Cosa sono le obbligazioni subordinate e perché sono rischiose

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28 Ottobre 2024 - 17:18

Come funzionano le obbligazioni subordinate? Qual è il loro grado di rischio? Ecco cosa sapere tra caratteristiche e opportunità di investimento.

Cosa sono le obbligazioni subordinate e perché sono rischiose

Il mercato obbligazionario è in costante crescita e sono molti i piccoli e i medi investitori che ogni giorni si avvicinano a questa tipologia di investimento. Una parte non indifferente di tale realtà è rappresentata dalle obbligazioni subordinate, uno strumento che segue un proprio funzionamento e un profilo di rischi tutto da decifrare.

Un buon investitore, indipendentemente dai propri obiettivi, prima di effettuare qualsiasi tipo di operazione deve conoscere lo strumento con il quale vuole operare. Ecco perché è importante, quindi, informarsi su come investire in obbligazioni: nella nostra guida, analizzeremo proprio le subordinate, che si dividono in diverse tipologie e rappresentano una via che piace a molti utenti.

Obbligazioni subordinate, cosa sono? Definizione e significato

Le obbligazioni subordinate rappresentano uno strumento di investimento a reddito fisso, emesso da istituti finanziari o società, che si distingue per il livello di rischio e per la particolare gerarchia di rimborso in caso di insolvenza del debitore.

Queste obbligazioni, infatti, si collocano in una posizione subordinata rispetto ad altri debiti aziendali; ciò significa che, nel caso in cui l’ente emittente si trovi in difficoltà finanziarie o dichiari bancarotta, i detentori delle obbligazioni subordinate saranno rimborsati solo dopo che siano stati soddisfatti i creditori con priorità maggiore (come i detentori di obbligazioni ordinarie e altri debiti senior).

Essenzialmente, le obbligazioni subordinate sono un investimento in prestiti concessi ad un’azienda o a un’istituzione finanziaria, con l’intesa che i pagamenti degli interessi e il capitale saranno rimborsati solo dopo aver onorato altri debiti. Per compensare il maggiore rischio di insolvenza, queste obbligazioni offrono un tasso di interesse più elevato rispetto alle obbligazioni senior o non subordinate. Non a caso, spesso le subordinate vengono denominate «junior».

In termini di rendimento e di rischio, le obbligazioni subordinate si pongono in una posizione intermedia tra le obbligazioni tradizionali e i titoli azionari.

Obbligazioni subordinate: le tipologie da conoscere

Con le regole di Basilea 3 sui requisiti minimi di capitale, le tipologie di obbligazioni subordinate sono diventate due: Tier 1 e Tier 2. Precedentemente le tipologie erano 4 e, poiché sono ancora in circolazione, in quanto presenti nei portafogli di alcuni risparmiatori, ne spieghiamo brevemente le tipologie.

  • Obbligazioni subordinate Tier 1: sono le più rischiose. Spesso non sono previste scadenze e in particolari situazioni l’emittente può posticipare o addirittura cancellare una cedola.
  • Obbligazioni subordinate Upper Tier 2: dopo i bond tier 1 sono quelli più rischiosi. Nei casi più particolari l’emittente può decidere di posticipare una cedola ma non cancellarla. Non è sempre prevista una scadenza finale tuttavia quasi mai si rischia di perdere il capitale.
  • Obbligazioni subordinate Lower Tier 2: rientrano tra i bond più comuni. Spesso hanno una durata decennale e gli interessi vengono sospesi solo in gravi casi di insolvenza. Hanno una scadenza fissa oppure prevedono una clausola di rimborso anticipato alla prima data consentita che la banca ha l’obbligo di praticare.
  • Obbligazioni subordinate Tier 3: sono i bond meno rischiosi e meno remunerativi in quanto non considerati dalle banche quale parte del capitale di vigilanza. Hanno una scadenza breve che va dai 2 ai 4 anni.

Obbligazioni subordinate, tra rischi e vantaggi

Come tutte le obbligazioni (in inglese bond) sono dei titoli di debito emessi che consentono a chi li compra di diventarne creditore e di acquisire il diritto del rimborso del capitale investito più un interesse o cedola periodica.

Perché sono rischiose?

