700 bambini orfani si sono arruolati volontariamente per svolgere un lavoro importante: ricostruire la Corea del Nord. Così l’agenzia di stampa coreana ha annunciato l’ennesima incredibile notizia proveniente dal Paese sotto il controllo dittatoriale di Kim Jong-un.
Dopo il divieto d’indossare jeans troppo attillati (ma anche piercing sulle labbra e T-shirt con slogan) dalla Corea del Nord arriva l’incredibile notizia di oltre 700 bambini orfani arruolati “volontari” per lavorare in diversi settori del Paese.
Non è la prima volta che la Corea del Nord è sotto i riflettori dell’informazione internazionale in merito allo sfruttamento di minori. La risposta da parte del regime è sempre la stessa: anche i bambini devono contribuire al Paese.
La scelta di Kim Jong-un di arruolare minori fa pensare che la Repubblica Popolare Democratica di Corea, comunemente conosciuta con il nome di Corea del Nord, non se la stia passando troppo bene dall’inizio della pandemia di coronavirus.
Non si conoscono numeri di contagi e morti, ma il dittatore, in una riunione di partito, ha spiegato che la situazione è grave quanto la “Marcia ardua” degli anni Novanta.
700 bambini volontari per lavorare alla grandezza del Paese
Le notizie dalla Corea del Nord non sono mai positive, eppure è l’unica agenzia di stampa del regime a scegliere di diffondere ciò che accade nel Paese. Dopo aver annunciato lo sterminio di gatti e altri animali considerati colpevoli della diffusione del coronavirus e aver ritirato la squadra di calcio dalle qualificazioni per la Coppa del Mondo del 2022, mancava la notizia capace di far indignare l’intero globo: 700 bambini orfani ai lavori forzati.
La Korean Central News Agency - unica agenzia di stampa della Corea del Nord sotto il controllo del Dipartimento di propaganda e agitazione - ha annunciato che oltre 700 orfani provenienti da tutto il Paese si sono offerti volontari per lavorare in diversi settori utili. Dalle province di North Hwanghae e Jagang i bambini sono stati spinti a lavorare nel settore edilizio; quelli della provincia di South Hamgyong nelle fattorie di frutta, come la Ryongjon Fruit Farm, nei cantieri e nel settore della pesca; infine decine di bambini sono stati costretti a lavorare nel settore forestale.
Il pretesto del “volontariato” è sottolineato del comunicato stampa, che declama la “lealtà e lo spirito rivoluzionario in forte crescita tra i giovani”. Questi “giovani” non sono altro che bambini di 10-12 anni, orfani e senza protezione, che il regime mette a lavorare in condizioni estreme e disumane persino per degli adulti.
La Corea del Nord e lo sfruttamento del lavoro minorile
La Corea del Nord non è nuova a pratiche simili; già in passato infatti è stata oggetto di discussione da parte di gruppi e associazioni per i diritti umani, che accusano il regime di fare ricorso in modo frequente a lavoro minorile.
Le ultime accuse del “Rapporto 2020 sui diritti umani” del Dipartimento di Stato Usa hanno confermato le pratiche di abuso, ma la Corea del Nord ha negato tutto.
Eppure già nel 2016 erano circolate in rete alcune foto che ritraevano dei bambini a lavoro con martello e picconi in una miniera per la costruzione di una nuova tratta della linea ferroviaria. All’epoca dei fatti i bambini nelle foto sembravano non avere più di 10 anni e in alcuni casi si è potuto risalire all’età dei minori, con almeno una decina di bambini di sette anni.
Oggi, come in passato, il motto di Kim Jong-un è: “Anche i più piccoli devono dare un contributo allo sviluppo della nazione”. Ma chi è riuscito a fuggire dalla Corea e dai lavori forzato ha raccontato di condizioni di lavoro orribili e disumane: 12-13 ore di lavoro al giorno, pochissimo cibo e nessuna attenzione alla salute dei minori.
La causa, secondo alcuni osservatori internazionali, sarebbe da far ricedere sul coronavirus. Il Covid-19 ha colpito la Nazione di 26 milioni di persone in modo duro, ma non si conosce l’esatto numero di contagi e morti. Dal 2020 la Corea del Nord si è barricata entro i propri confini e pochissime sono le informazioni che riescono a trapelare. Sappiamo però che nessun figlio di ricchi e potenti uomini coreani hanno voluto prendere parte al “lavoro volontario”, esempio di fedeltà come ricorda il dittatore, e questo elimina ogni dubbio sul valore volontario di questo genere di lavoro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA