I talebani comandano l’Afghanistan: ma come si finanziano i militanti che controllano il Paese? Un interrogativo cruciale per scoprire la rete, spesso illecita, che supporta le casse talebane.
Come si finanziano i talebani? L’interrogativo è tra i più ricorrenti in questi sorprendenti e drammatici giorni di caos afghano.
Il rapido attacco militare dei talebani, che ha visto il gruppo militante conquistare quasi l’intero Afghanistan nel giro di poche settimane, ha rivelato quanto sia diventato potente - e ricco - dalla caduta del suo regime nel 2001.
Chi finanzia il gruppo di miliziani? Quali attività e traffici alimentano le casse dei talebani, non a caso considerati da alcuni osservatori veri e propri narcotrafficanti?
Mentre l’Afghanistan sprofonda nel baratro, tra violenza, incertezza, disastro economico per la popolazione, capire come si finanziano i talebani è fondamentale per comprendere meglio le origini e il loro futuro.
Cosa e chi finanzia il gruppo dei talebani?
I talebani hanno costruito intorno a loro una rete illecita di sostegno finanziario che ormai è quasi del tutto nota.
In generale, negli ultimi 20 anni, gli insorti hanno gestito un’economia di tipo statale nelle aree sotto il loro controllo. Hanno fatto affidamento su varie fonti di raccolta di denaro, come il traffico di droga e altre attività criminali, estorsioni e tasse, donazioni di beneficenza e assistenza da parte di altri Stati.
“I talebani adottano un classico modello finanziario di controllo del territorio; in altre parole, guadagnano la maggior parte dei propri fondi dalle persone e dalle imprese nelle aree sotto il loro dominio”, secondo Tom Keatinge, direttore del Center for Financial Crime and Security Studies presso il Royal United Services Institute di Londra.
Una lettera recente (maggio 2021) della Commissione ONU incaricata di applicare e monitorare la risoluzione 1988 del 2011 contro i talebani è stata esplicita nel sintetizzare la situazione finanziaria dei militanti islamisti:
“Le principali fonti di finanziamento dei talebani rimangono le attività criminali, tra cui traffico di droga e produzione di papavero da oppio, estorsioni, rapimenti a scopo di riscatto, sfruttamento minerario e proventi della riscossione delle tasse nelle aree sotto il controllo dei talebani o influenza.”
Importante è anche il sostegno finanziario esterno, fatto di donazioni da persone facoltose e da una rete di beneficenza non governativa come le fondazioni.
In crescita, inoltre, è il controllo di aree ricche di minerali e inesplorate di Afghanistan. Si stima che nel 2020 i profitti del settore minerario hanno generato ai talebani circa $ 464 milioni.
Il gruppo islamista ha utilizzato sempre di più l’espansione territoriale e il conseguente dominio su aree conquistate per estorcere denaro da un’ampia gamma di servizi legati all’infrastruttura pubblica, tra cui costruzioni stradali, telecomunicazioni e trasporti.
Non solo, i talebani hanno un portafoglio molto diversificato di imprese criminali e ’società di facciata’ con le quali svolgono le loro attività illecite.
Tra le fonti di reddito più alte dei talebani c’è lo spostamento di merci legali, come carburante, cibo, medicine e generi di prima necessità, attraverso i valichi di frontiera e le dogane (che di fatto controllano).
Non è facile, secondo i dati ONU, stimare le entrate annue generate dai talebani, ma il range dovrebbe variare da 300 milioni a 1,6 miliardi di dollari.
Il sistema dei talebani per finanziarsi
Si può dunque affermare che esiste un sistema specifico che i talebani hanno costruito negli anni per tessere la rete di traffici e introiti.
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In sintesi, il gruppo si affida alla riscossione delle entrate doganali ai valichi di frontiera, alle tasse stradali e al controllo delle risorse naturali e coltivate.
Il commercio dell’oppio resta una fonte particolarmente redditizia. Il coinvolgimento dei talebani varia in modo significativo, dalla semplice tassazione all’uso di combattenti per raccogliere i papaveri alla richiesta di denaro per il pizzo ai trafficanti di oppio.
Si ritiene inoltre che i talebani forniscano sicurezza ai laboratori di lavorazione e per le spedizioni di sostanze chimiche necessarie per produrre eroina. Tutte queste fonti di finanziamento rappresentano un flusso di entrate significativo per il gruppo, che ha chiaramente permesso loro di allestire ed equipaggiare un’efficace forza di combattimento.
Da sottolineare che, secondo il World Drug Report 2020 delle Nazioni Unite, l’Afghanistan ha fornito per anni circa l’84% della produzione mondiale di oppio. I comandanti talebani hanno imposto una tassa su ogni fase della produzione, del trasporto e della vendita della droga e l’eroina da loro trafficata si stima possa generare flussi di 120-160 miliardi di dollari.
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