A differenza delle obbligazioni ordinarie, le subordinate hanno un alto grado di rischio poiché, in caso di fallimento dell’emittente, i possessori di bond subordinati saranno risarciti solo dopo altre tipologie di creditori.

In alcuni casi. l’investitore può subire perdite irrecuperabili. Secondo le norme europee, con l’introduzione del Bail in - diventato operativo il lontano 1° gennaio 2016 - dopo le azioni sono proprio le obbligazioni subordinate a concorrere al salvataggio di una banca in grave dissesto finanziario.

Remunerative ma non sempre sicure

In ogni caso, investire in obbligazioni subordinate presenta sia vantaggi che rischi. Uno dei principali vantaggi è il tasso di interesse superiore, che rende queste obbligazioni più attraenti rispetto a strumenti più sicuri ma meno remunerativi. Tuttavia, il rischio associato è elevato: in caso di difficoltà finanziarie, l’investitore potrebbe non essere rimborsato, o il rimborso potrebbe essere parziale. Inoltre, la natura subordinata di queste obbligazioni le rende vulnerabili a fluttuazioni di mercato e ad eventuali crisi aziendali o economiche.

Un ulteriore rischio si trova nelle clausole che accompagnano le obbligazioni subordinate, tra cui la possibilità per l’emittente di sospendere il pagamento degli interessi in condizioni di emergenza finanziaria. Per questo motivo, le obbligazioni subordinate sono generalmente raccomandate a investitori con una maggiore tolleranza al rischio e una conoscenza approfondita del mercato.

Come funzionano le obbligazioni subordinate

A questo punto, è utile conoscere alcune importanti caratteristiche che contraddistinguono le obbligazioni subordinate.

1) Sono strumenti molto complessi

  • Sono strumenti “intrinsecamente” molto complessi, per la natura stessa del rendimento legato all’alto grado di rischio. Non sempre si evince il grado di rischio a cui si è esposti dalla relativa documentazione. Per capire bene il loro funzionamento bisogna conoscere bene le logiche di funzionamento delle banche centrali e degli intermediari creditizi. Ad esempio, nel caso di bond subordinati Tier 3, il rimborso del capitale alla scadenza dello strumento deve essere autorizzato dalla banca centrale da cui dipende l’emittente.

2) Non hanno sempre una data certa di rimborso del capitale: “extension risk”

  • Molte obbligazioni subordinate non hanno una vera e propria scadenza dal momento che la scadenza a volte non esiste oppure è troppo lontana. Quando non è esplicitata la scadenza, è prevista una procedura chiamata call, che consente alle società emittenti un’opzione di rimborso anticipato a partire da una certa data. Negli ultimi anni si è diffusa la pratica dell’extension risk ossia dell’incertezza sull’effettiva scadenza dell’investimento che rende difficile stimare il suo rendimento.

3) La maggior parte dei bond subordinati sono “illiquidi”

  • Spesso questi tipi di bond sono illiquidi, questo significa che i risparmiatori che hanno difficoltà a rivenderli nel momento del bisogno. Un problema che non si deve in nessun caso sottovalutare!

4) Hanno un alto grado di rischio difficile da diversificare

  • Il rischio di credito è molto alto. In caso di dissesto o di fallimento l’investitore può perdere il 100% del capitale investito. Infatti. il rischio che comporta questo tipo di strumento è molto simile a quello di un portafoglio azionario.

Il controllo delle società emittenti delle obbligazioni subordinate

Il tasso di rischio è legato anche alla qualità della società emittente; è ovvio che se la società rappresenta una realtà economica piccola o di recente debutto nel settore obbligazionario, le obbligazioni subordinate saranno più rischiose e, di conseguenza, anche più remunerative.

Quindi, prima di comprare delle obbligazioni subordinate il consiglio è quello di conoscere attentamente la società nella quale si sta investendo e in che modo opera. Scoprire, soprattutto, qual è il sentiment degli investitori verso quella società ed essere in grado di capire quali sono le reali possibilità che essa fallisca.

Le principali emittenti di questo tipo di obbligazioni sono le banche; queste, infatti, ricorrono spesso a tali titoli perché rientrano nel computo del loro patrimonio supplementare, consentendo così di accrescere il patrimonio di vigilanza senza ricorrere ad aumenti di capitale.

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