La sfida del settore finanziario, oggi, si gioca tutta sul piano della sostenibilità. Alla consulenza finanziaria il ruolo di stimolare l’engagement degli investitori.
Finanza sostenibile, forse non tutti ne hanno sentito parlare. Eppure, in ottica di Sustainable Goals 2030, dopo l’investitore, anche il consulente finanziario può dare il proprio contributo. Questo uno dei tre filoni principali di discussione emersi all’evento di settore organizzato da ProfessioneFinanza, PFEXPO 2020, dedicato ai professionisti del mondo della consulenza finanziaria.
Un dibattito importante, poiché il valore della consulenza assumerà sempre più un ruolo chiave nella costruzione del benessere economico delle persone e della società.
Sviluppo sostenibile: gli obiettivi dell’ONU per lo sviluppo sostenibile
Dalla scrittura degli “Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile”, conosciuti in breve come Agenda 2030, al futuro dello sviluppo sostenibile a livello globale, Joe Colombano, consigliere di MainStreet Partners, ha spiegato lo spirito che ha portato l’ONU a creare questi obiettivi e il loro piano di azione, e raccontato la sua esperienza diretta come collaboratore del tavolo di lavoro che li ha partoriti.
Gli obiettivi generali, 17 in tutto, mirano a risolvere un’ampia gamma di problematiche relative allo sviluppo economico e sociale, quali la povertà, la salute, la fame, l’istruzione, il cambiamento climatico, l’uguaglianza di genere, l’acqua, i servizi igienico-sanitari, l’energia, l’urbanizzazione, l’ambiente e l’uguaglianza sociale. Questi principi stanno acquisendo sempre maggiore importanza, anche in ambito finanziario, una nuova sensibilità che sta dando il giusto impulso alla “rivoluzione green”, per poter rimpiazzare completamente, o quasi, i mercati tradizionali.
Un mercato enorme, eppure ancora piccolo
Ma cosa significa essere sostenibili e quali strategie adottare nel consigliare queste forme diverse di investimento? Per rispondere a tali domande, è bene prima delineare le dimensioni del mercato di cui stiamo parlando. L’ultimo rapporto della Global Sustainable Investiment Alliance (GSIA) parla chiaro: nel biennio 2016-2018 la finanza sostenibile ha segnato complessivamente 30,7 trilioni di dollari di investimenti tra Europa, USA, Canada, Giappone e Nuova Zelanda. Un’esplosione del 34% rispetto all’edizione precedente del report. Sebbene, paragonato a mercati più tradizionali, appaia un mercato di “piccole” dimensioni, il dato evidenzia un forte segnale che deve essere colto a tutti i livelli: la sensibilità verso gli investimenti responsabili e le tematiche etiche ed ambientali è in grande espansione.
Come si misura la sostenibilità?
Le origini dei fondi di investimenti etici possono essere ricondotte, con un veloce salto nel passato, nel 1758, quando i Quaccheri si rifiutarono di investire nella tratta degli schiavi. Ma nel nostro tempo, sono stati l’Accordo di Parigi e la definizione dell’Agenda 2030, nel 2015, che hanno rappresentato il vero big bang della finanza responsabile.
Definire cosa sia un “investimento sostenibile” non è cosa semplice, poiché non comprende unicamente i fattori economici, ma anche da considerazioni etiche e o morali. Tra tali considerazioni, spiccano quelle riguardanti i fattori ambientali, sociali e di governance aziendale, i cosiddetti fattori “ESG”.
I criteri ESG alla base della finanza sostenibile
Il termine ESG ha un significato molto ampio, in quanto copre anche aspetti sociali come le condizioni di lavoro di un’azienda, la gestione dei talenti, la sicurezza dei prodotti e la protezione dei dati, oltre a questioni di governance come il rispetto e l’adozione della diversità nei consigli d’amministrazione, retribuzione dei top manager, etica aziendale e diversità di genere.
L’integrazione dei criteri ESG nella scelta d’investimento può migliorare il profilo rischio/rendimento dei portafogli nel medio lungo periodo e quasi mai nel breve ma, in media, i fondi sostenibili hanno rating migliori rispetto agli indici del mercato tradizionale e ciò emerge anche dalle statistiche di settore.
Strategie concrete per gli investitori
Ma quali sono le strategie che si possono mettere in atto? Il progetto “Forum per la finanza sostenibile”, le ha riassunte per punti. Vediamole nel dettaglio:
- Esclusione esplicita di aree di investimento, di singoli emittenti o settori o Paesi, dall’universo investibile, sulla base di determinati principi e valori. Tra i criteri più utilizzati: le armi, la pornografia, il tabacco, i test su animali.
- Convenzioni Internazionali, che prevedono un allineamento di investitori su questioni importanti e accordi basati sul rispetto di norme e standard internazionali.
- Best in class, approccio che seleziona o pesa gli emittenti in portafoglio secondo criteri ambientali, sociali e di governance, privilegiando gli emittenti migliori all’interno di un universo, una categoria o una classe di attivo.
- Investimenti tematici, approccio che seleziona gli emittenti in portafoglio secondo criteri ambientali, sociali e di governance, focalizzandosi su uno o più temi, come il clima, l’efficienza energetica o la salute.
- Engagement, che si sostanzia nel dialogo con l’impresa su questioni di sostenibilità, finalizzato ad influenzare positivamente i comportamenti dell’impresa e ad aumentare il grado di trasparenza.
- Impact investing, investimenti in imprese, organizzazioni e fondi realizzati con l’intenzione di generare un impatto socio-ambientale positivo e misurabile, assieme a un ritorno finanziario, come ad esempio il social housing.
Trend: il comparto appartiene ai millennial
Sono soprattutto i millennial a guidare il mercato della finanza sostenibile, in particolare negli Stati Uniti, dove il 77% di essi già investe in prodotti sostenibili e si aspetta che il loro consulente finanziario gliene parli con dovizia di particolari. Il 57% di questi, inoltre, è aperto anche a disinvestire da altri settori a favore di quelli sostenibili. Il trend predominante è senza dubbio quello della tecnologia verde a tutela dell’ambiente (come gli AWF Global Green Bonds) insieme agli investimenti volti alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Un sondaggio ha esaminato anche le esigenze della prossima generazione adulta, i ragazzi che oggi hanno meno di 16 anni. La maggior parte di essi si è detta maggiormente interessata alla paghetta piuttosto che ai regali. Una scelta che potrebbe tradire una naturale predisposizione alla gestione finanziaria. Inoltre, i giovanissimi sono risultati più sensibili a temi quali riciclo e riduzione dell’uso della plastica.
Un circolo virtuoso per la cultura della sostenibilità
Alla luce di queste evidenze, sarebbe auspicabile riuscire a creare un sistema virtuoso in cui gli adulti insegnino alle generazioni future, e al tempo stesso imparino da esse, “nativamente sensibilizzate”. Oltre a integrare i criteri ESG nei propri investimenti, è importantissimo dunque stimolare la partecipazione, per sviluppare un’adeguata considerazione delle tematiche sostenibili.
E qui, ça va sans dire, può essere cruciale l’intervento del consulente finanziario. Devolvere denaro per cause benefiche, trarne persino un rendimento finanziario e sicuramente beneficiare in prima persona dell’impatto positivo generabile, sono le molle che spingono a prendere migliori decisioni di investimento.
Poiché i profitti sono un tema di “natura secondaria”, soprattutto nel breve periodo, quello della finanza sostenibile resta ancora un universo relativamente piccolo. Tuttavia, cresce Year over Year e la regolamentazione sta prendendo forma in tempi sempre più celeri…per fortuna.
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