Lo studio dell’Imperial College di Londra rivela che l’infezione può causare deficit cognitivi anche a lungo termine. Ma gli scienziati invitano a prendere questi risultati con cautela.
Che il coronavirus potesse provocare danni al cervello anche molto gravi non è una novità. Un nuovo studio inglese, però, fa luce su un aspetto mai affrontato finora: i problemi cognitivi del Covid-19.
Le persone che si riprendono dalla malattia potrebbero sviluppare problemi relativi alle funzioni cerebrali, e nei casi peggiori avere un declino mentale equivalente all’invecchiamento cerebrale di 10 anni. I deficit cognitivi causati dall’infezione, affermano gli studiosi, possono durare mesi.
Covid-19 causa deficit cognitivi: lo studio
Lo studio, ancora non revisionato e quindi da prendere con le pinze, è stato condotto da un team dell’Imperial College di Londra su oltre 84.000 persone.
“Le nostre analisi sono in linea con la visione che ci sono conseguenze cognitive croniche legate al Covid-19. Le persone che sono guarite, comprese quelle che non riportavano più sintomi, hanno mostrato deficit cognitivi importanti”, scrivono gli autori dello studio.
I pazienti sono stati sottoposti a test cognitivi che misurano la capacità del cervello di eseguire compiti come il ricordare le parole o unire i pezzi di un puzzle. Questi test vengono ampiamente utilizzati per valutare le prestazioni cerebrali in malattie come l’Alzheimer o in caso di menomazioni cerebrali temporanee.
I deficit cognitivi più significativi sono stati rilevati tra le persone che erano state ricoverate per Covid-19. I casi peggiori mostravano impatti pari al declino medio di 10 anni delle performance cerebrali.
I limiti della ricerca
Alcuni scienziati non coinvolti nella ricerca invitano a prendere i risultati di questo studio con cautela.
“La funzione cognitiva dei partecipanti non era nota prima del Covid, e anche i risultati non riflettono il recupero a lungo termine, quindi qualsiasi effetto sulle capacità cognitive di questi pazienti potrebbe essere a breve termine”, spiega la professoressa Joanna Wardlaw che insegna neuroimaging applicato all’Università di Edimburgo.
Anche il prof. dell’University College di Londra Derek Hill sostiene che i risultati dello studio non siano del tutto affidabili poiché non mettono a confronto i punteggi del test prima e dopo e poiché coinvolgono molte persone che hanno auto-dichiarato di aver avuto il Covid-19, ma senza la prova del tampone positivo. “Nel complesso è una ricerca intrigante ma inconcludente sugli effetti del Covid-19 sul cervello”, ha detto Hill.
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