Covid: perché pagheremo le conseguenze economiche della pandemia fino al 2025

E. C.

21/06/2021

Il Covid è stato pesante e l’economia non si riprenderà tanto presto. Ecco perché ne pagheremo le conseguenze (almeno) fino al 2025.

Covid: perché pagheremo le conseguenze economiche della pandemia fino al 2025

L’economia non riuscirà a riprendersi tanto presto dalle conseguenze che si sono scatenate a causa della pandemia da Covid-19; o almeno, non si intravederà un inizio di ripresa fino al 2025.

La povertà continuerà dunque ad aumentare e la crisi non sembra sorpassata nemmeno dal punto di vista dell’economia: a dichiararlo sono proprio gli scenari di uno studio condotto dall’Istituto EIEE e dal Fondo monetario internazionale.

Proviamo a capire in dettaglio perché pagheremo le conseguenze economiche di questa pandemia ancora in corso, almeno fino al 2025.

Cosa dice lo studio

A condurre lo studio sulle conseguenze economiche della pandemia sono l’European Institute on Economics and the Environment - noto anche con l’acronimo di EIEE - e l’International Monetary Fund (FMI).

Che la ripresa economica dell’era post-Covid potrebbe rivelarsi molto lenta è uno scenario abbastanza chiaro per tutti, ma lo studio conferma che l’impatto del virus sulla situazione attuale continuerà a far sentire i suoi effetti anche nei prossimi anni.

I ricercatori hanno fatto una stima di come il corso della pandemia abbia influenzato le economie dei vari Paesi, rilevando, all’interno delle singole società colpite, dati di significative riduzioni del PIL, aumento della disoccupazione, disuguaglianza dei redditi nella comunità e rapporto debito/PIL.

Perché la povertà aumenterà

L’impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sia sulla crescita economica, sia sulle disuguaglianze comunitarie ha già portato a un aumento della povertà di circa 75 milioni di persone stimato nel 2020. Queste stime sullo scorso anno, sono state tarate al ribasso - ricorda lo studio. Ciò significa che i numeri potrebbero essere molto più ampi di così.

Inoltre, siccome la ripresa sarà senza dubbio lenta - e, soprattutto, la pandemia non è ancora arginata - questi numeri sono destinati a salire sempre di più e si affiancano ai problemi sempre più urgenti che riguardano il clima e l’ambiente.

La situazione in Italia

Solo in Italia, l’economia durante il 2020 si è contratta dell’8,9% dopo diversi anni di crescita asfissiante del Pil (+0,3% nel 2019).

Adesso, quindi, non si tratta solo di recuperare il terreno perso durante questi ultimi anni, bensì di rivedere interamente l’intero assetto economico e non solo a livello italiano, ma internazionale.

Un “ritorno alla normalità” sarebbe abbastanza deludente per quanto riguarda il settore economico e proprio per questo - dichiara lo studio di EEIE e FMI - bisogna cambiare rotta e puntare verso il nuovo e il sostenibile.

Perché pagheremo le conseguenze (almeno) fino al 2025

EEIE e Fmi spiegano che “senza politiche mirate”, gli effetti positivi riscontrati fin ora sia in ambito di pandemia sia per quanto concerne l’ambiente (altro grande tema connesso all’economia) sono destinati a “non radicarsi” bene e a perdurare.

Una politica fiscale tarata su di una economia sostenibile sarebbe una sfida non solo dal punto di vista economico, ma anche climatico. Il Covid potrebbe in questo senso diventare una tabula rasa da cui ripartire in modo totalmente nuovo e green.

Tuttavia, le conseguenze della pandemia resteranno ancora per un po’ e almeno fino al 2025, se non oltre. Questo perché non si può uscire da una pandemia ancora in corso nel giro di poco tempo né si possono arginare le ripercussioni economiche sommate negli ultimi anni senza cambiamento.

Le previsioni: serve una politica forte

Se i leader del mondo della politica non intraprenderanno subito azioni ambiziose (anche nei confronti della sfera climatica e ambientale) le economie delle nazioni del G7 potrebbero doversi ritrovare davanti a una perdita pari all’8,5% annuo.

All’interno di questo drammatico scenario, l’Italia sarebbe tra i Paesi più colpiti e dovrebbe affrontare le perdite peggiori, che significherebbero l’11,4% del Pil; più di quanto è stato stimato come perdita causata dal Covid durante il 2020.

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