Incontro tra Giuseppe Conte e il tedesco Manfred Weber, candidato ufficiale del PPE alla guida della Commissione Europea, con l’Italia che lo potrebbe appoggiare per non lasciare alla Germania così la presidenza della Bce.
Il clima dell’incontro è stato definito “cordiale” da una nota di Palazzo Chigi, ma il faccia a faccia tra Giuseppe Conte e Manfred Weber, politico tedesco e candidato ufficiale del PPE alla presidenza della Commissione Europea, è soltanto uno dei tasselli delle frenetiche trattative che stanno avvenendo in questi giorni in seno all’Unione.
Archiviate le elezioni europee, dove nonostante lo spauracchio dei sovranisti la maggioranza è sempre quella della triade Popolari-Socialisti-Liberali, adesso è il momento della delicata partita delle nomine.
Sul piatto oltre alla poltrona della presidenza della Commissione Europea, negli ultimi cinque anni occupata da Jean-Claude Juncker, c’è anche quella del successore di Mario Draghi alla guida della Bce.
La Germania naturalmente non potrà strappare entrambe le nomine, con l’Italia che a questo punto potrebbe appoggiare la corsa di Weber verso la Commissione, osteggiata dalla Francia, per non correre il rischio così di avere un tedesco alla guida della Banca Centrale Europea.
Vista l’apertura della procedura d’infrazione decisa da Bruxelles e lo stato di salute cagionevole dei nostri conti pubblici, il governo gialloverde a questo punto avrebbe tutto di guadagnare dall’avere a capo della Bce un banchiere proveniente da un paese meno incline a una politica economica all’insegna del rigore.
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Le grandi manovre in Europa
Fino a qualche settimana fa Lega e Movimento 5 Stelle ripetevano a mò di mantra che, dopo il voto delle elezioni europee, le cose sarebbero cambiate a Bruxelles con l’Italia che avrebbe avuto una governance più vicina alle politiche dei gialloverdi.
Chiuse le urne si è subito capito che, come era facile ipotizzare già in campagna elettorale, alla fine nulla è cambiato nel nuovo Parlamento Europeo con i sovranisti che non hanno sfondato e sono fuori da ogni ipotesi di maggioranza.
Anche l’Italia appare tagliata fuori dalle grandi manovre per le nomine, visto che la Lega è all’opposizione e il Movimento 5 Stelle al momento è ancora senza un gruppo anche se a breve potrebbe essere rinnovata l’intesa con Nigel Farage, che però a breve potrebbe levare le tende vista la Brexit.
La prossima maggioranza nel Parlamento Europeo sarà quindi di nuovo quella formata dai Popolari (guidati dalla Merkel), dai Socialisti (guidati da Sanchez) e dai Liberali (guidati da Macron). Al tavolo dei vincitori quindi al momento siedono Germania, Francia e Spagna.
Nonostante questo l’Italia è comunque sempre un membro di peso all’interno dell’Unione, anche se il nostro paese rischia seriamente di rimanere senza poltrone degne di tal nome in questa delicata partita delle nomine.
Chi alla guida di Bce e Commissione Europea?
In questo scenario politico è logico che un Paese non possa riuscire a ottenere entrambe le nomine più ambite. L’Italia che non ha chance al momento di piazzare un suo uomo a Bruxelles oppure a Francoforte, deve però cercare di non ritrovarsi con due presidenze poco amichevoli.
Anche se nelle scorse settimane Manfred Weber non aveva usato parole dolci nei confronti del nostro governo, con l’Italia definita “indebitata e che scherza con il fuoco”, adesso i gialloverdi sono pronti ad appoggiarlo nella sua corsa verso la guida della Commissione.
Nonostante che il PPE sia il primo gruppo nel Parlamento Europeo, appare però difficile che al momento i Popolari possano ancora una volta piazzare il loro candidato a capo della Commissione Europea.
Emmanuel Macron infatti da tempo spinge per la nomina di Michel Barnier, il francese che ha seguito per conto dell’Unione le trattative per la Brexit. Ai Socialisti invece non dispiacerebbe la danese Margrethe Vestager, che negli ultimi cinque anni è stata commissario europeo alla Concorrenza.
Il problema per l’Italia che anche Angela Merkel non sembrerebbe così convinta di sostenere Manfred Weber, visto che la cancelliera avrebbe più interesse a far nominare Jens Weidmann, attuale presidente della Bundesbank, alla guida della Bce come successore di Mario Draghi.
A Francoforte invece per il governo Conte sarebbe meglio che andasse un francese, a riguardo si parla di Francois Villeroy de Galhau ora governatore della Banca Centrale Francese, visto che anche Parigi avrebbe maggiori interessi a una politica economica più flessibile al contrario di Berlino.
Chi otterrà una poltrona però dovrà cedere l’altra, con l’Italia che a questo punto non può far altro che spingere per il tedesco Weber alla Commissione per evitare così l’arrivo del connazionale Weidmann alla Bce.
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