Il Washington Post ha svelato il piano di diffamazione con cui Facebook avrebbe voluto colpire TikTok. L’inchiesta del quotidiano americano.
Secondo un’inchiesta del Washington Post, Meta, la società di Mark Zuckerberg che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, avrebbe pagato una delle maggiori società di consulenza americane, la Targeted Victory, per diffamare e screditare TikTok, il social cinese utilizzato dai più giovani a livello mondiale.
Il piano svelato dal quotidiano statunitense sarebbe stato quello di attuare una campagna capillare negli States, affidandosi in particolare a testate giornalistiche regionali per far pubblicare storie che mettessero in evidenza l’influenza negativa dell’app sui bambini e i ragazzi americani.
Uno degli aspetti più curiosi della faccenda è sicuramente legato alla scelta da parte di Meta di individuare Targeted Victory come impresa a cui affidare la campagna. Infatti, quest’ultima è celebre per essere una delle compagnie a cui storicamente si affida il Partito Repubblicano per le competizioni elettorali. Zuckerberg, al contrario, in più di un’occasione ha appoggiato il Partito Democratico, aiutando, secondo alcuni, Joe Biden a vincere le ultime elezioni.
Evidentemente in questo caso il fondatore di Facebook ha sorvolato sull’appartenenza politica dei suoi consulenti pur di aiutare la propria compagnia, ultimamente apparsa in difficoltà rispetto all’avanzare della concorrente cinese.
Il piano di diffamazione di Facebook contro TikTok
Infatti, nonostante Facebook, Instagram e WhatsApp risultino ancora tra i servizi più utilizzati al mondo, il loro trend di crescita è sicuramente in calo rispetto ai numeri di TikTok. Una tendenza ancora più evidente nel caso del pubblico più giovane.
I giornalisti del Washington Post sono venuti in possesso di email interne che definivano gli obiettivi della campagna di comunicazione. Il messaggio che Targeted Victory avrebbe dovuto veicolare sarebbe stato quello di identificare il social creato dalla società ByteDance come un serio pericolo per i ragazzi e per la società.
I punti su cui insistere sarebbero dovuti essere quelli dei rischi per l’appartenenza a un gruppo cinese, soprattutto per quanto riguarda le questioni della privacy e dei dati personali.
Un altro aspetto era quello riguardante le conseguenze negative sul comportamento dei giovani, pronti a seguire trend social nocivi per loro stessi e gli altri. Questi ultimi, in realtà, si sarebbero diffusi sopratutto sui social del gruppo Meta.
Tali messaggi sarebbero dovuti arrivare sia alle famiglie che ai politici, permettendo di combattere il successo di TikTok sia con i comportamenti privati che con leggi da far approvare a livello statale e nazionale.
Non sarebbe la prima volta che Facebook si affida a imprese di consulenza politica per attaccare le proprie concorrenti.
Già nel 2019 Zuckerberg si sarebbe rivolto a Definers Public Affairs, società afferente sempre al mondo Repubblicano, per non lasciare indenni le proprie concorrenti, come Google e Apple, dallo scandalo Cambridge Analytica.
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