Draghi vale più del MES?

Riccardo Lozzi

19/02/2021

Nel voto per la fiducia a Draghi, Davide Faraone capogruppo al Senato di Italia Viva ha dichiarato: “Draghi è il nostro MES”. Ma è davvero così?

Draghi vale più del MES?

L’euforia Draghi registrata sui mercati per i bond italiani, che ha portato all’ultima asta a oltre 100 miliardi di euro di richieste, sembra aver contagiato anche la politica.

Dopo le insistenti richieste di Matteo Renzi e di tutta Italia Viva a Conte di attivare il MES, il capogruppo Davide Faraone è intervenuto al Senato, in occasione del voto di fiducia per il nuovo Governo guidato dall’ex presidente della BCE, affermando: “Draghi è il nostro MES”.

Nel discorso del nuovo premier a Palazzo Madama, infatti, non c’è stata alcun tipo di riferimento sul tema, senza che questo abbia scatenato particolari reazioni da parte delle forze parlamentari. Ma veramente Draghi vale più del MES?

Draghi vale più del MES?

Renzi, solo fino a qualche settimana fa, aveva pronunciato in diverse interviste frasi come “dire no al MES sarebbe un suicidio” e “non voterò mai un governo che si ritiene migliore del mondo con 80 mila morti e che non prende il MES”.

Discorso simile per il Partito Democratico, con il segretario Nicola Zingaretti che in più di un’occasione aveva rivelato l’intenzione di utilizzarlo “senza se e senza ma”, arrivando ad annunciare battaglia pur di ottenerlo.

Nonostante fosse una delle principali ragioni per staccare la spina al Conte-bis, adesso appare evidente come per Italia Viva e, in seconda battuta per il PD, il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità si possa escludere senza troppe discussioni.

MES e BTP, quanto costano all’Italia

Con l’incarico conferito da Sergio Mattarella a Mario Draghi si è assistito a un boom di richieste del debito pubblico italiano, che ha portato nelle prime ore di vita del nuovo Governo a un crollo dello spread arrivato al minimo di 90 punti, un differenziale a cui non si assisteva da circa 5 anni, ma risalito nell’ultima variazione a 97,3 punti.

Questo si traduce in un valore dei tassi di rendimento sui BTP decennali del nostro Paese con un picco inferiore dello 0,43%, per arrivare nelle ultime ore allo 0,62%. Un risultato, quest’ultimo, in linea con gli ultimi mesi di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

Per quanto riguarda il MES, invece, il tasso di rendimento è garantito allo 0,1% che, sui 36 miliardi di euro previsti, equivarrebbe a un costo totale di interessi pari a 360 milioni di euro.

MES rimane più conveniente dei BTP

Prendendo in esame la stessa cifra, si arriverebbe a spendere, sempre di interessi, una cifra che va da un minimo di oltre 1,5 miliardi e un massimo di oltre 2,3 miliardi di euro, con una differenza compresa tra i 100 milioni e i 200 milioni di euro annui su 10 anni.

Ovviamente va analizzato anche l’aspetto politico di una scelta del genere, con i rischi che secondo diversi esponenti politici l’accesso al MES potrebbe causare alla sovranità nazionale.

Tuttavia, le condizioni rispetto allo scorso dicembre e gennaio non sono cambiate particolarmente, mentre lo stesso non vale per le posizioni di alcuni partiti.

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