Il negoziato sugli aiuti UE e bilancio si è interrotto intorno alle 20. La situazione è complicata e sembra di assistere a un incrocio di veti tra Paesi. L’Italia non molla ma nemmeno l’Olanda che, tuttavia sembra registrare una prima sconfitta.
Il Consiglio europeo va in pausa cena, le trattative sugli aiuti UE, come il Recovery Fund e il bilancio pluriennale riprenderanno più tardi. C’è stato un doppio giro di interventi per i Premier intervenuti a Bruxelles, ma una soluzione non sembra affatto vicina. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha dato il via a delle piccole riunioni tra gruppetti di Stati. Il clima è teso.
La prima sconfitta dell’Olanda
Tuttavia, il primo atto del Consiglio europeo ha registrato la prima sconfitta dell’Olanda. Il Paese capofila dei cosiddetti «Stati frugali» ha chiesto che sui piani di ripresa nazionali ci sia il voto all’unanimità. I Paesi Bassi vogliono la possibilità di imporre il proprio veto, ma questa proposta pare sia stata bocciata.
Charles Michel porta avanti la proposta per cui la Commissione UE venga chiamata a valutare i recovery plan di ogni Paese e che al raggiungimento di una maggioranza qualificata, ovvero il voto di 15 Stati membri su 27 che devono rappresentare il 65% della popolazione UE, ci sarà la ratifica. Di fronte a questa proposta di mediazione, l’Aja reagisce negativamente, non si fida della Commissione UE.
I tre punti di scontro
Le dimensioni finanziarie degli aiuti UE sono il primo terreno di scontro, i Paesi frugali, cioè Olanda, Danimarca, Austria e Svezia vorrebbero cifre più basse. Il secondo punto verte sulla proporzione tra gli aiuti economici elargiti sotto forma di prestiti da restituire e prestiti a fondo perduto e sulla possibilità di chiedere l’unanimità per l’approvazione dei singoli piani nazionali di ripresa. Il terzo fronte di scontro va in direzione del volume del bilancio comunitario 2021-2027.
Austria, Olanda, Danimarca e Svezia pretendono di contribuire in modo minore al bilancio. Ungheria e Polonia sono chiamate in causa sul vincolo esistente tra l’accesso ai fondi europei e il pieno rispetto delle libertà democratiche fondamentali di cui vorrebbero l’abolizione.
Il Premier olandese Mark Rutte, sostenuto nella sua posizione dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, vuole una garanzia sull’effettuazione di riforme nazionali che guardino al futuro. La Finlandia si aggiunge alla lista degli Stati che vorrebbero una riduzione delle sovvenzioni e un aumento dei prestiti che incidono sul debito pubblico.
L’Italia
Il presidente del Consiglio Conte vuole mettere il veto agli sconti di cui usufruiscono Austria, Danimarca, Olanda, Svezia e Germania come contributi al bilancio europeo, una linea pienamente appoggiata da Polonia e Repubblica Ceca.
Appare chiaro che l’Italia non abbia nessuna intenzione di mollare e che sia pronta a porre il veto alle richieste di altri Paesi membri se non passa la propria. Anche il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez si scontra con Rutte che vede un accordo lontano. La Merkel non è molto ottimista, almeno sui tempi, il negoziato sarà lungo e difficile.
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