Elezioni Ue, Daniela Rondinelli (M5S) a Money.it: “Un’Europa da ricostituire, non da distruggere”

Fabio Frabetti

10 Maggio 2019 - 13:42

Sono ormai lontani i tempi in cui il Movimento 5 Stelle evocava l’uscita dall’Europa. La nuova linea è quella di una riforma dall’interno delle istituzioni europee. Ce lo racconta, in questa intervista a Money.it Daniela Rondinelli, capolista pentastellata nel centro Italia.

Elezioni Ue, Daniela Rondinelli (M5S) a Money.it: “Un’Europa da ricostituire, non da distruggere”

L’Europa va ricostituita e non distrutta. Sono ormai lontani i tempi in cui il Movimento 5 Stelle evocava l’uscita dall’Europa. La nuova linea è quella di una riforma dall’interno delle istituzioni europee. Ce lo racconta, in questa intervista a Money.it Daniela Rondinelli, capolista pentastellata nel centro Italia. Una corsa alle Elezioni Europee tutta al femminile vista la presenza di altre quattro donne a guidare nelle altre zone d’Italia le liste del Movimento. Il suo curriculum è di tutto rispetto: è stata responsabile delle relazioni internazionali della Fisascat-Cisl, occupandosi di vertenze a livello nazionale ed europeo, difendendo in particolare i diritti dei lavoratori e dei soggetti più vulnerabili. Negli ultimi nove anni ha lavorato come consigliere e poi nel gabinetto di presidenza del Comitato Economico e Sociale Europeo.

Prima di iniziare questo cammino politico, come percepiva l’Europa?

Guardi, gliela sintetizzo riportandole un pezzo della mia storia. Da giovane ho partecipato alla prima generazione Erasmus, ho creduto fortemente nel sogno europeo, il futuro era pieno di opportunità e di grande fiducia nell’Europa e questo ha condizionato tutte le mie scelte di vita e di lavoro. Oggi però penso ai giovani e a cosa l’Europa può ancora offrire. Da troppi anni le politiche di austerità hanno portato impoverimento, riduzione di diritti, tagli alla spesa sociale e ai servizi essenziali. Per questo adesso insieme al Movimento 5 Stelle voglio contribuire a cambiare davvero le cose: la mia Europa non è un’Europa da smantellare o da distruggere, ma da ricostituire. Ho accettato la proposta di Luigi Di Maio perché ho visto che il Movimento 5 Stelle si batte giustamente per un’Europa più vicina ai cittadini.

Quali obiettivi si pone in caso di elezione?

Di rendere l’Ue meno sorda e più attenta alle vere esigenze dei cittadini. In Italia come in Europa, vogliamo un salario minimo orario: i diritti di chi lavora sono al primo posto. Vogliamo dire basta alle delocalizzazioni: la manodopera deve avere lo stesso costo in tutta l’Unione Europea.

È davvero possibile cambiare l’Europa dall’interno ed in che modo visto che il Parlamento Europeo a dispetto del nome non ha grandi poteri?

Questo è un punto importante, perché io credo proprio che bisogna rafforzare i poteri del Parlamento nei suoi poteri legislativi anche perché è l’unica istituzione europea direttamente legittimata dal voto dei cittadini. In questo modo, si dissolverebbe definitivamente la percezione diffusa che le politiche europee vengano decise da un ceto autoreferente di burocrati, mentre l’Europa è di tutti a partire dai 500 milioni di cittadini che ne alimentano il sogno.

In una intervista che ci ha rilasciato qualche giorno fa, Alessandra Mussolini ha detto che esistono lobby potenti che sostanzialmente definiscono il quadro di regolamenti e direttive e che le modifiche si possono fare solo all’interno di questa cornice. Esagera o pensa che possa essere una fotografia realista? E come fronteggiare queste lobby?

