Uscire in fretta dalla crisi dei prezzi del gas e dalla dipendenza russa nelle forniture è l’emergenza europea e italiana. Per questo, il nostro Paese avanza idee: l’ultima è il price-cap in Europa.
La crisi del gas sta mettendo a dura prova l’Italia e l’Europa.
Con la guerra in Ucraina che si fa pesante e i prezzi del combustibile sempre più in alto a fronte di carenze ora incolmabili e una tossica dipendenza dalla Russia, il nostro Paese e tutta l’UE ha bisogno di soluzioni a breve termine.
Un tetto al prezzo del gas comprato dagli europei può funzionare? L’idea è dell’Italia, come ha spiegato il ministro Cingolani al Corriere della Sera.
Tutte le possibili vie d’uscita per l’Italia stretta nella morsa del gas russo.
Italia e crisi del gas: come uscire dal legame con Mosca
Il primo ministro italiano Mario Draghi incontrerà lunedì la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per discutere su come mitigare la dipendenza del continente dalle forniture di gas russo, secondo un’intervista del Corriere della Sera al ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani.
“Andremo a Bruxelles per rivedere un possibile meccanismo di price cap sulle forniture energetiche russe, ovvero un prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono acquistare, perché oggi la paura dell’interruzione dei flussi dalla Russia sta generando extra-profitti per Gazprom tutti a nostro danno”: queste le parole del ministro per lanciare l’ultima proposta per alleviare una minaccia energetica senza precedenti che rischia di schiacciare UE e Italia in primis.
Il nostro Paese importa quasi tutto il suo gas e circa il 40% proviene dalla Russia. Con i prezzi europei del carburante in aumento del 60% finora quest’anno, la nazione sta affrontando una crisi del costo della vita nel pieno di un’inflazione record in Europa.
L’imperativo è cambiare rotta, il prima possibile. Certo, i tempi per strutturare una nuova strategia energetica non possono essere così brevi. Nel mentre, il conto pagato ai russi per l’approvvigionamento del gas, fino a un giorno fa, è di circa un miliardo. Davvero salato considerando anche la guerra in corso e l’aggressività di Putin verso l’Occidente.
Che fare? Il ministro Cingolani ha sintetizzato nell’intervista al quotidiano le mosse del Paese: aumentare i fornitori, lavorare sugli stoccaggi, riattivare i rigassificatori, acquistare più GNL, accelerare sulle rinnovabili.
“Guardiamo ai Paesi del Nord Africa collegati via gasdotto con noi, Algeria e Libia...lì abbiamo appena ottenuto qualcosa più di 10 miliardi di metri cubi supplementari, che possono essere iniettati prima di metà anno. Inoltre metteremo a pieno regime i nostri rigassificatori, prendendo gas liquido da Stati Uniti, Canada e Nord Africa, con un apporto di circa 5 miliardi di metri cubi quest’anno. Dunque 15 dei 25 miliardi russi sono già coperti”, questo il piano del Governo.
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E poi, l’idea è di lavorare su rigassificatori galleggianti che possono funzionare tra massimo due anni e fornire altri 10 miliardi di metri, con l’aggiunta di due dai giacimenti nazionali. L’indipendenza dalla Russia, secondo il ministro, potrebbe arrivare in 2 o 3 anni.
Nel frattempo, però, l’emergenza rimane e i prezzi non scendono. Quel che è mancato, a quanto pare, è la lungimiranza nel progettare la sicurezza energetica, nei tempi non sospetti - o quasi, poiché Putin non si è palesato ora nel suo atteggiamento - lontani dall’urgenza di oggi.
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