Sono diverse le cause che in un anno hanno fatto salire il prezzo dei fertilizzanti del 70%: l’impatto di questo incremento sui prezzi al consumo è scontato, quello sull’offerta di cibo passa spesso in secondo piano ma rappresenta la vera minaccia.
Il primo pensiero quando si parla di prezzi dei fertilizzanti ai massimi storici è legato all’impatto che questo incremento finirà per avere sui prezzi al consumo, già alle prese con i forti rialzi registrati da praticamente tutte le commodity.
Spesso non si valuta invece l’impatto che l’impennata dei prezzi di un componente così basilare avrà sull’offerta di commodity alimentari, che in diversi casi registrerà un calo a due cifre.
Perché i prezzi dei fertilizzanti sono a livelli da record
In genere, in agricoltura, si utilizzano tre nutrienti chiave: azoto, fosforo, potassio. Con questi elementi sono stati creati prodotti a base di ammoniaca che negli anni hanno guadagnato un’importanza crescente fino a diventare un componente essenziale.
Negli ultimi 12 mesi i prezzi dei fertilizzanti sul mercato statunitense hanno evidenziato un incremento del 70% e da inizio pandemia sono quasi triplicati. Le cause di questo andamento sono diverse:
- l’andamento del gas naturale (+320% in due anni), un componente essenziale per la produzione dei fertilizzanti azotati;
- le sanzioni contro Russia e Bielorussia (tra i maggiori esportatori di urea e potassio);
- i problemi alle catene di approvvigionamento globali;
- i limiti alle esportazioni di fosfati dalla Cina che, visto il peggioramento della situazione, ha avviato un processo di incremento degli stoccaggi;
- l’invasione russa dell’Ucraina, che ha completamente bloccato le esportazioni di nutrienti.
«Con l’Ucraina, una catastrofe si è sommata ad un’altra catastrofe», ha detto al New York Times David M. Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, aggiungendo che gli attuali livelli di insicurezza alimentare non si vedevano dalla seconda guerra mondiale
Green Markets Weekly North America Fertilizer Price Index. Fonte: Green Markets
La produzione agricola è destinata a scendere
Con fertilizzanti a livelli da record, la prima reazione è quella di utilizzare minori quantità di prodotto. Secondo le stime fornite dalla società di consulenza MB Agro, una riduzione del 20% nel consumo di potassio nei campi di soia porterà ad un calo dei raccolti di 14 punti percentuali.
L’International Fertilizer Development Center stima che in Africa occidentale il minor utilizzo dei fertilizzanti farà scendere il raccolto di riso e mais di un terzo mentre in Costarica il raccolto di caffè potrebbe registrare un rosso del 15%.
Unita alle minacce già presenti in alcuni Paesi, come ad esempio il terrorismo, la mancanza di beni di prima necessità è destinata a rompere il fragile equilibrio sociale (secondo i dati Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, il 40% del grano e del granoturco ucraino è esportato in Medio Oriente ed Africa).
Ma senza andare troppo lontano, lo scenario che va delineandosi non ci autorizza a dormire sonni tranquilli: ad un’impennata dei prezzi dei prodotti agricoli e di tutti quelli collegati all’agricoltura (come ad es. la carne bovina) si somma lo spauracchio del razionamento.
Se per prodotti come l’olio di girasole, da Kiev arriva il 60% della produzione mondiale e tre quinti di quello consumato nel nostro Paese arriva dall’Ucraina, le scorte sono già a livelli di emergenza, per altri si prova a giocare d’anticipo per provare a ritardare quello che sembra uno scenario inevitabile (diverse catene di supermercati hanno già messo in campo misure per evitare gli accaparramenti e le inevitabili speculazioni).
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