Un resoconto quantitativo della situazione economica globale, prendendo in considerazione quattro importanti indici macro.
La settimana scorsa ha visto protagonista la BCE e in particolar modo Mario Draghi, che ha deciso di varare nuovi stimoli monetari per la zona Euro, con non poche polemiche.
Questa sera è invece il turno della Fed. Al momento è ancora probabile un taglio di 25 punti base, ma lo è decisamente meno della settimana scorsa. È possibile, infatti, che l’improvviso aumento del prezzo del petrolio possa portare un decisivo aumento dell’inflazione e questo possa spingere la Fed a rimanere in una posizione di attesa.
A prescindere da ciò che la banca centrale americana deciderà, in questo articolo siamo interessati a fare un resoconto quantitativo della situazione economica globale, prendendo in considerazione alcuni importanti indici macro:
- Indice PMI Manifatturiero
- Indice PMI dei servizi
- Disoccupazione
- Vendite al dettaglio
Indice PMI manifatturiero
Il PMI (Purchasing Managers Index) è l’indice dei direttori agli acquisti. Viene elaborato prendendo un campione di aziende al quale vengono effettuate domande riguardanti la produzione, i prezzi, gli ordini, l’occupazione e le aspettative future. Le risposte vengono poi riportate in forma statistica dall’indice PMI che può assumere un valore compreso tra 0.0 e 100.0.
Una lettura sopra 50 viene considerata positiva (espansione), mentre un valore sotto 50 è negativo e indica contrazione.
Vediamo allora l’andamento di questo indice per alcuni dei paesi più importanti a livello mondiale:
Si nota subito come la Germania sia fanalino di coda, con letture stabilmente sotto 50 a partire da febbraio 2019. Questo dato è molto negativo per l’economia tedesca poiché la manifattura è la componente più importante del suo PIL. Rimanendo all’interno dell’ Eurozona possiamo notare che anche l’Italia non ha un andamento positivo, con valori stabilmente sotto i 50 da inizio anno. In Francia, invece, l’indice ha un andamento migliore, comportandosi meglio di tutti gli altri da inizio estate.
È evidente come anche la Gran Bretagna stia soffrendo negli ultimi mesi, pur potendo contare su un pound svalutato. Infine, si notano valori non esaltanti per USA e Cina; la manifattura americana ha infatti fortemente rallentato nel corso dell’anno allarmando la Fed.
A prescindere dal singolo stato, si nota facilmente un trend negativo per la manifattura globale, probabilmente a causa dei dazi e delle conseguenti tensioni commerciali.
Indice PMI dei servizi
La manifattura è solo una faccia delle medaglia quando si parla di economia di uno stato. Vi sono nazioni come la Germania e l’Italia (e ovviamente la Cina) dove la manifattura ha un peso molto importante, mentre in altri Paesi come la Gran Bretagna sono i servizi a fare da traino.
Vediamo allora l’indice PMI riguardante i servizi:
La Germania, contrariamente a prima, risulta la migliore, ma a causa di quanto detto sopra, questo non basta per evitare una contrazione del PIL.
Si nota anche un certo miglioramento per quanto riguarda la Francia: l’indice, infatti, ha un trend positivo dopo un inizio di anno negativo. A partire da questo e dai dati della manifattura, si può tranquillamente affermare che la Francia non rischia al momento la recessione.
Per quanto riguarda l’Italia abbiamo risultati modesti, con un netto rimbalzo durante il periodo pasquale, ma un andamento appena sopra quota 50 per il resto dell’anno.
Preoccupante è anche l’andamento dell’indice di Regno Unito e USA, Paesi dove i servizi hanno un peso rilevante. Vedremo a breve come i consumi dei cittadini abbiano permesso UK e USA di evitare per ora la recessione.
Vendite al dettaglio
Vediamo adesso alcuni dati riguardanti le vendite al dettaglio, le vendite al consumatore finale. I dati mostrano l’andamento percentuale, mese su mese.
Si nota subito una volatilità per quanto riguarda i dati tedeschi. Essi vanno, infatti, da -4% a +3%. I migliori risultati provengono dal nord America: USA e Canada continuano a beneficiare di una domanda interna forte, nonostante tensioni commerciali che hanno portato a un pessimismo diffuso.
Anche il Regno Unito, nonostante il problema Brexit, può vantare valori sostanzialmente superiori allo 0% per quasi tutto l’anno.
In Italia la situazione non è florida invece; i consumi sembrano in calo, tranne un buon aumento nel periodo estivo.
Tasso di disoccupazione
Eccoci arrivati alla nota dolente del nostro Paese:
Notiamo come l’Italia sia in vetta, con un tasso di disoccupazione medio del 10% per tutto il 2019.
Ottimo risultato per il Giappone (JPY), con un tasso fra i 2% ed il 3%. Per l’area Euro (in generale) si nota un tasso medio intorno al 7,5 % (in azzurro), mentre singolarmente, vediamo come la Francia si assesti fra l’8 ed il 9%, mentre la Germania al 5%.
USA e Regno Unito hanno un tasso di disoccupazione al minimo storico, entrambe intorno al 4%. Si noti infine, come paesi meno blasonati come Australia (AUD) e Nuova Zelanda (NZD) abbiano comunque letture altamente sotto il 6%, valori sconosciuti in Italia negli ultimi 10 anni.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo analizzato quattro indici macro fondamentali.
L’indice con maggiore debolezza globale è senz’altro l’indice manifatturiero, il quale è stato il motivo principale delle paure di recessione, considerando anche il fatto che i dazi hanno colpito in particolare questo settore.
Abbiamo anche visto come l’indice dei servizi si stia indebolendo in USA, ma sia piuttosto solido in Europa.
Per quando riguarda le vendite al dettaglio, si notano risultati mediamente positivi. La disoccupazione, infine, mostra risultati formidabili nelle nazioni anglosassoni, con valori ai minimi storici che tutto possono portare a pensare tranne che ad un imminente recessione.
Si consiglia di monitorare questi indici anche nel prossimo futuro in modo da avere un quadro generale importante che può portare ad operazioni di trading più educate.
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