Dopo la revoca in caso di positività, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri vorrebbe bloccare il Green pass anche a tutti i cittadini in isolamento.
A seguito della pubblicazione del Dpcm che revoca il Green Pass ai positivi, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri avvia una riflessione analoga nel caso dei soggetti sottoposti alla quarantena per sospetto contagio.
L’auspicio sarebbe quello di rendere temporaneamente inattivo il Green Pass di tutti coloro che dovrebbero trovarsi in isolamento per evitare spostamenti o episodi di violazione della quarantena imposta per legge.
A seguito del crescente numero di denunce di persone sorprese in giro, 160 solo a dicembre, è emersa quindi l’impellente necessità di colmare la falla nel sistema del pass e consentire una forma di controllo altrimenti inesistente.
Le dichiarazioni di Sileri nascono quindi alla luce delle considerazioni sulla manovra già attuata per tutti coloro che sono invece ufficialmente contagiati; riepiloghiamo gli eventi che ci hanno condotti sin qui.
La proposta e i timori di Sileri
Era stata identificata una vera e propria falla nel sistema di controllo e monitoraggio dei casi: l’assenza di una revoca della certificazione verde in caso di contagio accertato era un serio problema.
Oggi però, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge stilato ad hoc, il problema sembra essere stato arginato con successo visto che i soggetti positivi non potranno usufruire del loro pass anche qualora violino l’isolamento imposto (atto già di per sé considerato reato).
La necessità di disporre questa tipologia di prevenzione del rischio però per Sileri è riscontrabile allo stesso modo nel caso in cui ci si trovi a casa in quarantena preventiva. Le parole del sottosegretario alla Salute infatti sono state le seguenti:
«Non ci possiamo permettere disattenzioni e atteggiamenti irresponsabili. Il blocco del Green Pass per i positivi è fondamentale e io credo che, se i casi dovessero salire in modo esponenziale, applicare la stessa procedura a chi deve rimanere in quarantena potrebbe essere un forte deterrente.»
Si guarda in prospettiva quindi, anche perché, per evitare questo scenario è possibile soltanto fare appello al senso di responsabilità degli italiani positivi asintomatici o identificati come contatti diretti. A loro Sileri rivolge parole abbastanza conclusive ed un invito al buon senso:
«State a casa, non contagiate familiari e amici in queste feste. Sarebbe una follia, oltretutto con una quarantena così ridotta come è adesso».
Il periodo limitato in cui infatti è necessario sottoporsi alla quarantena è infatti solo di una settimana e con tampone finale per chi è vaccinato ed entra in contatto con un positivo mentre di dieci giorni più il tampone per chi non è ancora immunizzato. Tempi irrisori a confronto di quelli in vigore fino a non troppi mesi fa.
D’amato denuncia la poca collaborazione dei cittadini
Se da una parte è vista con preoccupazione la diserzione dei singoli, c’è anche chi ricostruisce il quadro di un crescente disinteresse nel supportare le istituzioni nel tracciamento dei propri contatti a seguito dell’accertamento di una positività.
Nonostante le labili limitazioni descritte da Sileri infatti si registrano evidenti carenze nell’attività di supporto per il contact tracing da parte della popolazione, lo testimonia anche l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato che si fa portavoce degli operatori preposti a questa pratica di ricostruzione. Gli addetti stessi parlano dell’atteggiamento delle persone definendolo molto cambiato rispetto a un anno fa poiché contraddistinto da poca collaborazione nell’indicare i propri contatti, con numeri di telefono che si rivelano addirittura falsi.
Il tutto senza contare che il sistema in questione è di base già in forte stress a causa dell’incidenza in continua crescita con il dilagare della variante Omicron. Il rischio però è concreto e si ripercuoterà a cascata su tutta la cittadinanza che, come dice ancora una volta D’Amato, «da gennaio pagherebbe un conto molto salato».
Ricostruendo le motivazioni di questo atteggiamento collettivo si parla sì di persone che non desiderano rimanere a casa per le feste e commercianti che non vogliono perdere il lavoro, ma la risposta delle istituzioni è sempre quella di tenere a mente gli effetti futuri ed amplificati di attuali scelte scorrette.
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