Il dossier dell’intelligence rivela: il numero di positivi in Italia è sottostimato del 50%. E mette in guardia il governo da una nuova ripresa incontrollata dell’epidemia.
La situazione Covid in Italia sarebbe in realtà più grave di quanto ci dicono i dati ufficiali.
Ad affermarlo è un preoccupante dossier dei servizi segreti finito sul tavolo del governo che rivela che i nuovi positivi giornalieri in Italia sarebbero in realtà il 40-50% in più di quelli rilevati da bollettini di ministero e regioni. A ciò si aggiunge anche il fatto che il tasso di positività è falsato in quanto vengono conteggiati anche i test fatti per accertare la guarigione.
Il dossier dei servizi segreti sul vero numero dei positivi in Italia
A lanciare la notizia è Repubblica in un articolo finito in prima pagina a firma di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci.
Secondo quanto riporta il dossier dell’intelligence arrivato sul tavolo di Conte, il numero dei casi Covid in Italia è sottostimato in modo significativo perché a metà novembre sono stati fatti molti meno tamponi.
Nel dettaglio, scrive Repubblica, “tra l’11 e il 17 novembre sono stati processati 1 milione e mezzo di tamponi, il numero più alto registrato fino a quel momento. Poi, il numero di tamponi effettuati ha iniziato a scendere fino ad arrivare a 868mila tra il 23 e il 29 dicembre”. Poi da metà gennaio siamo tornati a viaggiare su 1,4 milioni di tamponi anche grazie all’inclusione dei tamponi antigenici rapidi nel conteggio (prima si contavano solo i molecolari).
Questo cambiamento, spiega il dossier degli 007, ha contribuito a confondere le acque: ha reso, infatti, impossibile fare un confronto con le serie storiche passate e ha falsato così il rapporto positivi/tamponi.
Per arrivare a questa tesi i servizi segreti, scrive il quotidiano romano, “hanno elaborato un modello predittivo che alla prova dei fatti è risultato essere efficace”:
Il 25 dicembre scorso, infatti, stimava in 86.500 il numero dei decessi totali che l’Italia avrebbe raggiunto nei successivi trenta giorni: il 26 gennaio la conta delle vittime del Covid ha toccato quota 86.422, con un errore, rispetto alla previsione, dello 0,09 per cento.
Osservando le terapie intensive nella parte finale dell’anno, si può dedurre che vi è stata una fase di ripresa dell’epidemia verso la metà dicembre. Una ripresa che non è stata rilevata né tracciata dai numeri nazionali a causa dei pochi test effettuati in quel periodo.
In sostanza prima di Natale la curva è tornata a salire, come confermato dal numero di pazienti ricoverati gravi che non è diminuito come ci si aspettava, ma non ci siamo accorti di questo rialzo perché da metà novembre in poi i bollettini registravano sempre meno nuovi positivi.
Interpellato da Repubblica il professor Pierluigi Lopalco, noto epidemiologo, spiega che “i sistemi di sorveglianza per loro natura sottostimano i fenomeni. Sono utili per valutare l’andamento, ma nel momento in cui interviene una modifica, come nel caso dell’inclusione nella statistica dei tamponi rapidi, bisogna aspettare un po’ prima che tornino veritieri”.
Il rischio di una nuova ondata
Il dossier rappresenta anche un invito rivolto al governo a essere prudente sulle riaperture: se la curva epidemiologica non si sta piegando, come rivelato, c’è il rischio di una nuova ripresa incontrollata dell’epidemia. E con i dati alla mano inattendibili e quindi difficili da analizzare, può risultare complicato al momento riuscire a valutare le misure più adeguate al rischio reale.
Gli analisti dell’intelligence mettono in allerta sul rischio di abbassare la guardia in questi giorni in cui “stanno terminando gli effetti benefici delle misure rosse imposte sotto Natale” e in cui la circolazione della variante inglese e brasiliana del Covid-19 possono seriamente peggiorare le cose e mettere in crisi il sistema ospedaliero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti