Tamponi alle persone sbagliate. Questo è il sospetto del virologo Andrea Crisanti, che parla di un possibile ritorno del coronavirus già il mese prossimo
La seconda ondata di coronavirus in Italia potrebbe arrivare già ad agosto. Ma com’è possibile parlare di ritorno dell’epidemia quando nella Penisola si registrano meno di 300 nuovi casi al giorno? Secondo il virologo Andrea Crisanti, mentre i dati provenienti da molti Paesi europei sono tornati agli alti livelli di marzo, il nostro caso è sospetto: forse si stanno facendo i tamponi alle persone sbagliate.
Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, intervistato oggi dal Messaggero afferma che i numeri sull’epidemia di SARS-CoV-2 in Italia gli sembrano “strani”.
Coronavirus, nuova ondata già ad agosto?
Con il passare delle settimane post-riapertura, Spagna e Francia - Paesi che hanno avuto una situazione epidemica simile a quella italiana - sono diventati nuovi epicentri. Raggiunti i mille nuovi positivi al giorno si può a buon diritto parlare di seconda ondata già a fine luglio. Anche in Germania i contagi hanno ricominciato a preoccupare, e il ministro Roberto Speranza ha istituito quarantena per chi arriva da Romania e Bulgaria.
In Italia, tuttavia, la situazione appare sotto controllo, e una seconda ondata di coronavirus è attesa per l’autunno. Non la pensa così il professor Crisanti: “Guardando i numeri dei Paesi vicino a noi, viene da pensare che avremo problemi con il coronavirus non a ottobre-novembre, come si era ipotizzato, ma già alla fine di agosto”.
Il dubbio sulla data del ritorno in forze del coronavirus viene dal fatto che Paesi confinanti o con strette relazioni con l’Italia abbiano registrato un forte aumento dei casi di COVID-19. “In Italia abbiamo molti casi in meno degli altri Paesi europei, forse non stiamo effettuando i tamponi alle persone giuste. Ma non voglio per forza essere pessimista, magari siamo più bravi, più efficaci nell’isolare i focolai”, afferma Crisanti.
Come evitare ritorno COVID-19
Forse siamo più bravi degli altri, quindi, o forse lo siamo meno e il virus circola non identificato. Secondo Crisanti l’Italia dovrebbe fare tamponi molecolari a chi rientra da zone a rischio, come si fa attualmente in Australia e in Nuova Zelanda (che hanno contenuto con grande efficacia il virus).
Con i tamponi molecolari alle frontiere (con un’attesa di 24 ore) e una vera azione di tracciamento per chi rientra, spiega il virologo, si potrebbero individuare per tempo i casi di importazione. L’investimento tecnologico avrebbe un costo, certo, ma pur sempre inferiore a quello di un nuovo lockdown.
leggi anche
Coronavirus: l’Europa ha un nuovo epicentro
© RIPRODUZIONE RISERVATA