partito Comunista cinese, il presidente Xi Jinping era a conoscenza dell’emergenza dal 7 gennaio 2020, ma il primo provvedimento ufficiale è stato preso solo il 20 gennaio. Resta da capire il perché di questo ritardo.

Anche l’Oms non sarebbe esente da colpe, accusata di non aver ascoltato i vari avvertimenti e di essersi mossa in maniera non tempestiva: l’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale infatti poteva essere dichiarata con una settimana di anticipo, ma non è stato fatto.

Resta così il fatto che oltre un anno dopo lo scoppio di questa pandemia, dell’origine del Covid e di cosa sia successo veramente in Cina sappiamo ancora ben poco. Se non verrà fatta una nuova indagine internazionale, difficile che le tante domande pendenti possano trovare finalmente una risposta.

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