I sondaggi bocciano l’operato di Biden ancora una volta: la politica sull’immigrazione non va giù agli americani.
Se il presidente Biden si illudeva di far dimenticare agli elettori del suo paese la pagina nera dell’abbandono disastroso dell’Afghanistan parlando d’altro, per esempio con il discorso sul clima all’ONU ai governanti del mondo, o con il lancio del suo piano economico da 3,5 trilioni di dollari che è peraltro di là da venire, il risveglio dei sondaggi è stato bruschissimo. I numeri continuano a peggiorare e ne diamo conto alla fine.
Prima, lo spazio va di diritto alla cronaca dell’immigrazione caotica dal confine meridionale. É questa questione che ha conquistato le prime pagine nelle due recenti settimane per i dati drammatici e la dinamica degli ingressi.
Gli arresti di migranti sono ai massimi da 20 anni, e si prevede che saranno 1,7 milioni quest’anno (l’anno fiscale va da inizio ottobre a fine settembre), il doppio del 2019. Da quando Biden è alla Casa Bianca, gli arresti sono stati 1,2 milioni e nessuno sa il numero di chi è riuscito a entrare senza farsi prendere. Secondo l’agenzia di governo CBP (Customs and Border Protection, protezione della dogana e del confine) gli arresti per attraversamento illegale del confine sono stati 212.672 in luglio (record mensile da 21 anni) e 208.887 in agosto. Due mesi consecutivi sopra i 200mila casi non si registravano da decenni, ma ad aggravare la diagnosi della crisi è che sono capitati nella stagione torrida.
Di solito, la corsa all’America degli irregolari ispanici rallenta in estate per le impietose temperature, spesso sopra i 40-45 gradi, nelle regioni da attraversare. Invece, grazie a Biden, il ritmo è aumentato da febbraio in poi, per il motivo banale che i primissimi annunci e ordini esecutivi dalla Casa Bianca si sono concentrati su un messaggio: l’era del muro e delle misure restrittive di Trump è finita, noi tratteremo umanamente i minori e le famiglie che verranno.
L’invito non poteva essere più esplicito. Anche se a parole (“Non venite, le frontiere non sono aperte” Biden e Alejandro Nicholas Mayorkas, il ministro della Sicurezza Interna domestica (Homeland Security) hanno ipocritamente dichiarato di voler fermare il flusso che li ha travolti, il segnale politico è stato, e continua a essere, di tutt’altro senso. Infatti, gli “aspiranti americani” dei paesi latini, e i coyotes (le gang di trafficanti di esseri umani che promuovono le “carovane”), hanno capito perfettamente che Biden non è Trump. Lui voleva fare sul serio, e aveva ottenuto risultati tangibili.
Il nuovo clima liberal voluto dal governo attuale di Washington è invece ideologicamente e strategicamente permissivo, contrario nella sostanza all’idea di avere confini seri.
L’amministrazione Democratica, in verità, rimanda a casa loro, per salvare le forme, una certa quota di irregolari. Per farlo, paradossalmente utilizza il cosiddetto Titolo 42 del Codice di Salute Pubblica, il procedimento sommario introdotto nel 2020 da Trump per accelerare le espulsioni dei clandestini durante l’esplosione del coronavirus. Comunque, anche facendo un po’ il trumpiano, Biden, della massa di circa 15mila haitiani arrivata a Del Rio, ne ha respinti finora quasi 2000. Per altri 3900 sono in corso le procedure per espellerli o accoglierli. Sulle altre migliaia il destino non è noto perché il governo non è trasparente sulle cifre. Comunque, o sono stati rilasciati in America con l’invito a presentarsi in un tribunale tra 60 giorni per decidere il loro futuro (ma il 90% entra in clandestinità, dicono le statistiche). Oppure sono stati lasciati andare da loro parenti, vicini e lontani, in altri Stati, e sono entrati nella categoria degli immigrati irregolari “regolarizzati di fatto”.
É quella fetta di popolazione clandestina “grigia”, sui 10-12 milioni nelle stime prudenziali degli economisti, che è destinata solo a crescere in futuro. Anche perché il lassismo di Biden ha prodotto un nuovo fenomeno che aggraverà la situazione in modo esponenzialmente. “La migrazione latino-americana si è trasformata in un esodo di massa”, ha titolato il Wall Street Journal una sua inchiesta del 23 settembre, in cui sono riportate le cifre dei nuovi arrivi per paesi di provenienza. Un tempo erano tutti messicani, poi sono venuti, anche, dal cosiddetto triangolo settentrionale, El Salvador, Guatemala e Honduras.
Dall’ottobre 2020 all’agosto 2021, però, tra tutti gli arrestati gli agenti di confine hanno contato circa 300mila migranti provenienti da paesi diversi dal Messico e dal triangolo citato. I clandestini dell’ultima generazione stanno arrivando da Haiti, Cuba, Venezuela, Equador, Brasile e Nicaragua, e pesano già per un quinto dell’intero flusso. La loro presenza è la spia che si sta allargando la base potenziale di partenza della clandestinità ispanica.
Il richiamo di Biden, insomma, si estende: per milioni di persone è forte la tentazione di usare i suoi tre anni e mezzo residui per agguantare il sogno americano, senza seguire le regole della immigrazione legale.
Gli americani sono generosi e accoglienti, non fosse altro che per la loro storica natura di nazione di adozione, scelta da chiunque, straniero, veda negli Stati Uniti la meta e il sogno per una vita migliore. Ma gli americani sono anche diventati una nazione, pur nel costante ricambio creato dagli ingressi di nuova gente, che in due secoli e mezzo di vita della repubblica ha maturato un forte rispetto per la Costituzione e per le leggi che hanno reso grandi e ricchi gli USA. L’integrità reale del paese è ancora un obiettivo condiviso dalla grande maggioranza, e anche nella divisione politica crescente tra una sinistra liberal orientata alla amnistia strisciante e una destra preoccupata dagli stravolgimenti sociali ed economici di una immigrazione senza principi e regole, a prevalere è un approccio moderato e sensato.
Ecco perché l’estremismo mostrato da Biden nella gestione politica e pratica dell’immigrazione, in soli sette mesi, è stato bocciato in pieno. Nella media dei sondaggi curata da Real Clear Politics l’approvazione del lavoro di Biden sul tema della immigrazione è al 36,3%, con il 56% che lo condanna, per un saldo di giudizio negativo del 19,7%.
Per l’istituto Pew Reaserch, che ha indagato su quale potrebbe essere il futuro della gestione di Biden sul tema della immigrazione, solo il 43% degli interpellati ha fiducia che il presidente possa prendere decisioni sagge, contro il 56% che non ha alcuna fiducia. E la zavorra della immigrazione, con quella della politica estera (dove il 39,6% lo promuove il 53,6% lo boccia) ha mandato sott’acqua Biden. Nella valutazione generale della sua presidenza, per la Gallup della settimana scorsa il 43% lo promuove e il 53% lo boccia.
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