Grecia: le proposte dei creditori sono un “ricatto”, tensione per le trattative di giovedì

Flavia Provenzani

25 Giugno 2015 - 09:35

La Grecia è nervosa, i creditori dell’Area Euro perdono la fiducia per un accordo. Le modifiche richieste al piano di riforme sono un «ricatto» secondo Atene. Focus sulle trattative di oggi.

Grecia: le proposte dei creditori sono un “ricatto”, tensione per le trattative di giovedì

Il partito di Alexis Tsipras - Syriza - ha respinto le richieste di riforma da parte dei creditori internazionali del Paese definendole come «ricatto» nella giornata di giovedì.

Intanto, le trattative per scongiurare un default del debito e un’uscita dell’Eurozona entrano in fase critica.

Un portavoce parlamentare del partito di sinistra del primo ministro greco Alexis Tsipras mostra un tono di sfida il giorno dopo che i ministri delle finanze della dell’Eurozona hanno accusato Atene di rifiutare di cedere a compromessi, nonostante la scadenza per raggiungere un accordo sia ormai incombente.

Tsipras riprenderà i colloqui con i creditori alle 11:00 (ora italiana), prima che i ministri delle finanze si riuniscano ancora nel primo pomeriggio e i leader europei si incontrino in serata.

Senza un accordo per sbloccare i finanziamenti entro le prossime 48 ore, le possibilità di scongiurare un default in Grecia a causa del rimborso dovuto al Fondo Monetario Internazionale (FMI) si fanno sempre più deboli.

Il mancato rimborso di 1.6 miliardi di euro dovuto al FMI martedì prossimo potrebbe innescare un’ulteriore corsa agli sportelli e altri controlli sui capitali, che sarebbero seguiti dall’esclusione della Grecia dall’Area Euro.

«La domanda dei creditori di proporre misure deleterie sul tavolo mostra che il ricatto contro la Grecia sta raggiungendo l’apice,»

commenta Nikos Filis, portavoce parlamentare del governo Syriza a Mega TV.

Ha riferito inoltre che il team greco per le trattative continua ad insistere per una riduzione del debito, in un commento ripreso dal ministro del Lavoro Panos Skourletis.

«Non ci può essere un accordo senza un riferimento preciso e misure specifiche sulla questione del debito»

ha detto Skourletis in un’intervista all’emittente di stato ERT.

Mercoledì, i ministri delle finanze dell’Eurozona hanno fatto durare l’incontro d’emergenza per l’approvazione di un accordo dopo poco più di un’ora, dato che non vi erano le basi per discutere concretamente di un accordo.

La frustrazione è palpabile da entrambe le parti, con l’Europa che descrive la perdita di fiducia nei confronti della Grecia «estreme», mettendo in discussione che l’opzione di un accordo sia realistica dato l’intransigenza di Atene.

Tsipras ha trascorso l’intero pomeriggio con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il direttore del FMI Christine Lagarde, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem senza raggiungere una svolta.

Nonostante i segnali positivi di inizio settimana, quando la parte ellenica ha presentato un nuovo elenco di proposte di riforma, i negoziatori non sono riusciti a produrre un testo concordato e definitivo a causa di differenze persistenti riguardo la riforma delle pensioni, la fiscalità, il diritto del lavoro, i salari del settore pubblico e gli investimenti.

Chi è impegnato nelle trattative riferisce che i colloqui potrebbero trascinarsi per altri due giorni, ma senza un accordo entro sabato, la Grecia non potrà ricevere i finanziamenti per rispettare la scadenza del rimborso al FMI.

A complicare le cose, qualsiasi accordo dovrà essere approvato dal parlamento greco e da diversi parlamenti europei, tra cui il Bundestag tedesco, dove i parlamentari hanno in programma una sessione martedì.

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