Per oltre una settimana Apple chiuderà negozi e uffici in Cina. Titolo scivola in Borsa
Apple cessa temporaneamente le attività in Cina. Lo stesso Tim Cook aveva avvertito gli investitori, in occasione dell’uscita della trimestrale Apple, dei rischi derivanti dal coronavirus cinese. Gli effetti non si sono fatti attendere, tanto che solo qualche giorno dopo la compagnia ha annunciato la chiusura di tutti i negozi e uffici di proprietà di Apple in Cina. Subito dopo l’annuncio, il titolo è scivolato di oltre il 4% in Borsa.
Coronavirus, Apple chiude temporaneamente le attività in Cina
La più grande compagnia statunitense, nella giornata di sabato 1 Febbraio, ha comunicato: “I nostri pensieri sono con le persone colpite dal coronavirus e coloro che lavorano senza sosta per sostenerlo. Per prudenza, basandoci sui consigli dei maggiori esperti sanitari, abbiamo deciso di chiudere tutti gli uffici aziendali, i negozi e centri di assistenza in Cina fino al 9 Febbraio”.
Apple ha aggiunto che continuerà a monitorare la situazione, e che riaprirà gli store non appena possibile. Ciò non ha impedito al titolo di cedere il 4.43%. La Cina, infatti, è considerato un mercato chiave per la crescita di Apple, che ha subìto la concorrenza di smartphone a basso prezzo.
Per sfondare nel mercato cinese, la società ha realizzato un iPhone low-cost, la cui uscita potrebbe ora essere rimandata.
Apple vittima del coronavirus
Nel dicembre 2019, la compagnia della mela morsicata ha venduto 3.2 milioni di iPhone, cifra in salita rispetto alle 2.7 milioni di unità dello stesso periodo dell’anno precedente. Senza contare che la Cina è il posto in cui Apple realizza la maggior parte della propria produzione.
Apple sembra quindi essere la nuova vittima del coronavirus, e con lei, potenzialmente, numerose aziende che producono e vendono in Cina. E pensare che pochi giorni fa la compagnia di Tim Cook aveva toccato nuovi record. L’ultima trimestrale Apple, infatti, aveva rivelato ricavi per 91.8 miliardi, su del 9% rispetto al trimestre precedente.
Il CEO, inoltre, aveva comunicato che proprio il segmento della “Grande Cina” (che include anche Taiwan e Hong Kong) era tornato a crescere nell’ultimo trimestre dell’anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA