Il caso Generali: pronti al rinnovo dell’AD Philippe Donnet per consolidare una svolta nella corporate governance italiana.
Il caso Generali sta interessando gli azionisti, ma anche la stampa di settore segue la vicenda con attenzione; in particolare la testata britannica “The Economist” ha recentemente dedicato un articolo ai fatti in questione descrivendoli come la possibile alba di una nuova era.
Secondo l’Economist il caso Generali, colosso delle assicurazioni, è fondamentale in quanto rappresenta un vero e proprio punto di svolta per la corporate governance italiana, oltre che per il futuro del gruppo. L’AD Philippe Donnet ha, infatti, avviato di recente un processo di forte ammodernamento della governance nel gruppo che ha avvicinato Generali al modello europeo, allineandone le prassi alle blue-chip internazionali.
Un esempio su tutti è costituito dalla facoltà del Cda uscente di presentare una lista per il rinnovo del board, prassi oggi adottata da 45 delle 50 società componenti l’indice Euro Stoxx 50.
La conferma di Donnet e l’opposizione di Caltagirone e Del Vecchio
Il prossimo aprile, l’Assemblea degli azionisti di Generali si riunirà per votare il rinnovo dell’AD francese, conferma sostenuta dalla maggioranza del Cda e dal primo socio che ne detiene il 17%, Mediobanca. Di altro parere sono invece altri due azionisti di rilievo del gruppo: Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, rispettivamente fondatore di Luxottica e Presidente del Gruppo Caltagirone, che assieme possiedono il 14% dei Generali.
Sotto la guida di Philippe Donnet il gruppo Generali si è evoluto, non solo avvicinandosi a un modello di corporate governance più moderno, ma anche a livello di redditività del gruppo. Gli interventi di Donnet hanno, infatti, abbassato gli oneri finanziari e modificato il business mix del gruppo da prodotti che consumano troppo capitale, come i contratti di assicurazione sulla vita garantiti, a prodotti che pagano un canone, come le polizze property e casualty.
Donnet ha anche guidato le acquisizioni che hanno aumentato la quota di Generali nei principali mercati europei e dal punto di vista dell’innovazione Generali è stato tra i primi a sviluppare un software che scrive da solo contratti assicurativi.
Non pare dunque legata a questioni economiche l’opposizione di Del Vecchio e Caltagirone, quanto piuttosto a una riluttanza ad abbandonare la governance tradizionale, forse in ricordo dei vecchi tempi in cui la compagnia assicurativa si riuniva a salotto con gli azionisti maggiori prima di annunciare importanti decisioni strategiche o nuovi membri del consiglio. Una prassi che non è conciliabile con il modello moderno introdotto da Donnet e adottato in Europa dalla quasi totalità delle società dell’EuroStoxx50.
Il piano triennale di Philippe Donnet convince Mediobanca e la maggioranza degli azionisti
I risultati promessi da Philippe Donnet nel piano triennale presentato per Generali hanno già convinto Mediobanca e la maggioranza degli azionisti. Nel piano vengono infatti previsti dividendi cumulativi per quasi 6 miliardi di euro (6,8 miliardi di dollari); un aumento annuale degli utili per azione dal 6% all’8% e infine un buyback di 500 milioni di euro.
Nel corso dell’articolo l’Economist suppone anche che l’opposizione potrebbe essere correlata a una generale insoddisfazione del duo rispetto alla strategia M&A portata avanti da Generali, a loro detta troppo timida e poco votata all’internazionalizzazione.
Alberto Nagel, la posizione di Mediobanca sul rinnovo di Philippe Donnet in Generali
Manca poco all’Assemblea degli azionisti di Generali, di cui Mediobanca rappresentata da Alberto Nagel, è uno dei protagonisti di spicco detenendo il 17% del gruppo. Durante l’assemblea, convocata per aprile, verrà infatti votato il rinnovo dell’attuale AD Philippe Donnet.
Mediobanca, assieme alla maggioranza degli investitori che rappresentano il 35% delle azioni, appoggiano il rinnovo di Donnet a fronte dei risultati ottenuti nel corso del suo mandato e delle promesse del piano triennale presentato da questo ultimo.
Se Mediobanca e Nagel sono pronti ad appoggiare Donnet, sembra diversa la posizione di altri due grandi azionisti del gruppo; Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, e Francesco Gaetano Caltagirone, magnate delle costruzioni, che assieme possiedono il 14% delle azioni di Generali.
Ma, conclude l’Economist, è probabile che il signor Donnet sarà ancora al suo posto dopo l’assemblea del 29 aprile. Gli analisti suppongono Nagel e gli investitori che rappresentano il 35% delle azioni prevarranno. Questo potrebbe sconvolgere i ribelli dai capelli d’argento, ma c’è anche un lato positivo. In qualità di azionisti di primo piano intascheranno dividendi giganteschi nei prossimi anni.
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