Giuseppe Conte si è dimesso e ora c’è da capire se ci saranno le condizioni politiche per un suo immediato ritorno a Palazzo Chigi: in attesa di vedere se i “costruttori” si paleseranno, ecco cosa ha fatto “l’avvocato del popolo” nei trenta mesi passati da Presidente del Consiglio.
Al termine di un assalto lanciato a dicembre da Italia Viva e culminato con lo strappo dei renziani che si è consumato di fatto un mese dopo, alla fine Giuseppe Conte è salito al Colle per dimettersi dopo aver appurato di non avere più una maggioranza al Senato.
Se si è trattato di un addio o di un arrivederci ancora non è ben chiaro: i pontieri sono da giorni alacremente a lavoro per convincere quei senatori centristi ed ex 5 Stelle a sostenere un Conte-ter, mentre resta da capire se potranno essere riallacciati i rapporti con Matteo Renzi.
Il leader di Italia Viva comunque ha ottenuto quello che voleva: le dimissioni di Conte, per uno scenario adesso aperto a ogni soluzione sempre cercando di evitare delle elezioni anticipate dove, visti i sondaggi, i renziani rischierebbero seriamente di non superare la soglia di sbarramento.
In attesa di capire quale sarà il futuro politico di Giuseppe Conte, con le consultazioni pronte a partire, è già il momento di fare una sorta di bilancio di quelle che sono state le principali azioni di governo nei trenta mesi passati dall’avvocato a Palazzo Chigi.
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Cosa ha fatto Conte: il primo governo
Giuseppe Conte ha giurato come Presidente del Consiglio la prima volta il 1 giugno del 2018, alla guida di un governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. Un simposio quello gialloverde che così aveva interrotto uno stallo politico che andava avanti dalle elezioni fatte a marzo.
Il suo primo governo è durato fino al 20 agosto 2019, interrotto dalla crisi del Papeete iniziata da Matteo Salvini eche si è materializzata con un duro confronto al Senato tra il premier e il suo ex ministro.
Durante il primo anno passato a Palazzo Chigi la figura di Conte è rimasta sostanzialmente nell’ombra, schiacciata dall’attivismo e dai veti dei due vicepremier (Di Maio e Salvini) che in pratica sono stati in costante campagna elettorale in vista delle europee del maggio 2019.
Con grandi tensioni anche con l’Europa, tra rischi di procedure di infrazioni e uno spread che galoppava, dopo il decreto Dignità che in pratica è stato il primo atto del nuovo esecutivo, con l’unica legge di Bilancio fatta dai gialloverdi sono stati creati i presupposti per le due grandi misure licenziate dal suo primo governo: il Reddito di Cittadinanza e Quota 100.
Il “governo del cambiamento” è ricordato anche per i due decreti Sicurezza approvati e fortemente voluti da Salvini, poi modificati di recente, mentre risultano incompiuti il taglio dei parlamentari e la riforma della prescrizione.
Il Conte-bis
Due misure queste invece che sono autentici cavalli di battaglia dei 5 Stelle, che poi hanno visto compimento con la nascita il 5 settembre 2019 del secondo governo Conte sostenuto questa volta, oltre che sempre dai pentastellati, da PD e Liberi e Uguali anche se poi subito dopo Renzi si è staccato dai dem fondando Italia Viva.
Il Conte-bis è durato fino al 26 gennaio 2021, intervenendo per prima cosa per disinnescare con la legge di Bilancio 2020 le clausole di salvaguardia pendenti che avrebbero portato a un aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina.
Nonostante il fardello delle clausole, con la prima manovra i giallorossi hanno imbastito il taglio del cuneo fiscale ma a fine febbraio 2020 con lo scoppio dell’emergenza coronavirus anche in Italia ogni programma di governo è stato stravolto.
Giuseppe Conte si è così ritrovato a dover affrontare una pandemia ancora in atto e che, sia dal punto di vista sanitario che economico, sta mettendo in ginocchio il mondo intero.
Il Presidente del Consiglio ha così dovuto emanare una serie di DPCM per far fronte all’emergenza: tra decreti e ristori, finora lo Stato ha stanziato (in deficit) oltre 100 miliardi per sostenere famiglie, lavoratori e imprese.
Con la legge di Bilancio 2021, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia è stato introdotto il cashback al fine di contrastare l’evasione fiscale, si è sbloccata la questione dell’assegno unico per i figli a carico mentre 4 miliardi sono stati stanziati per la riforma fiscale.
In questi trenta mesi passati a Palazzo Chigi, per Giuseppe Conte senza dubbio il successo maggiore è stato quello relativo alla trattativa sul Recovery Fund, quando è riuscito a strappare con gli altri leader dell’Unione Europea un accordo che prevede per l’Italia lo stanziamento (gran parte in prestito e il resto a fondo perduto) di 209 miliardi ora però lievitati a 220 miliardi.
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