Nonostante il clima di accuse, il premier Conte sembra tranquillo, ma la mancata zona rossa nel bergamasco potrebbe rivelarsi una “catastrofe politica” e trasformarsi nell’accusa di epidemia colposa.
Il clima intorno al Presidente del Consiglio Conte si fa sempre più pesante. I parenti delle vittime accusano il Governo di non aver dichiarato la zona rossa nel bergamasco, precisamente nella Val Seriana, Alzano e Nembro, dove il coronavirus ha fatto una strage.
La procura di Bergamo sta indagando e su Conte si affaccia lo “spettro” dell’avviso di garanzia: significa che il pm potrebbe ritenere necessario procedere con ispezioni e interrogazioni per chiarire meglio i fatti.
Stando alle ultime dichiarazioni, sembra che Conte non sia affatto preoccupato e difenda il suo operato e le scelte politiche di questi mesi. Eppure se le accuse dovessero concretizzarsi potrebbe scattare il reato di epidemia colposa e probabilmente anche una successiva crisi di Governo con l’obbligo di dimissioni.
La colpa di Conte sarebbe quella di non aver isolato i comuni del bergamasco a tempo debito, come invece è stato fatto per Codogno, Vo’ e altre zone ad alto rischio. Questo avrebbe potuto evitare l’aggravarsi dei focolai e ridurre i morti.
Una matassa difficile da sbrogliare, anche perché Governo e Regione Lombardia continuano ad accusarsi l’un altro. Oltre a Conte, la procura ascolterà anche il Ministro degli Interni Luciana Lamorgese e quello della Salute Roberto Speranza per chiarire l’attribuzione delle responsabilità penali e politiche.
Mancata zona rossa: Conte rischia l’accusa di epidemia colposa
Esprimere un giudizio su quanto accaduto nel bergamasco e cosa, invece, si sarebbe potuto evitare, è ancora prematuro. Sui fatti sta indagando la procura di Bergamo dopo che molti familiari delle vittime hanno sporto denuncia per mala gestio.
Molti ritengono che se il Governo avesse esteso l’elenco dei comuni zona rossa comprendendo anche Alzano, Val Seriana e Nembro, il numero dei morti sarebbe stato inferiore.
Ma Conte è tranquillo e si difende così:
“Sono certo che il Governo e gli esperti che ci hanno aiutato abbiano fatto tutto quello che era umanamente possibile. Perché non c’era un manuale da seguire nella gestione della crisi, ma decisioni da prendere giorno per giorno.”
Per il pm di Bergamo la mancata istituzione della zona rossa atteneva ad una “scelta governativa” e pertanto è il Presidente del Consiglio, come vertice dell’Esecutivo, ad esserne responsabile.
C’è chi parla di “epidemia colposa” (ex articolo 438 del Codice penale) uno dei reati più gravi del nostro ordinamento, per il quale in passato era prevista addirittura la pena di morte.
Le conseguenze politiche
L’accusa di epidemia colposa porta con sé il rischio di perdere la credibilità politica nazionale e internazionale duramente guadagnata negli scorsi mesi.
Conte sarebbe costretto alle dimissioni e insieme a lui gran parte della squadra di Governo, in prima linea il Ministro dell’Interno e della Salute che hanno avuto e continuano ad avere un ruolo centrale nella gestione dell’epidemia.
La soluzione però sembra ancora lontana, anche perché da una parte c’è la posizione della procura di Bergamo secondo la quale spetterebbe solo al Governo emanare le zone rossa, dall’altra c’è Giuseppe Conte per il quale tale competenza spetterebbe anche ai govenatori delle singole regioni.
Quello che è certo è che nella storia italiana non ci sono precedenti simili: sarà una controversia intricata e unica nel suo genere.
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