Quello che è certo e di cui si sa poco è che il 70% delle decisioni prese a Bruxelles impatta sulla nostra vita e neanche ce ne rendiamo conto. Per tanti anni i partiti italiani hanno considerato l’Europa quasi un parcheggio di politici in decadimento o di secondo piano. Il M5S invece considera l’Europa prioritaria e già nella scorsa legislatura è riuscita ad eleggere una classe dirigente preparata che ha inciso nelle decisioni politiche.

Su quali temi le piacerebbe lavorare e magari incidere?

Le politiche di austerità hanno impoverito le condizioni di vita materiali di milioni di cittadini, senza ottenere nessuno degli obiettivi che si ponevano. La contrazione della ricchezza prodotta ha causato la crescita del debito pubblico e a distanza di più di 10 anni dalla crisi il nostro Paese non ha ancora recuperato i precedenti livelli di produzione. Tutto ciò ha avuto come conseguenza l’inasprirsi delle divergenze economiche e delle tensioni tra i Paesi europei. Per ridurre queste divergenze e tornare a prosperare è necessario rivedere profondamente le regole europee. Anzitutto bisogna iniziare da quelle fiscali come il Patto di Stabilità e Crescita che impedisce ai Paesi europei di mettere in campo quegli investimenti per la crescita fondamentali, soprattutto nelle fasi recessive dell’economia, per arrivare a quelle monetarie, come lo Statuto della Banca Centrale Europea. Questa, a differenza di ciò che avviene nel resto del mondo, non pone l’obiettivo della piena occupazione come elemento primario della propria politica, al pari di quello della stabilità dei prezzi.

C’è stato un periodo in cui il Movimento era per l’uscita dall’Euro e si paventava anche l’idea di un referendum. C’è una contraddizione in questo cambio di scenario, è riuscita a spiegarsi questo mutamento?

Su questo Di Maio è stato più volte chiaro: l’Italia non uscirà dall’euro e dall’Europa. Questo non sarà possibile finché ci sarà il M5S. Semmai il problema è di qualche altra forza politica, non certo del Movimento.

Alcuni economisti critici sostengono la necessità di tornare ad una moneta nazionale, lei sarebbe d’accordo?

No. Però è vero che la moneta da sola non basta. Occorre anche dare l’esempio, far capire la convenienza della permanenza nell’Ue. Ad esempio bisogna dire basta ai paradisi fiscali europei che tolgono all’Italia 6,5 miliardi. Oxfam ha spiegato che se l’Ue avesse applicato ai suoi 28 Stati membri i criteri usati per identificare i paradisi fiscali extra Ue, a finire sulla blacklist sarebbero state oltre a Olanda, Lussemburgo e Irlanda, anche Cipro e Malta. Per rimanere leader nella lotta all’evasione, l’Unione Europea dovrebbe prima mettere in ordine la sua casa invece di guardare al fisco del resto del mondo e trascurare i paradisi all’interno dei propri confini. Questo è un tema purtroppo di cui si parla troppo poco.

Congeniata così, sembra lontana l’Europa dei popoli. Siamo ancora in tempo per cambiare rotta?

Secondo me sì e queste elezioni sono importanti. Abbiamo bisogno di costituire un gruppo parlamentare che sia espressione delle forze nuove e innovative che entreranno nel prossimo Parlamento Europeo. Se il PPE e il PSE non arriveranno al 51% - come probabilmente succederà – noi potremmo diventare l’ago della bilancia e questa volta il cambiamento in Europa lo portiamo davvero. Vogliamo creare un gruppo parlamentare autonomo e solido, che promuova la partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni che si prendono a Bruxelles, ad esempio come la ripartizione equa ed obbligatoria degli immigrati in tutti i Paesi dell’Unione.

Teme un effetto Salvini a scapito del Movimento in queste elezioni, soprattutto con il suo accentramento nella comunicazione e le polemiche delle ultime settimane?

Onestamente no e poi come ha detto Di Maio meglio più lavoro, più occupazione, più crescita anche a costo di qualche sondaggio sfavorevole. Noi siamo in campo per il cambiamento e questo deve arrivare anche in Europa.

Iscriviti a Money.it