Giuseppe Conte e l’associazione dei partigiani contro il sottosegretario leghista accusato di aver chiesto la reintitolazione del parco di Latina ad Arnaldo Mussolini.
Dopo l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), anche il neo presidente del M5S - Giuseppe Conte - invoca le dimissioni del sottosegretario all’Economia Claudio Durigon, pasionario leghista, nato e vissuto a Latina, la città natale di Tiziano Ferro e Manuela Arcuri nonchè ex Littoria, fondata da Benito Mussolini nel 1932.
Giuseppe Conte ha chiesto le dimissioni del sottosegretario con vigore, trovando “sconcertante” la volontà del politico pontino di cancellare i nomi di Falcone e Borsellino, ma soprattutto di voler reinserire un cognome che è impronunciabile per la Sinistra, quello di Mussolini.
Anche se il Mussolini del quale si scrive non si chiama Benito, ma Arnaldo (fratello del Duce). “Durigon si batta pure per questa sua crociata, ma dimettendosi immediatamente da sottosegretario di Stato”, ha detto il presidente del M5S. Durigon, dal canto suo, aveva spiegato che il parco rappresenta la storia della città e che la storia di Latina non può dunque essere cancellata.
Va ricordato, nella fattispecie, che il politico è figlio di quei veneti che furono chiamati proprio da Mussolini (Benito, questa volta) a coltivare i terreni intorno ai quali sorgevano le paludi.
Il parco della discordia
L’associazione dei partigiani (ma Libera ha rincarato la dose) aveva già trovato scandalosa l’intenzione di Durigon di ridare al parco cittadino di Latina il nome originario, quello di Arnaldo Mussolini, fratello del duce.
Nel 2017, con una cerimonia sfavillante, il sindaco Damiano Coletta (eletto con la lista civica «Latina Bene Comune»), aveva eliminato il nome di Mussolini e intitolato il parco ai magistrati vittime di mafia Falcone e Borsellino.
Durante la cerimonia, in cui era presente anche Laura Boldrini, erano state collocate lapidi commemorative in un clima di virtuale ripristino (empirico) della legalità. “Quei due cognomi erano utili a garantire una corretta gestione politica della città”, fu supposto dalla stampa locale nel 2017. Una buona ma inutile intenzione, dal momento che la popolazione pontina conosce e si riferisce al parco come ai «giardinetti» ignorando, nella maggior parte dei casi, l’annessione a Mussolini junior, la cui biografia resta piuttosto sfocata. Durigon è “inciampato” nel parco, dunque?
Il tour elettorale inguaia il leghista
Va contestualizzata l’espressione incriminata. Lido di Latina, mercoledì scorso: tour promozionale di Matteo Salvini (tra un mese si vota nel capoluogo pontino), efficaci slogan popolari consoni a una qualsiasi campagna elettorale, tra quelle sensazionalistiche garanzie che fanno tanto audience.
Durigon ha promesso ai latinensi di restituire loro Latina, nei dettagli.
Per esempio quei «giardinetti» trasformati in un simbolo istituzionale (di quelli che incutono pure soggezione) non sono mai stati digeriti compiutamente dagli indigeni, è cosa nota. Peraltro all’intitolazione ha fatto seguito un’incuria generalizzata che ha travolto le lapidi delle due vittime di mafia, insultate da sterpaglie e rifiuti.
Insomma: giardinetti allo sbando, si chiamino come si chiamino, e un sottosegretario leghista travolto dalle critiche. Durigon avrebbe fatto bene a proporre di chiamare il parco «i giardinetti», il sindaco Coletta avrebbe fatto bene, a sua volta, ad omaggiare Falcone e Borsellino onorandone la memoria simbolica attraverso un paio di giardinieri in più. Finirà male per l’avventato leghista? Più facile che la gaffe venga corretta e l’incarico mantenuto. Fino a oggi il sottosegretario non sembra aver voluto rimediare (almeno in termini pubblici) ma non è escluso che lo faccia.
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