Dopo l’affossamento del ddl Zan al Senato, il PD forte delle manifestazioni di piazza potrebbe tornare alla carica tramite una legge di iniziativa popolare: serviranno almeno 500.000 firme.
Il ddl Zan è finito lungo un binario morto in Parlamento, se ne potrà tornare a parlare almeno tra sei mesi, ma il Partito Democratico e la società civile stanno cercando di capire come portare avanti una legge contro l’omotransfobia.
Al Senato grazie all’approvazione della cosiddetta “tagliola”, il ddl Zan è stato rispedito in Commissione è di conseguenza sostanzialmente affossato. Visto il voto segreto, sono ancora in corso i reciproci scambi di accuse all’interno del centrosinistra alla ricerca dei franchi tiratori.
Mentre i partiti si rimpallano le responsabilità e la destra esulta, a Milano sono scese in strada 10.000 persone a sostegno della legge Zan con una manifestazione analoga che si è tenuta anche a Roma.
Una partecipazione spontanea che potrebbe fare da apripista a una nuova battaglia: la raccolta firme (almeno 500.000) per dare vita a una legge di iniziativa popolare che così potrebbe riportare in vita l’impianto del ddl Zan.
Una legge di iniziativa popolare per il ddl Zan?
La partita che si è giocata sul ddl Zan potrebbe non essere finita con il voto del Senato. Al momento le possibilità di una approvazione sono pari a zero, ma i sostenitori della legge potrebbero tornare alla carica in una maniera differente.
L’idea è quella di avviare una raccolta firme per dare vita a una legge di iniziativa popolare, una mossa che sarebbe coordinata da un comitato promotore ma che, stando a La Repubblica, potrebbe vedere il Partito Democratico impegnato in prima fila.
Tramite una legge di iniziativa popolare, i cittadini maggiorenni dopo una raccolta firme possono presentare alla Camera o al Senato un progetto di legge, redatto in articoli, che poi sarà discusso e votato.
Devono essere raccolte almeno 500.000 firme, ma ora grazie alla Spid tutto è più semplice come si è visto con la raccolta in tempi record per il referendum sulla cannabis.
Le firme poi vanno consegnate alla Camera o al Senato ed devono essere esaminate entro tre mesi: in caso di disco verde il ddl popolare è iscritto d’ufficio nel calendario dei lavori.
Finora in Italia solo quattro leggi di iniziative popolari sono state approvate, l’ultima nel 2000 sul riordino dei cicli di istruzione, ma nel caso di un testo simile al ddl Zan ci potrebbero essere buone speranze nel caso di una forte spinta da parte dell’opinione pubblica.
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